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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2014 alle ore 15:20.

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L’indebolimento delle politiche a favore della tutela sociale ed ambientale da parte della Banca Mondiale potrebbe scatenare una corsa verso il basso, aizzando gli investitori privati e pubblici, i nuovi istituti di finanziamento ed una Banca Mondiale deregolamentata uno contro l’altro facendo, allo stesso tempo, regredire le popolazioni. Ecco perchè è importante che ci siano delle associazioni di cittadini in grado di controllare che gli investimenti vengano effettuati in modo corretto. Se da un lato i gruppi composti dalla società civile monitorano da diverso tempo l’offerta, ovvero il finanziamento dei progetti, dall’altro spesso ignorano invece la domanda, ovvero il valore e l’impatto dei progetti implementati.

Ciò è particolarmente vero nel caso degli investimenti infrastrutturali nel settore dell’energia, dell’acqua, del trasporto e delle tecnologie informatiche. (PIDA), ad esempio, ha già pianificato dei mega progetti finanziabili in questi settori per un valore di 360 miliardi di dollari entro il 2040. Il PIDA dà priorità ai progetti nel settore dell’energia (in particolar modo dell’energia idroelettrica) per sostenere le attività minerarie e la costruzione di condotti per il trasporto di gas e petrolio, mettendo tuttavia in secondo piano le tecnologie per l’energia rinnovabile come l'energia solare, eolica e geotermica. Le stesse preoccupazioni valgono anche per i progetti dei condotti sostenuti dall’ e dal in Asia.

Anche se alcuni progetti legati alle partnership tra pubblico e privato offrono rendite importanti, essi richiedono allo stesso tempo nuove garanzie consistenti da parte del governo per compensare il rischio del settore privato. In questo modo, si possono quindi creare tensioni profonde sia nel modo in cui questi accordi vengono conseguiti, sia nel processo complessivo di integrazione tra le aree nord-sud e le aree sud-sud.

I gruppi potenti e le corporazioni transnazionali, ad esempio, (come il World Economic Forum, la General Electric e Rio Tinto) stanno guadagnando un forte potere d’influenza tra i paesi del G-20, del G-7 e tra i BRIC, i cui membri si trovano a competere tra di loro per l’accesso alle risorse ed ai mercati. In questa competizione sono entrati ora gli strumenti per finanziare i progetti infrastrutturali con l’obiettivo di accelerare e replicare le partnership tra privato e pubblico che dipendono tuttavia forse troppo dalle dighe e dalle infrastrutture per il combustibile fossile, come ad esempio il condotto per la fornitura di gas dalla Nigeria all’Unione europea, un progetto prioritario per il PIDA che comporta un lento e graduale passaggio ad un futuro a basso tenore di carbonio.

La lotta per la sostenibilità, in particolar modo in Africa, sta diventando un nuovo campo di battaglia per l’implementazione dei progetti da parte dei paesi BRIC, G-20, della Cooperazione economica asiatico-pacifica (APEC), Mercosur, di altri gruppi internazionali e di interessi personali locali. Per capire queste dinamiche è necessario un nuovo paradigma dello sviluppo, il che rappresenta una sfida importante in quanto le organizzazioni della società civile con un interesse ad apprendere le modalità di gestione delle nuove pressioni tendono a specializzarsi in aree di sviluppo specifiche, come gli obiettivi di sviluppo del Millennio, o in questioni settoriali, invece di avere una visione più ampia di come operano gli istituti di finanziamento allo sviluppo ed i loro azionisti. Una versione rivista del World Social Forum potrebbe portare avanti questo compito tornando all’obiettivo iniziale, ovvero quello di fare da contrappeso al World Economic Forum.

In Africa, gli enti panafricani che hanno la responsabilità di un monitoraggio coordinato e l’autorità di definire l’agenda dovrebbero essere giudicati in base alla capacità delle mega partnership tra privato e pubblico operanti nel settore delle infrastrutture di rafforzare l’estrazione in stile coloniale e l’economia di consumo oppure di creare un’economia sana e sostenibile per le prossime generazioni.

Traduzione di Marzia Pecorari

Nancy Alexander è responsabile dei programmi presso la Heinrich Böll Foundation (America del nord). Francis A. Kornegay è ricercatore senior presso l’Institute for Global Dialogue dell’Università del Sudafrica.

Copyright: Project Syndicate, 2014.

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