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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2011 alle ore 21:03.

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Dopo le polemiche è l'ora dei tentativi di conciliazione. Il presidente di Generali, Cesare Geronzi, prova a stemperare le tensioni, a conclusione di una settimana che ha visto il board del Leone riaffermare la centralità nelle decisioni d'investimento del group ceo Giovanni Perissinotto. Lo fa da Verona a margine del convegno annuale degli operatori finanziari, Aiaf-Assiom-Atic Forex, partecipando col cappello dell'assicuratore ma con l'animo del banchiere. Ha parlato degli attriti all'interno del consiglio della compagnia, per smentirli, ma all'ora di pranzo, come faceva quando era presidente di Capitalia, era seduto al tavolo delle autorità, alla destra del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, che peraltro si è accomiatato dai commensali frettolosamente prima del termine.

Geronzi dunque ha raccontato il suo "film" di «grandissima armonia», che appare diverso da quello che è stato descritto in questi giorni, e chiaramente è teso a voltar pagina. «Io non ho mai litigato con nessuno, se qualcuno litiga con me è un problema suo», ha risposto a chi gli chiedeva dei ripetuti confronti-scontri con il patron della Tod's, Diego Della Valle, prima nei consigli Generali, poi nel patto Rcs, e poi di nuovo da ultimo a metà settimana nel board della compagnia, che ha ribadito quanto deliberato da un precedente cda a proposito dei patti: e cioè che, anche nel caso in cui a rappresentare Generali nelle riunioni dei patti sia il presidente, quest'ultimo deve coordinarsi con l'ad. «Quale botta e risposta? Io non faccio parte né della botta né della risposta: sono un assistente», ha ironizzato Geronzi. Che poi ha gettato nuovamente acqua sul fuoco. «A Della Valle non ho nulla da rispondere. Lo apprezzo moltissimo come imprenditore», ha detto, definendosi anche lui soddisfatto dell'esito dell'ultimo cda della compagnia.

«Tutti sono impegnati a far cessare le polemiche e a sospingere ancora, con decisione, redditività, innovazione e competitività del Leone», ha sottolineato Geronzi, avvertendo però che «la dialettica è cruciale per la vita societaria a patto che sfoci poi in sintesi efficaci che rappresentino un avanzamento per tutti, per il bene della compagnia, senza personalismi. La crescita di valore esige un apporto corale. I risultati dovranno dare un riscontro». Geronzi ha assicurato che i rapporti con il vertice operativo della compagnia sono «buonissimi», che non c'è necessità di chiarimento tra i soci, che lui non ha mai avuto deleghe esecutive né vuole averne.

Insomma, finita qui? Può darsi, però riaffiora qualche nota polemica. Sull'eventualità che possa esserci un avvicendamento tra presidente e ad a rappresentare Generali nei patti, Geronzi ha risposto: «Ma quando mai...» Riaffermando che continuerà a essere lui a partecipare ai consessi di Rcs, Pirelli e Mediobanca. Si è chiamato fuori invece dalle scelte su Telecom, all'approssimarsi della scadenza del cda e dunque anche della carica dell'ad Franco Bernabè. «Io non ho idee a riguardo – ha messo le mani avanti – dovrà essere il patto Telco a decidere e io non ci sono».

E nel frattempo si capisce che le voci all'interno della compagnia non sono ancora perfettamente allineate. «La governance per un buon 80% è fatta: dobbiamo ancora affrontare un piccolo settore, l'immobiliare», ha detto da Verona Geronzi. «La funzione immobiliare – ha precisato poi – è nel complesso efficiente, e dà risultati soddisfacenti. Si tratta, ora, di rafforzare le strutture operative interne per un ancora maggiore efficienza, valorizzando al massimo tutte le professionalità. La creazione di valore esige anche questo». Ma da Trieste il ceo Perissinotto, cui fa capo il settore immobiliare – 24 miliardi di patrimonio coordinato da una struttura ad hoc, presieduta da Raffaele Agrusti e con Giancarlo Scotti come ad – l'ha presa come un'altra invasione di campo se si è sentito in dovere di ribadire che «le performance del settore immobiliare sono ottime, il management è una sintesi di professionalità di alto livello» e che «la governance implementata sta dando i suoi frutti». Ergo: non c'è nulla da cambiare.

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