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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 16:58.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:26.

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Nella foto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama (Epa)Nella foto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama (Epa)

Il quinto anniversario della legge per la ripresa e il reinvestimento negli Stati Uniti (il piano di misure di stimolo varato nel 2009 dal presidente Obama) ha suscitato un vivace dibattito. Il mio verdetto, in breve, è lo stesso della prima volta: economicamente ha portato parecchi benefici , ma politicamente ha prodotto parecchi danni.
I benefici economici sono evidenti: tutto quello che abbiamo visto dal 2009 a oggi conferma che le politiche di bilancio espansive producono un'espansione dell'economia, e che le politiche di bilancio «contrattive» producono una contrazione dell'economia. Ci sono tutte le ragioni per ritenere che le misure di stimolo, finché sono rimaste in vigore, hanno garantito livelli di Pil e occupazione più alti di quanto sarebbe successo altrimenti.
Il danno politico è derivato soprattutto dal fatto che queste misure erano troppo poco ambiziose e di durata troppo breve per fare quello che serviva, ma anche dal fatto che sono state «vendute» male dall'amministrazione Obama.

C'è una balla che gira su quelli di noi che hanno detto che gli stimoli di bilancio del 2009 non erano sufficienti: ci accusano di inventarci scuse a posteriori. Non è così: persone come Joe Stiglitz e il sottoscritto hanno detto fin dall'inizio che quella legge era assolutamente inadeguata alle necessità e che la conseguenza sarebbe stata un grave danno politico. Ecco cosa scrivevo il 6 gennaio 2009: «Vedo il seguente scenario: il Governo metterà a punto un piano di stimoli fiacco, forse perfino più fiacco di quello di cui si sta parlando ora, per ottenere qualche voto in più dai parlamentari repubblicani. Il piano riuscirà a limitare l'aumento della disoccupazione, ma le cose continueranno ad andare abbastanza male, con la percentuale di senza lavoro che toccherà i massimi intorno al 9 per cento e poi comincerà a scendere, ma solo lentamente. E poi il senatore repubblicano Mitch McConnell salterà su a dire: ‘Avete visto, la spesa pubblica non funziona'. Spero di sbagliarmi».

Purtroppo non mi sbagliavo.
Potreste obbiettarmi che l'amministrazione Obama non sarebbe mai riuscita a far passare un piano più ambizioso. In realtà avrebbero potuto usare lo strumento della reconciliation, (che consente di mettere direttamente ai voti una legge che modifica il bilancio) per aggirare l'ostacolo della maggioranza qualificata di 60 voti al Senato e l'ostruzionismo dell'opposizione, ma valutarono che fosse una misura troppo estrema. Perché la valutarono una misura troppo estrema? A mio parere una delle ragioni è che l'amministrazione Obama aveva una teoria sbagliata sulla recessione, e questa teoria ha provocato disastri anche nel modo in cui è stato «venduto» il piano di stimoli.
Le stime sull'impatto del piano elaborate dagli economisti Christina Romer e Jared Bernstein sono tristemente note. Perché sono tristemente note? Perché prevedevano un rapido ritorno alla piena occupazione, cosa che non è avvenuta. Ma non dicevano che questo rapido ritorno alla piena occupazione sarebbe avvenuto grazie agli stimoli: al contrario, prevedevano che ci sarebbe stato comunque. La legge per la ripresa e il reinvestimento doveva servire quindi solo a limare la disoccupazione, per poi togliersi prontamente di mezzo non appena l'economia fosse tornata, spontaneamente, a crescere.

Alla base di quella previsione c'era l'idea che l'economia sarebbe tornata a correre non appena si fosse stabilizzata la crisi finanziaria. Era un'ipotesi poco plausibile per chiunque conosca la storia, e non parlo solo della storia delle crisi finanziarie, ma anche della storia del ciclo economico negli Stati Uniti dopo il 1990. Come se non bastasse, l'amministrazione Obama si è dimostrata chiaramente incapace di valutare le conseguenze politiche che ci sarebbero state se la teoria della ripresa rapida si fosse rivelata sbagliata.
Tutto questo ormai è acqua passata. Ma probabilmente vale la pena ricordare perché alcuni di noi nei primi mesi del 2009 si stracciavano le vesti.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

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