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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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L'aerospazio laziale, dopo un periodo difficile, sta tornando a volare. Lo dicono i numeri delle esportazioni del terzo trimestre del 2011 (+116%), che lo collocano in testa alla classifica delle performance dei distretti italiani. Ma lo confermano anche le buone sensazioni degli operatori. Soprattutto le piccole medie imprese costituiscono l'ossatura di un sistema che sta passando la crisi senza stravolgimenti.

I numeri della Regione Lazio parlano di un settore che produce 5 miliardi di fatturato, dà lavoro a 30mila addetti in 250 aziende e poggia su solide basi scientifiche. I grandi centri di ricerca legati all'aerospazio, sia pubblici che privati, nel Lazio sono dieci: Asi, Cnr, Enea, Csm, Esa-Esrin, solo per citarne alcuni. E ci sono anche cinque parchi scientifici, cinque università e 3mila tra professori, ricercatori e specialisti coinvolti nelle attività di ricerca aerospaziale. Questa macchina ruota, però, attorno ad alcune eccellenze di livello mondiale, che alimentano tutto il circuito. È il caso dei lanciatori Vega e Ariane, che nascono in buona parte nello stabilimento Avio di Colleferro, ma anche delle aziende del blocco Finmeccanica che hanno nella Tiburtina il loro regno ormai consolidato e storico.

Se le grandi imprese sono il cuore, i muscoli di questa macchina sono le Pmi. «In questa fase – spiega Gerardo Lancia, direttore del distretto tecnologico dell'aerospazio di Filas, la finanziaria di sviluppo della Regione Lazio – notiamo una grossa vivacità. C'è un andamento sempre più "a cluster" all'interno del distretto tecnologico. La tendenza è a un tasso di crescita maggiore nelle piccole e medie imprese rispetto alle grandi». Soprattutto il blocco Finmeccanica vive un momento difficile, «ma l'impatto – spiega Lancia – non è stato forte perché le imprese sono riuscite a differenziare». E lo hanno fatto grazie a nuovi mercati di sbocco. «Oltre ai mercati classici, come Francia, Germania e Russia ci sono attività di supporto per il sistema indiano e brasiliano che guardiamo con estrema attenzione». Un ruolo importante, poi, lo giocheranno anche alcuni segmenti di mercato in forte ascesa. «Penso – prosegue Lancia – sia soprattutto nel segmento di sviluppo dei piccoli satelliti che il distretto del Lazio potrà portare grosse prospettive di crescita».

Il punto di vista di un'impresa del settore anche sulle prospettive per il distretto, arriva da Sergio Attilio Jesi, vicepresidente relazioni esterne e nuovi mercati di Elettronica, azienda specializzata in sistemi per la difesa di piattaforme militari avioniche, navali e terrestri, con 195 milioni di fatturato e 770 dipendenti. «Abbiamo chiuso il 2011 con un fatturato in leggerissima crescita rispetto al 2010 – afferma – mentre il nostro portafoglio ordini ha superato il miliardo di euro, con l'80% delle commesse dall'Europa, l'11% dal mercato nazionale e il 9% dagli sbocchi extra Ue, che tuttavia sono in crescita». Questi dati, però, non bastano da soli a inquadrare la situazione attuale: «Abbiamo avuto, sia come azienda che come distretto – precisa infatti Jesi – anni in cui il comparto si è sviluppato anche in ragione di commesse molto buone legate ai programmi europei su aerospazio e difesa. Ora, siamo ancora nell'onda lunga di questa stagione che, però, sta volgendo al termine. Bisogna quindi puntare a rafforzare i flussi dell'export, operazione che richiede tempo e investimenti continui sulle nuove tecnologie». Elettronica, in particolare, «investe in innovazione circa il 10% dei propri ricavi», mentre per quanto riguarda gli sbocchi punta «soprattutto sui mercati asiatici, dai Paesi del Golfo al Far East, e sul Brasile».

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