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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 07:02.

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Un italiano su due fatica ad arrivare a fine mese e sono pochi coloro che mettono da parte qualcosa. Circa il 50% della popolazione (era solo il 25% un anno fa) per andare avanti deve indebitarsi. Sono questi alcuni degli elementi emersi qualche settimana fa dall'ultimo sondaggio realizzato da IPR Marketing in esclusiva per Plus24 (il settimanale di finanza e risparmio del Sole24Ore), una fotografia sulla capacità di risparmio e sugli investimenti preferiti dagli italiani nei primi mesi del 2012. Un quadro, in realtà, non molto diverso da quanto evidenziava l'ultima indagine realizzata da Ipsos per conto dell'Acri in occasionde della giornata del risparmio.

Qui emergeva una minore capacità di risparmio rispetto al passato (poco più di un terzo degli italiani: il 35% contro il 36% del 2010), maggiormente accentuata al Sud. E, soprattutto, aumentava il numero di famiglie in saldo negativo di risparmio, ovvero coloro che necessitano di risorse superiori a quelle che guadagnano per 'tirare avanti': sono il 40% (34% nel 2010) mentre scendeva al 13% la percentuale di coloro che speravano di risparmiare di più (nel 2010 era il 15%, nel 2009 il 19%).
Tradizionalmente la ricchezza delle famiglie italiane è stata e resta principalmente legata ad attività reali. Il desiderio di comprare una casa è in cima alle priorità (quasi l'85% dei residenti ha una casa di proprietà). Ma nel 2011 la percentuale di chi lo sceglie crolla di oltre dieci punti percentuali in un solo anno (dal 54% al 43%), tornando sui livelli del 2001.

Gli italiani, poi, continuano a ritenere fondamentale la bassa rischiosità e la solidità dell'investimento, anche perché pensano che gli strumenti esterni (leggi, regolamenti, controlli) di tutela del risparmio siano a oggi poco efficaci (59%) e anche per il futuro le prospettive non appaiono rosee.
In termini di impieghi, in controtendenza rispetto al 2010, nel 2011 aumenta, dal 21% al 24%, la percentuale di chi preferisce investire una piccola parte dei propri risparmi a discapito di chi li tiene a casa o sul conto corrente (scendono dal 68% al 64%). Dopo la casa, infatti, lo strumento più diffuso è il libretto/conto di deposito.
Gli investimenti in titoli obbligazionari e strumenti liquidi rappresentano oltre il 50% del totale delle attività finanziarie, confermando così la bassa propensione al rischio. Anche nel 2011 al risparmio gestito veniva riservata una quota inferiore rispetto al risparmio amministrato, confermando un trend di disaffezione dal settore. Tanto che il patrimonio dei fondi a gennaio 2012 era pari a 427 miliardi, in calo rispetto ai 663 miliardi raggiunti nel momento d'oro (giugno 2007).

Resta stazionaria la quota di ricchezza destinata ad assicurazioni e fondi pensione, una quota molto bassa anche rispetto alla media europea. In un anno difficile per l'economia e i mercati finanziari, anche i più ricchi hanno subito un contraccolpo: le ricchezze finanziarie dei clienti private (chi ha risorse finanziarie investite dai 500mila euro in su) sono complessivamente diminuite da gennaio a settembre 2011. Secondo l'Aipb, sono passate da 427 a 407 miliardi.
Si tratta di circa 1.150.000 famiglie private (possiedono beni reali per più di un milione di euro a nucleo), un aggregato molto eterogeneo per scelte di investimento e profilo demografico che, alla luce dei contraccolpi, sta virando a una maggiore razionalizzazione e ottimizzazione, dal punto di vista fiscale, della copertura rischi, della diversificazione e della trasmissione ereditaria.

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