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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 07:00.

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Il futuro industriale e finanziario dell'Umbria passa da Terni. In quella che nei decenni passati è stata la capitale industriale della piccola regione che non arriva al milione di abitanti. Diversa da Perugia in tutto, Terni è ormai un polo delle energie alternative tanto da occupare in Italia, ma anche all'estero, posizioni di tutto rispetto.

Qualche anno fa, qui, per volere di un gruppo di manager nacque la Terni Research, ora presieduta da Stefano Neri, una holding con 160 dipendenti che controlla due società quotate alla Borsa di Milano: Terni Energia sul segmento Star e, più recentemente, Terni Green.
La prima ha una capitalizzazione di poco meno di 80 milioni e la seconda di poco più di trenta. A leggerli così sembrano piccoli numeri, ma in realtà sono importanti perché in rapido aumento. Se nel 2010 i ricavi di Terni Energia ammontavano a circa 100 milioni (con un utile netto di 9 milioni), per il 2011 la stima è di circa 70 di milioni in più. «Il nostro business – dice il consigliere delegato di Terni Research, Paolo Ricci, una lunga esperienza in Enel – sta in tutti i settori delle energie rinnovabili. In Italia in pochi anni la nostra quota di mercato è cresciuta al 15%, siamo dodicesimi al mondo e nella speciale classifica di Deloitte su un campione di 500 aziende globali il cui fatturato è cresciuto in maniera esponenziale, la nostra azienda è stata classificata al 48esimo posto. Insomma, un bel risultato, considerato che siamo nati nel 2004».

Poi c'è Terni Green, nata solo lo scorso anno, quotata sul segmento Mpa del listino di Piazza Affari, che opera in tre settori: lo sviluppo tecnologico degli impianti, la bonifica delle aree industriali dismesse e l'ambiente. «Quest'ultimo settore – riprende Ricci – si basa sul riutilizzo dei rifiuti, come il riciclo di pneumatici che attraverso la loro lavorazione diventano granulato di gomma». Anche in questo caso, i numeri sembrano da piccola impresa, infatti il valore alla produzione di Terni Green è valutato sui 10 milioni per il 2011 ma va sottolineato come, l'anno prima, fosse di soli 2,8 milioni. Insomma, una crescita esponenziale che mette solide radici per il business del futuro.

È per questo che di recente il gruppo ha acquisito un'area di una società chimica e intende utilizzarla per la produzione di biogas attraverso la lavorazione dei rifiuti organici. A questa scommessa partecipa direttamente il comune di Terni, che attraverso la sua municipalizzata ha firmato l'accordo. «Già da agosto – annuncia il consigliere delegato – produrremo concimi per l'agricoltura». Tuttavia, la scommessa più importante riguarda un'area di 20 ettari nella zona industriale. Dove c'era una società chimica americana, la Basell, che ha abbandonato l'area per portare altrove la produzione. «Si parla di un polo tecnologico – dice Ricci – e a noi interessa moltissimo questa prospettiva. Noi di Terni Research possiamo svolgere qui un ruolo importantissimo, proponendoci come società che continua a dare servizi alle aziende esistenti, ancora in attività, che hanno bisogno di elettricità, energia, vapore».

L'obiettivo finale di Terni Research è anche quello di lavorare per arrivare alla produzione di una chimica sempre più verde. Le condizioni sembrano esserci tutte, perché in pochi anni il gruppo è stato in grado di raggiungere risultati importanti, come quello di stipulare una joint venture con grandi gruppi di livello mondiale, come Electricitè de France che è più grande dell'Enel. Intanto, partendo da una solida base finanziaria e industriale (40 megawatt di proprietà diretta più le partecipazioni) Terni Energia adesso è pronta per sbarcare con il suo fotovoltaico in Sudafrica e Grecia ed è in trattative per arrivare in nuovi mercati dell'Est Europa, come Serbia e Romania.

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