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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 14:25.

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Ma gli accordi di libero scambio presuppongono l'esistenza di confini politici certi, e l'Ucraina non è l'unico paese che potrebbe disgregarsi. Tra gli altri, il Regno Unito, il Canada, la Spagna, l'Iraq - e anche lo stato americano della California - si trovano di fronte a una simile possibilità, anche se più o meno remota. Ciò che tutte queste situazioni hanno in comune è una grande diversità di interessi sul piano culturale, etnico ed economico.
La Scozia, per esempio, ha delle forti istituzioni locali, e voterà per l'indipendenza nel mese di settembre. I secessionisti si rifanno alla brutalità inglese del XVIII secolo e sostengono che la Scozia sarà in grado di mantenere tutto il suo petrolio del Mare del Nord e di versare la propria quota di debito del Regno Unito. In effetti, entrambe le posizioni possono essere condivise. Coloro che preferiscono rimanere nel Regno Unito citano la perdita di mercati, la possibile perdita della sterlina, e una riduzione della rilevanza sulla scena europea e mondiale. La scommessa è che gli scozzesi voteranno per rimanere.

In Spagna, alcuni Catalani hanno episodicamente richiesto l'indipendenza, come hanno fatto alcuni Fiamminghi in Belgio e alcuni abitanti del Quebec in Canada. L'Iraq rasenta periodicamente la possibilità di suddividersi negli stati Sunnita, Sciita e Curdo (i Curdi hanno già una ).
In California, ogni decennio o due, riemergono le proposte di dividere lo Stato in una California Settentrionale ed una Meridionale. Tradizionalmente, il sud più arido e popoloso è stato politicamente più conservatore rispetto al nord (Los Angeles è un'eccezione). Nel corso di un difficile anno di siccità, la deviazione delle acque, insieme alla proposta del Governatore Jerry Brown della realizzazione massiccia di nuove infrastrutture per inviare l'acqua al sud, ha aumentato le tensioni.
Un investitore di rilievo, Tim Draper, intende proporre un referendum per dividere la California in sei stati separati (la California prende spesso grandi decisioni attraverso le iniziative di voto – dalla limitazione delle tasse di proprietà alle stereotipate restrizioni sulla spesa pubblica). Anche se l'iniziativa proposta da Draper avesse i requisiti e passasse, richiederebbe l'approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti, cosa improbabile.
Quali responsabilità dovrebbero essere attribuite in primo luogo alle persone che agiscono all'interno dei mercati, delle famiglie e delle comunità, e quali ricadono sul governo? E a quale livello di governo - federale, regionale, comunale, o sovranazionale - sono queste ultime più facilmente esercitabili?

Queste sono domande intramontabili; ma, in un'epoca di comunicazione crescente ed istantanea, le grandi burocrazie governative, centralizzate, scricchiolano o peggio. La gente vuole un'amministrazione più efficace ed accessibile che risponda ai propri problemi, e chiede che le decisioni siano decentrate.
È possibile che ci troviamo nelle prime fasi di una inversione della tendenza rispetto all'aumento di dimensioni e portata del governo centralizzato, con la delega dell'autorità in ambiti più localizzati, più vicini a dove le persone vivono e lavorano. Sembra che un numero crescente di persone sia sempre meno disposto a vivere secondo i processi decisionali configurati dagli attuali governi. Anche con la regola della maggioranza democratica, le minoranze credono che i loro interessi e diritti - economici, culturali o religiosi - non siano difesi. La proliferazione di richieste di decentramento, secessione e indipendenza non è che una manifestazione di questa scossa tettonica.

Michael J. Boskin, Professore di Economia alla Stanford University e Senior Fellow presso la Hoover Institution, è stato Presidente del Consiglio dei Consulenti Economici di George HW Bush dal 1989 al 1993.
Copyright: Project Syndicate, 2014.

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