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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2014 alle ore 12:31.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 14:35.

Sotto il cielo bigio di Francoforte, non è certo il clima di vacanza a indurre la Banca centrale europea a una posizione attendista. I governatori sono arrivati ieri per la riunione di consiglio, che si chiuderà oggi senza l'annuncio di nuove decisioni.
I l clima dell'eurozona è peggiorato nell'ultimo mese quasi quanto il meteo di questa pessima estate. Quando ieri mattina il presidente della Bce, Mario Draghi, e il presidente entrante della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si sono incontrati a Lussemburgo per uno «scambio di vedute costruttivo sullo stato dell'economia europea», per usare la frase di prammatica di un portavoce, è difficile abbiano avuto molte cose incoraggianti da dirsi. I dati usciti ieri dall'Italia e dalla Germania mostrano le due economie l'una in recessione, la seconda stagnante, anche se le autorità tedesche e i mercati contano su un recupero nel secondo semestre. La Francia rallenta e solo la Spagna, fra i grandi Paesi dell'eurozona, mostra segni di ripresa, ma è ormai in deflazione. L'inflazione dell'eurozona è scesa di nuovo a luglio, allo 0,4%, e, secondo diverse stime, potrebbe scendere ancora, allo 0,3%, ad agosto. La revisione delle proiezioni macroeconomiche della Bce (la prima ragione per aspettare) è attesa a settembre: al momento, molti osservatori continuano a pensare che non si sposteranno granché dallo 0,7% d'inflazione e dall'1% di crescita, indicati a giugno. Soprattutto la prima è a rischio.
L'indice Eurocoin della Banca d'Italia, che fotografa la situazione attuale nell'eurozona, è sceso, quello dell'Ifo sulle prospettive a sei mesi pure. I mercati finanziari concordano: il rendimento del debito tedesco a due anni ieri è finito pressoché a zero, come nelle fasi più acute della crisi europea. Per di più, fra le nuvole all'orizzonte ci sono le possibili ripercussioni delle tensioni geopolitiche, in Medio Oriente, ma sopratutto in Ucraina e Russia. Le sanzioni alla Russia sono destinate a penalizzare le economie più esposte su Mosca, come Germania e Italia. Per ora, la conseguenza più significativa, non del tutto indesiderata, è un modesto ribasso dell'euro.
La Bce tuttavia deciderà di aspettare anche perché ha annunciato un cospicuo pacchetto di misure a giugno, con il taglio dei tassi d'interesse e le misure per il rilancio del credito, cioè le Tltro (le iniezioni di liquidità al sistema bancario mirate alla concessione di prestiti all'economia reale) e l'acquisto di titoli cartolarizzati. Quest'ultimo è di là da venire, mentre le Tltro iniziano a settembre e richiederanno qualche tempo per dispiegare i propri effetti. Una ragione in più per aspettare e vedere. Tra l'altro, si intrecciano con la fine dell'esame delle banche che è probabile produca maggior volatilità dopo l'estate. L'attendismo quindi ha abbondanza di giustificazioni e ci si può semmai aspettare qualche parola di Draghi, come di consueto, per ribadire che il consiglio è sempre pronto ad agire. Ma l'asticella è alta, non da ultimo per l'inevitabile scontro con la Germania che provocherebbe l'uso dell'ultima carta, l'acquisto di debito pubblico. Il colosso obbligazionario Pimco sosteneva ieri che la Bce non si muoverà fino a fine anno: un'ipotesi plausibile, che rischia di scontrarsi con la realtà, se questa dovesse continuare a peggiorare.
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