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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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La recessione è arrivata anche nel Lazio. Se nei primi mesi del 2011 l'impatto della crisi sembrava meno devastante rispetto alle altre regioni, nel corso dell'anno «complice anche la pressione sui conti pubblici legata alla questione dello spread tra Btp e bund» si è andato facendo sempre più grave, fino a raggiungere i record negativi del resto del Paese. Ma qualche spiraglio positivo c'è, soprattutto a guardare l'export dei settori più innovativi.

Il futuro, però, non è roseo. Gli scenari messi a punto da Unioncamere e Prometeia offrono un quadro in cui il Pil della regione scenderà dello 0,5%, in perfetta media italiana, previsione più ottimistica di quella tracciata da Unindustria che prevede un calo fino all'1% (si veda l'intervista a pagina 11) . I consumi caleranno dello 0,3%, gli investimenti fissi lordi dell'1%, mentre la disoccupazione si attesterà all'8,5 per cento. L'unico dato positivo arriva dall'export, per le quali si prevede un +3% (+2,1% la media nazionale).

Un peggioramento che è storia recente. Nella prima parte del 2011 gli indicatori regionali dell'Istat mostravano un andamento degli ordini totali lievemente migliore rispetto al primo semestre del 2010, con un calo che si aggirava al 20% rispetto al 24% del periodo precedente. Stazionaria la domanda interna, mentre fletteva lievemente il grado di utilizzo degli impianti industriali. Poi è arrivata la frenata. Un sondaggio effettuato tra settembre e ottobre del 2011 dalla Banca d'Italia fa emergere che, per il 60% circa delle imprese laziali, nei primi nove mesi dell'anno il fatturato a prezzi correnti è risultato in calo rispetto al periodo corrispondente; le vendite sono aumentate soltanto per il 17% dei rispondenti.

In questo contesto, come nel biennio precedente, le aziende maggiormente orientate all'export hanno registrato una più elevata crescita delle vendite. Un dato positivo, ma da interpretare. «È vero che l'economia laziale ha un export consistente ‐ spiega Matteo Caroli, ordinario di gestione delle imprese alla Luiss-Guido Carli ‐ ma se lo rapportiamo al Pil è molto basso perché il grosso delle imprese resta comunque legato al mercato interno. Occorre rafforzare l'apertura internazionale delle imprese laziali, in particolare delle piccole». Tuttavia, il buon andamento delle esportazioni c'è. Nei primi nove mesi del 2011 hanno messo a segno nel Lazio un incremento di oltre il 15%, quindi superiore alla media nazionale (13,5%). Le performance positive hanno riguardato le province di Frosinone, Latina e Roma, mentre il segno negativo ha caratterizzato Rieti e Viterbo.

Particolarmente bene sono andate le imprese innovative. Secondo il Monitor di Intesa San Paolo, nel terzo trimestre 2011 i tre distretti tecnologici laziali (il farmaceutico tra Roma, Latina e Frosinone, l'Ict della Tiburtina Valley e l'aeronautico in provincia di Roma) hanno registrato un tasso di crescita tendenziale dell'export del 10,4%, superiore al dato nazionale (5,2%), trainati soprattutto dall'ottima performance dell'aeronautico in provincia di Roma (+116,1%, la migliore in assoluto di tutti i poli aeronautici italiani), grazie soprattutto al mercato francese. In aumento anche l'export del polo farmaceutico tra Roma, Latina e Frosinone (+2,4%), anche se ridimensionato rispetto al +33% del 2010. Diminuisce quello dell'Ict della Tiburtina Valley (-9,2%), ma nei sei mesi precedenti aveva messo a segno solo risultati positivi superiori al 15 per cento.

Soprattutto per l'Ict, il merito va anche ascritto a un mix tra innovazione e 'tradizione'. «Ci sono ‐ sottolinea Augusto Coriglioni, presidente della sezione Information technology di Unindustria Lazio ‐ medie e piccole imprese interessanti soprattutto sotto l'aspetto del software, e su applicazioni particolari. Il fatto positivo è che sono aziende fatte da giovani. Questo poi si incardina su un contesto di eccellenza: l'It laziale è costituito dalle grandi multinazionali e dalle principali nazionali, che sono nate in questa regione». Un dato è evidente però: nel confronto con i dati pre-crisi (2007) tutti i poli hi-tech laziali hanno evidenziato un recupero del terreno perso. «Sicuramente ‐ sottolinea Caroli ‐ conferma che le imprese innovative, che quindi hanno una proiezione internazionale, vanno bene e vanno sempre meglio. Il problema è che c'è un grande investimento in ricerca e innovazione, ma il trasferimento di tutta questa conoscenza al sistema delle imprese è scarso. Paradossalmente produciamo conoscenza che utilizzano altri».

E comunque restano le consuete difficoltà di contesto, soprattutto quelle burocratiche, come spiega Silvio Gherardi, presidente e amministratore delegato dell'azienda farmaceutica Baxter: «A Rieti, per esempio, nonostante l'importante investimento e l'impegno ad ampliare lo stabilimento, per tutta una serie di problematiche politiche e burocratiche nazionali e locali siamo stati costretti a ritardare l'inaugurazione della nuova sede alla fine del 2013. Questo comporta ovviamente un ritardo anche nel previsto piano di assunzioni». Tornando all'andamento dell'economia, quelle che non vanno sono le attività economiche più tradizionali, come le costruzioni, da sempre uno dei più importanti della regione. Nella prima metà del 2011 il quadro dell'attività produttiva è rimasto sfavorevole, sia nel comparto residenziale, sia in quello delle opere pubbliche. Secondo le indagini congiunturali, per i prossimi mesi non sono attesi miglioramenti significativi.

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