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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2014 alle ore 13:47.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:04.

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SINGAPORE – Secondo le , la popolazione totale dell’India raggiungerà 1,45 miliardi entro il 2028, livello simile alla Cina, e 1,7 miliardi nel 2050, pari a circa l’insieme delle popolazioni attuali di Cina e Stati Uniti. Dato che l’India sta già lottando per sfamare i propri abitanti, la sua attuale crisi alimentare potrebbe peggiorare in modo significativo nei prossimi decenni.

Secondo l’Indice Globale della Fame (GHI) del 2013, l’India si colloca al 63° posto, rispetto ai 78 paesi più affamati del mondo, posizione significativamente peggiore di quella dei vicini Sri Lanka (43°), Nepal (49°), Pakistan (57°), e Bangladesh (58°). Nonostante il notevole miglioramento dell’India nell’ultimo quarto di secolo - il rating GHI è aumentato da 32,6 del 1990 a 21,3 nel 2013 – la Food and Agricultural Organization delle Nazioni Unite ritiene che il 17% degli Indiani sia ancora troppo denutrito per condurre una vita produttiva. In realtà, un quarto delle persone denutrite al mondo vive in India, più che in tutta l’Africa sub-sahariana.

Inoltre, cosa ancora più angosciante, un terzo dei bambini malnutriti del mondo vive in India. , i bambini indiani per il 47% sono sottopeso e quelli sotto i tre anni per il 46% sono troppo poco sviluppati rispetto alla loro età. Infatti, quasi la metà di tutte le morti infantili può essere attribuito alla malnutrizione -. uno stato di cose che l’ex primo ministro Manmohan Singh ha definito una .

Cosa può spiegare l’insicurezza alimentare cronica dell’India? Negli ultimi anni è andata segnando nuovi record, con un incremento della produzione da 208 milioni di tonnellate nel 2005-2006 a una stima di 263 milioni di tonnellate nel 2013-2014. L’India ha bisogno di 225-230 milioni di tonnellate di cibo all’anno; così, anche tenendo conto del recente aumento della popolazione, è chiaro che la produzione alimentare non è il problema principale.

Il fattore più importante - quello che i politici hanno a lungo ignorato - è che una percentuale elevata del cibo che l’India produce non raggiunge mai i consumatori. Sharad Pawar, un ex ministro dell’agricoltura, che viene sprecato cibo per un valore di 8,3 miliardi dollari, circa il 40% del valore totale della produzione annua.

Questo non basta a rendere il quadro completo: per esempio, la carne rappresenta circa il 4% del cibo sprecato, ma il 20% dei costi, e d’altra parte viene perso il 70% della produzione di frutta e verdura, che rappresenta il 40% del costo totale. L’India potrebbe essere il più grande produttore di latte del mondo ed essere al secondo posto per la produzione di frutta e verdura (dopo la Cina), ma è anche il più grande dissipatore al mondo di cibo. Di conseguenza, frutta e verdura costano il doppio di quanto dovrebbero, e il latte il 50% in più.

Non è solo il cibo deperibile che viene sprecato. Si stima che circa 21 milioni di tonnellate di frumento - equivalenti a un intero raccolto annuale in Australia - marcisca o venga mangiato dagli insetti, a causa di uno stoccaggio inadeguato e di una cattiva gestione da parte dell’ente governativo (FCI). L’inflazione dei prezzi alimentari dal 2008-2009 è stata costantemente al di sopra del 10%, (tranne che per il 2010-2011, quando era solo il 6,2%); ad averne sofferto di più sono stati i poveri, le cui spese alimentari in genere rappresentano il 31% del bilancio familiare.

Ci sono diversi motivi per cui così tanto cibo deperibile va perso, tra questi l’assenza di moderne catene di distribuzione alimentare, l’esiguità di centri frigoriferi di stoccaggio e camion frigoriferi, un parco di mezzi di trasporto misero, una fornitura di energia elettrica irregolare, e la mancanza di incentivi per investire nel settore. L’Indian Institute of Management di Kolkata che i magazzini frigoriferi sono disponibili solo per il 10% dei prodotti alimentari deperibili, lasciandone a rischio circa 370 milioni di tonnellate.

La FCI è stata fondata nel 1964 principalmente per realizzare sistemi di sostegno dei prezzi, facilitare la distribuzione a livello nazionale, e mantenere scorte di alimenti di base come grano e riso. Ma la cattiva gestione, la scarsa supervisione, e la corruzione dilagante vanno a significare che la FCI, che divora l’1% del PIL, è ora parte del problema. L’ex Ministro dell’Alimentazione K.V. Thomas l’ente un elefante bianco, che deve essere rinnovato da cima a fondo. Ma il governo ha invece cercato di porre fine alla carenza aumentando la produzione, senza considerare che quasi metà del cibo andrà perso.

L’India non avrà abbastanza terra coltivabile, irrigazione, o energia per nutrire i futuri 1,7 miliardi di persone del paese se il 35-40% della produzione di cibo viene lasciata deperire. Il nuovo governo di Modi dovrebbe quindi prendere in considerazione modalità alternative per risolvere la crisi alimentare indiana.

Asit K. Biswas è Distinguished Visiting Professor presso il Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore e co-fondatore del Third World Center for Water Management. Cecilia Tortajada è Presidente e co-fondatrice del Third World Center for Water Management.
Copyright: Project Syndicate, 2014.

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