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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 07:02.

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Prudente, lungimirante, preoccupato. La fotografia del risparmiatore italiano rispecchia l'incertezza dovuta ai recenti scossoni finanziari. La crisi è una morsa a presa molteplice, che attanaglia ancora il paese, colpisce il lavoro e, di conseguenza, sta obbligando una quota crescente di famiglie ad intaccare il risparmio faticosamente accantonato in momenti più sereni.
I risultati presentati, lo scorso autunno, all'87esima giornata mondiale del risparmio organizzata dall'Acri (l'Associazione delle Casse di risparmio italiane) mostravano, infatti, una tendenza all'erosione progressiva, mentre risultava in aumento la percentuale di «coloro che non riescono a vivere tranquilli se non risparmiano», il 44% del 2011 contro il 41 del 2010.

Nella realtà chi riesce a risparmiare è solo il 35% contro il 36% dell'anno precedente. Inoltre continua ad aumentare la percentuale di famiglie che necessitano di risorse superiori a quelle che guadagnano. Rilevazioni di Bankitalia certificano che, nel 2010, nel settore privato (famiglie e imprese) la propensione al risparmio rispetto al reddito nazionale gravitava intorno al 18%: negli anni '90 era quasi del 29 per cento.
Dati confermati anche dal 45esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale italiana, da cui si evince quanto, negli ultimi cinque anni, a fronte di una delle crisi più dirompenti della storia, la propensione al risparmio delle famiglie si sia ridotta: se a metà degli anni '90 era superiore al 20% del reddito disponibile, a metà dello scorso decennio oscillava tra il 15% e il 17%, fino a toccare un minimo dell'11,3.

La crisi ha indotto, inoltre, il governo a rimodulare la tassazione sul risparmio, dalla revisione delle aliquote applicate alle rendite finanziarie fino all'introduzione di mini-patrimoniali sui prodotti di investimento. Quest'ultima circostanza sta obbligando a ripianificare l'organizzazione del risparmio familiare: basti ricordare quanti risparmiatori hanno scelto di collocare il proprio denaro in conti di deposito, senza immaginare che anche questi sarebbero stati colpiti dall'imposta una-tantum decisa nell'ambito del pacchetto sulle semplificazioni. Infine, molti dei comportamenti sono condizionati dal riassetto radicale del sistema pensionistico, che obbliga i lavoratori a dare una direzione lungimirante al proprio risparmio, che dovrà fungere da integrazione all'assegno pubblico.

È proprio la necessità di intaccare il risparmio già accantonato ad aver maggiormente colto impreparate le famiglie, disabituate a questo, considerando che il tasso di risparmio degli italiani continua tra i più alti al mondo. «Da una parte ci sono la minore propensione al risparmio e portafogli che non crescono per conferimenti di risorse extra ‐ spiega Zeno D'Acquarone, presidente di Ascosim, associazione delle sim di consulenza indipendenti ‐ dall'altra, vengono intaccati i portafogli stessi, per far fronte a esigenze di liquidità. Se pensiamo a cos'è cambiato nell'ultimo anno come approccio al risparmio, lì c'è un dato drammatico, cioè che non esiste più il porto di sicurezza, il porto franco dove mettere i propri denari. Poi diventa anche un problema di rendimento».

Esasperare la ricerca di sicurezza a costo di erodere quello che si ha già, non rischia di far commettere errori? «La clientela con una cultura finanziaria non elevata, soprattutto nelle reti bancarie ‐ spiega Sergio Albarelli, ad di Franklin Templeton Italia Sim ‐ è per definizione non esposta a prodotti particolarmente sofisticati mentre lo è maggiormente rispetto a prodotti non necessariamente di risparmio gestito (depositi, certificati, obbligazioni bancarie): l'aspetto dominante è la certezza del rendimento, la cui ricerca porta a privilegiare composizioni o 'insiemi' di strumenti non ottimali».
Duplice il punto di osservazione offerto invece da Alessandro Pedone, ad della società indipendente Tekta Consulting, responsabile, per l'associazione dei consumatori Aduc, della tutela del risparmio. «Già da diversi anni noto in una fascia di risparmiatori una incapacità a mettere da parte dei risparmi. Per i grandi patrimoni e per i liberi professionisti, finora non ho visto grandi difficoltà, che invece adesso fanno capolino nelle loro attività. La priorità di tutti è la protezione del capitale».

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