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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 12:20.
La «grande riforma fiscale» è il mantra della verifica di governo nei giorni in cui la svolta tributaria nel settore del risparmio gestito getta definitivamente l'ancora in porto. Il documento conclusivo di Assogestioni sulla nuova tassazione dei fondi comuni - a valle del "decreto milleproroghe" di febbraio - precede di poco la circolare dell'Agenzia delle Entrate che definirà il recinto applicativo dell'armonizzazione fiscale, alla vigilia del decollo della direttiva Ucits IV. La liberalizzazione dell'offerta di strumenti finanziari con passaporto Ue nei 27 paesi-membri coincide con l'abbattimento del "muro" che per 14 anni ha diviso i fondi italiani da quelli di diritti estero. E l'analisi tecnica dell'armonizzazione fiscale decisa dall'Economia- in coerenza con Ucits IV - conferma sostanzialmente la valutazione positiva espressa dal presidente Domenico Siniscalco all'indomani del decreto.
L'interpretazione applicativa delle norme sul regime transitorio auspica - e quindi suggerisce - la redazione di un prospetto al 30 giugno prossimo, «indipendentemente dalla periodicità con la quale il fondo o la Sicav procedono alla redazione dei prospetti». A quella data scatterebbe la compensazione tra risultati positivi e negativi di gestione conseguiti dai fondi istituiti dalla medesima Sgr (anche tra fondi aperti e fondi chiusi). Si tratta di una lettura ovviamente favorevole ai gestori italiani (e quindi ai risparmiatori) nel momento in cui si perfeziona il passaggio dal prelievo su «maturato» a quello sul «realizzato». In questa fase, tuttavia, è un memorandum più ampio all'amministrazione fiscale a non spegnere i riflettori su quella "politica del risparmio" che l'Economia ha posto tra le sue priorità nelle sue linee strategiche anti-recessione. Il confronto interno al Governo e tra maggioranza e opposizione si sta spostando sulle linee portanti della politica finanziaria, alla ricerca di flessibilità pro-crescita: imposizione diretta/indiretta e sgravi alla domanda o all'offerta.
L'intervento inserito dal decreto milleproroghe - pur legato a una scadenza normativa comunitaria - guardava invece al rilancio strutturale di un "giacimento-Paese" come la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. L'approccio politico del ministro Giulio Tremonti - confermato in seguito anche dal nuovo presidente della Consob, Giuseppe Vegas - mira da tempo alla mobilizzazione del risparmio nazionale a favore dell'Azienda-Paese. E l'utilizzo della leva fiscale è aperto: basti pensare al prelievo agevolato sui rendimenti dei nuovi "bond per il Sud". In una prospettiva più ampia, l'incentivo tributario è stato (anche su queste colonne) per la ricostruzione di una «Borsa italiana», più ricca di titoli "made in Italy". La cronaca di Piazza Affari, in questi ultimi giorni, ha scandito soltanto insuccessi di Ipo (e secondo molti analisti la catena di ritiri non è finita). L'incapacità del mercato azionario primario di ri-accogliere matricole ha motivazioni complesse ("Plus24" e "Il Sole 24 Ore" hanno ad esempio sottolineato tempestivamente la pressione del private equity, molto liquido e quasi "obbligato" all'investimento). Se però l'allargamento del listino come momento di intermediazione finanziaria tra risparmio e imprese in Italia resta una priorità, non è fuori luogo pensare a stimoli fiscali mirati. E nel frattempo, non è inopportuno ultimare a dovere la manovre tributaria in corso sull'industria del risparmio.
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