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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 07:00.

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Non sono più i settori storici come l'elettrodomestico, la chimica, l'acciaieria, a fare notizia oggi in Umbria, se non per i timori legati al susseguirsi di crisi aziendali, con centinaia di addetti in bilico, e ai tentativi più o meno riusciti di salvataggio, dall'Antonio Merloni alla Thyssen, dalla Basell alla Faber.

A spodestarli dalle prime pagine sono i progetti lungimiranti e hi-tech, dall'energia alla plastica verde – è cronaca di queste settimane la riconversione dell'ex area Enel di Pietrafitta in un polo delle rinnovabili e dell'efficienza energetica – che sono stati in grado di coagulare attorno a sè risorse pubbliche e intelligenza delle medie imprese locali e di ridisegnare un futuro per questo fazzoletto di terra isolato, l'unico del Paese senza sbocchi né sul mare né sui confini, che lentamente si sta aprendo al mondo.
Dietro a crisi e progetti una comunità regionale di appena 906mila abitanti, meno di quelli della sola provincia di Bologna, e una ricchezza lorda prodotta tra Perugia e Terni che è la metà di quella generata dal capoluogo emiliano e un settimo del Pil milanese.

Ma che può trarre linfa dagli 8.500 chilometri quadrati di colline e Appennini (che occupano il 94% del territorio), su cui si adagiano sei parchi naturali e borghi incastonati come Gubbio, Assisi Spoleto e in cui 46 grandi multinazionali convivono con 91.700 microimprese in un'atmosfera in cui il dolce dell'economia e dei paesaggi si fondono l'un l'altro. Un connubio di emozioni estetiche e intraprendenza privata su cui tutti sembrano oggi convinti si debba investire per uscire dalla crisi di un made in Umbria che pesa ancora troppo poco nel mondo (l'incidenza dell'export sul Pil è in regione del 12,5%, sette punti sotto il dato italiano).

Green e sostenibilità, dal manifatturiero al turismo, dall'energia all'agricoltura, sono diventate le due parole chiave per leggere i cambiamenti di un 2012 che ha tarpato le ali alle speranze di rapido recupero (dopo aver perso in tre anni il 20% della produzione industriale) seguite alla débâcle del 2009 fino allo scorso autunno. Il mercato del lavoro – con un ottimo tasso di disoccupazione al 5,4% – da fine 2011 ha ripreso a perdere occupati. Gli ammortizzatori sociali si sono rimessi a correre da gennaio in avanti e nel solo Ternano, denunciano i sindacati, ci sono 15mila lavoratori cassaintegrati (9mila a zero ore) con un'incidenza della Cig in deroga che arriva alcuni mesi a superare i due terzi delle ore concesse, a testimonianza della crisi profonda che stanno vivendo le 24mila imprese artigiane. Mentre i finanziamenti bancari latitano, come denunciano le industrie in affanno di liquidità e nonostante i dichiarati sforzi dell'unico istituto locale rimasto, la Popolare di Spoleto, per sostenere la ripartenza.

Tutto ciò non sta comunque rallentando gli investimenti verdi. Da Terni Resaerch a Gianluigi Angelantoni, l'imprenditore hi-tech per antonomasia, alla guida di un gruppo (Angelantoni Industrie, cui ora è subentrata Angelantoni Clean Tech) che ha firmato nel 2009 un protocollo con Confindustria, Provincia e Università di Perugia (e il supporto della Regione) per la riconversione dell'ex area Enel di Pietrafitta dalle fonti fossili alle energie pulite. «Per farne un incubatore – spiega Angelantoni – con ricercatori universitari e privati aggregati su progetti, ma anche una vetrina di impianti sperimentali e una culla di nuovi insediamenti industriali».

Dopo due anni di "quiete", il progetto è in fase di rapida accelerazione, inserito in quel Polo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili (cui hanno già aderito una sessantina di imprese), che fa parte del più ampio programma di quattro poli di innovazione voluto da Confindustria scommettendo sulle reti fra imprese e le sinergie tra atenei e centri di ricerca. Gli altri tre, sono il Polo dei materiali speciali e nanotecnologie, della Meccanica avanzata e meccatronica e delle Scienze della vita. Ma non c'è solo Pietrafitta ad alimentare speranze. Salvati gli acciaci speciali ternani di Thyssenkrupp grazie alla finlandese Outokumpu e i 350 addetti dell'Antonio Merloni a Gaifana (Perugia) grazie all'anconetana J&P industries, ora è il turno dell'area ternana della chimica, da convertire in "green chemistry", sotto la guida di Novamont.

Al di là dell'attività frenetica nel green, che vedrà la regione protagonista della sostenibilità in primavera con due eventi nazionali (i Perugia green days e il Festival dell'Energia), va ricordata quella soft economy del manifatturiero che all'insegna dell'eccellenza made in Italy sta portando alto il nome dell'Umbria sui mercati globali, con l'olio extravergine della Monini, i listoni in legno della Margaritelli, il cachemere di Cucinelli, Caprai, Cruciani o l'hi-tech per l'aerospaziale di Umbra Cuscinetti e Oma Tonti.

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