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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 07:02.

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Corre, e corre rapida. A un ritmo del 3,2% annuo, l'inflazione italiana preoccupa un po'. Investitori e rispamiatori, innanzitutto, potrebbero temere di dover fare i conti - al momento delle cedole o del rimborso - con una moneta che ha perso valore. Altro segno di una situazione davvero complessa. Perché i prezzi, in questa fase, sono tirati, in direzioni diverse, da tanti fattori. E se resta una certezza il rigore della politica monetaria della Banca centrale europea, accade anche che i singoli paesi - in questa fase - possano vedere i prezzi allontanarsi dal sentiero comune.

L'Italia - pur abbandonando i ritmi di inflazione della vecchia lira - non è mai riuscita a tenere il passo dei partner europei, e il suo 'costo della vita' è aumentato un po' di più della media. In questa fase c'è anche l'effetto di diversi shock, non tutti aggredibili con la politica monetaria. In Italia (e non solo) l'inflazione infatti ha avuto un discreto impulso dall'aumento dell'Iva, che potrebbe ripetersi a settembre. È stata poi alimentata dal rincaro globale del petrolio, che sarebbe sbagliato frenare con un aumento dei tassi. A rigore non è neanche 'inflazione': si parla di un cambiamento dei prezzi relativi, nel senso che il costo della benzina aumenta in rapporto, per esempio, a un caffè o a un giornale (o qualunque altro bene).

È qualcosa persino più devastante dell'inflazione per i consumi; e può trasformarsi nel tempo in un aumento generalizzato dei prezzi. La Bce crede comunque che non sia il caso, e giustamente: non ci sono le condizioni per una rincorsa al rialzo di salari e prezzi; e - si può aggiungere - gli investitori sul mercato del greggio, dopo l'esperienza del 2008, hanno imparato che rincari eccessivi frenano l'economia e la domanda di petrolio.
Poi c'è la crisi: la recessione dovrebbe contribuire a raffreddare i prezzi. Spinge la Bce ad adottare una politica ultragenerosa che allarma qualcuno; ma l'austerità fiscale ha eliminato un fattore di inflazione, mentre la lentezza con cui l'aumento della quantità di moneta si trasforma in un incremento dei prezzi rassicura sul fatto che la politica monetaria possa riassorbire per tempo la liquidità creata.

La Bce pensa che l'inflazione di Eurolandia possa rientrare a fine anno sotto il tetto del 2 per cento. Anche quella italiana?La Bce non dà indicazioni, mentre gli analisti sono meno ottimisti: Barclays prevede un'inflazione media del 2,5% quest'anno (dell'1,5% l'anno prossimo); JPMorgan indica per metà 2013 un +2,8% annuo; la BankofAmerica Merril Lynch un 3% medio nel 2012 e la Commissione Ue prevede un 2,9% medio per quest'anno. Sarà bene tenerne conto, quando si calcoleranno i rendimenti.

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