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la giornata dei mercati

Le Borse crollano con Wall Street: Milano chiude a -4,7%. Lo spread sfiora i 150 punti

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Le Borse europee chiudono in forte calo. E dire che avevano aperto in rialzo, ma come spesso accade nelle ultime sedute si tratta di mini-rimbalzi, senza energia. Rimbalzi chiamati nelle sale operative del “gatto morto”. Cadono ancora le banche in Europa, ma le vendite hanno colpito i listini in modo generalizzato. Chiusura in territorio negativo anche per Wall Street, nonostante il recupero nel finale: il Dow Jones ha perso l'1,09% a 16.028,83 punti, il Nasdaq l'1,82% a 4.283,75 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno l'1,4% a 1.854 punti.

Piazza Affari ha sfiorato il -5% a mezz’ora dalla chiusura, archiviando poi la seduta con un ribasso del 4,69%. Le vendite hanno interessato tutti i comparti, a partire da Saipem (-24,63%) e dai bancari. In una seduta debole per tutta Europa, a Milano si è arrivati alla sospensione in asta di volatilità di 13 titoli a maggiore capitalizzazione, soprattutto finanziari cui si affianca Fca (-10,13%). Il FTSE MIB reduce da sei settimane consecutive di ribasso porta a oltre -23,2% il passivo da inizio anno, con una performance analoga a quella di Shanghai ( -23%) che oggi, così come per molte altre Borse asiatiche, è chiusa (e lo resterà fino al 12 febbraio) per la festività del nuovo anno lunare. Il Ftse Mib è tornato ai livelli del luglio 2013, a quota 16.441 punti.

Nel lunedì nero di Piazza Affari diversi titoli a elevata capitalizzazione hanno lasciato sul terreno molto valore: il peggiore è stato Saipem che ha perso il 25% a 0,38 euro dopo l’aumento di capitale e il rischio di bocciatura da parte di Standard & Poor’s, mentre Mps ha chiuso in calo dell'11% a 0,519 euro, vicino al minimo storico. Anche Bper ha accusato un ribasso dell'11,9%, seguita da Ubi e Poste italiane che hanno ceduto entrambe il 10,4%, con Carige il calo del 10,1% mentre Intesa si è mossa con l'indice generale (-4%) e Unicredit ha chiuso in calo del 5,8 per cento. Male Fca, in ribasso finale del 9,8%.

Alta tensione anche per la Borsa di Atene a causa delle incertezze per la tenuta del governo guidato da Alexis Tsipras al centro delle proteste e delle manifestazioni di piazza per la riforma delle pensioni. Il principale indice della Borsa di Atene cede il 10% portando il bilancio da inizio anno a -22%. La riforma delle pensioni annunciata a gennaio da Tsipras prevede la riduzione a 2300 euro dell'ammontare mensile massimo (da 2700) e una minima di 384 euro. Le misure fanno parte del piano richiesto dalla troika (Ue, Fmi e Bce) in cambio del nuovo piano di aiuti da 86 miliardi di euro negoziato a luglio.

La Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dell’1,1% invertendo la rotta (stava perdendo il 3%) dopo la pubblicazione del dato sulle partite correnti che ha dicembre hanno mostrato in Giappone un surplus di 960,7 miliardi di yen, sollecitato da un ritorno dell'avanzo commerciale. Il dato è tuttavia inferiore alle attese degli economisti, che si aspettavano un avanzo di 987,0 miliardi.

Sul mercato obbligazionario lo spread tra BTp e Bund balza ai massimi da luglio 2015, salendo a 147 punti base, ma oggi si è registrato anche un massimo di 149 punti. Il tasso sul decennale del Tesoro è in rialzo all'1,67%. Cresce anche lo spread della Spagna, col divario Bonos-Bund a 153 punti base e col tasso sul titolo iberico a 10 anni all'1,74% (rendimenti dei bond dell’Eurozona). Sui titoli periferici pesano le incertezze sul sistema bancario dopo l’approvazione del bail-in.

Il rifugio preferito del momento resta però l’oro. Da inizio anno è salito del 10%, del 5% la scorsa settimana. Pur in assenza di prospettive inflazionistiche il metallo giallo viene acquistato, a riprova ulteriore della fase di turbolenza che stanno vivendo i mercati.

Giornata di vendite anche sul petrolio che cede il 3% nonostante il recupero del dollaro sull’euro. Il “sentiment” della zona euro è peggiorato più del previsto a febbraio sulla scia dei timori per l'economia globale. L'indice Sentix, che monitora il morale degli investitori e degli analisti della zona euro, è sceso a 6,0 nel mese in corso, dal 9,6 di gennaio. Gli analisti interpellati da Reuters avevano previsto una lettura a 7,6. «La zona euro sta dimostrando, e non è una sorpresa, di non essere immune alla considerevole perdita di slancio dell'economia globale».

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