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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2014 alle ore 16:31.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2014 alle ore 14:04.

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CAMBRIDGE – Un enigma dell’economia mondiale è che per 200 anni i Paesi ricchi del mondo sono cresciuti con maggiore rapidità rispetto a quelli poveri, un processo sapientemente descritto da Lant Pritchett come . Quando Adam Smith scrisse La ricchezza delle nazioni in 1776, il reddito pro capite nel Paese più ricco del mondo – i Paesi Bassi – era quasi quattro volte quello dei Paesi più poveri. Due secoli dopo, i Paesi Bassi erano 40 volte più ricchi della Cina, 24 volte più ricchi dell’India e 10 volte più ricchi della Tailandia.

Ma, negli ultimi tre decenni, il trend si è invertito. Ora i Paesi Bassi sono solo 11 volte più ricchi dell’India e appena quattro volte più ricchi di Cina e Tailandia. Riconoscendo questa inversione, l’economista e premio Nobel ha sostenuto che il mondo è pronto per .

Eppure alcuni Paesi stanno ancora divergendo. Mentre nel 1980 i Paesi Bassi erano 5.8, 7.7 e 15 volte più ricchi rispettivamente di Nicaragua, Costa d’Avorio e Kenya, nel 2012 erano 10.5, 21.1 e 24.4 volte più ricchi.

Cosa potrebbe spiegare la divergenza generalizzata di un dato periodo e la convergenza selettiva in un altro? Dopo tutto, gli Stati ritardatari non dovrebbero crescere più rapidamente dei Paesi leader se tutto ciò che devono fare è imitare gli altri, anche superando le tecnologie ormai obsolete? Perché non sono cresciuti con maggiore rapidità per un lungo periodo, e perché invece stanno crescendo così ora? Perché alcuni Paesi ora stanno convergendo, mentre altri continuano a divergere?

Ci sono potenzialmente molte risposte a queste domande. Ma vorrei dare una possibile spiegazione che, se vera, avrebbe importanti implicazioni per le strategie di sviluppo oggi.

L’espansione economica degli ultimi due secoli si è basata su un’esplosione di conoscenza u ciò che si può fare e come. Una metafora calzante è il gioco dello Scarabeo: beni e servizi vengono forniti unendo le capacità produttive – input, tecnologie e mansioni – esattamente come le parole si compongono mettendo insieme le lettere. I Paesi che hanno maggiori capacità possono realizzare beni più diversificati e complessi, esattamente come un giocatore di Scarabeo che ha più lettere e può quindi creare più parole e più lunghe.

Se un Paese non ha una lettera, non può formare le parole che la contengono. Inoltre, più lettere ha un Paese, maggiori sono gli utilizzi che può trovare per qualsiasi lettera aggiuntiva che acquisisce.

Ciò porta a una , che è al centro della Grande Divergenza. I Paesi con alcune lettere non sono incentivati ad accumulare più lettere, perché non possono fare molto con altre lettere aggiuntive: non ti interessa un telecomando se non hai un televisore, e non ti interessa una società radiotelevisiva se i tuoi potenziali clienti non hanno l’elettricità.

Questa trappola diventa più netta quanto più lunghi sono l’alfabeto e le parole. Gli ultimi due secoli sono stati un’esplosione di tecnologie – lettere – e di beni e servizi complessi che con esse possono essere realizzate. Quindi le tecnologie sono diventate sempre più sofisticate, e gli Stati ritardatari sono rimasti sempre più indietro.

Perché, allora, alcuni Paesi più poveri stanno convergendo ora? L’alfabeto tecnologico si sta accorciando? I prodotti stanno diventando meno sofisticati?

Ovviamente no. Ciò che sta accadendo è che la globalizzazione ha separato le catene del valore, consentendo al commercio di passare dalle parole alle sillabe. Ora i Paesi possono entrare in affari con meno lettere e aggiungere lettere con più moderazione.

Un tempo se desideravi esportare una maglietta, dovevi essere in grado di realizzarla in base ai gusti di persone che non conoscevi realmente, procurarti i materiali adeguati, fabbricarla, distribuirla attraverso un’efficace rete logistica, lanciare il marchio sul mercato e venderla. Se non esegui tutte queste funzioni alla perfezione, sei fuori dal mercato. La globalizzazione consente di effettuare queste diverse funzioni in luoghi diversi, così permettendo ai Paesi di partecipare prima, quando hanno ancora alcune capacità disponibili a livello locale, che possono essere ampliate nel tempo.

Un esempio recente è l’Albania. Nota come la Corea del nord dell’Europa fino agli inizi degli anni 90, quando l’Albania abbandonò la sua ricerca idealista di autarchia, iniziò a tagliare e cucire abiti e scarpe per le aziende manifatturiere italiane, facendo evolvere gradualmente le proprie . Altri Paesi che iniziarono a lavorare nel settore dell’abbigliamento – come la Corea del Sud, il Messico e la Cina – hanno finito per riutilizzare le lettere accumulate (capacità industriali e logistiche) spingendo altri a muoversi nella produzione di elettronica, automobili e attrezzature mediche.

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