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Banche in picchiata a Piazza Affari. Affondano Bpm e Banco popolare

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LA GIORNATA DEI MERCATI

Banche in picchiata a Piazza Affari. Affondano Bpm e Banco popolare

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Giornata nera per le Borse europee in generale e per Piazza Affari in particolare, arrivata a perdere oltre due punti percentuali (chiusura finale a -1,32%) sul peso dei nuovi fortissimi ordini di vendita che si sono abbattuti sulle azioni delle banche italiane (qui il grafico dell’indice settoriale). Il comparto è tornato nell’occhio del ciclone all’indomani della pubblicazione delle trimestrali di Unicredit, Carige, Banca Pop Mi e Banco Popolare.

I timori degli investitori riguardano per lo più il tema del capitale. Ad eccezione di Intesa Sanpaolo, gli indici patrimoniali restano infatti sotto pressione per via dell’incidenza dei crediti deteriorati, vero e proprio tallone d’Achille del settore. Un fardello che pesa per 360 miliardi di euro lordi sui bilanci bancari. Gli istituti di credito hanno già fortemente svalutato questa enorme massa di crediti a rischio (al netto degli accantonamenti l’esposizione netta risulerebbe pari a 83,6 miliardi) ma il mercato è convinto che molto ci sia ancora da fare.

E la riprova si è avuta dalla trimestrale del Banco Popolare che ha comunicato a sorpresa nuove svalutazioni sui crediti a rischio per 684 milioni di euro che hanno pesato sul risultato netto di esercizio che si è chiuso con una perdita di 314 milioni. Inattesa per il mercato che, non a caso, oggi ha bersagliato pesantemente le azioni della banca. Anche perché l’ad Saviotti, parlando con gli analisti, ha fatto sapere che l’ondata di svalutazioni non si è esaurita e che ne seguiranno altre. L’Eurotower - ha riferito l’ad - ha chiesto che gli accantonamenti sui crediti più problematici salgano dall’attuale 60% al 62% del loro valore nominale.

Questo, a quanto pare, è lo scotto da pagare alla Bce per ottenere il via libera alla fusione con la Bpm. Oltre ovviamente all’aumento di capitale da un miliardo di euro che la Bce, nelle sue vesti di autorità di vigilanza, ha imposto. Insomma una cura da cavallo che, è il timore del mercato, rischia di essere imposta anche ad altre banche nonostante il fatto che in questi mesi mesi Governo e industria bancaria siano intervenuti per cercare di risolvere il problema introducendo, ad esempio, la garanzia pubblica sulla tranche senior (quella di maggior qualità) dei crediti cartolarizzati (cioè ceduti sul mercato), alcune novità legislative per accelerare il recupero crediti (come il patto marciano) e il varo del fondo Atlante. Tutti passi nella giusta direzione che tuttavia non paiono sufficienti a risollevare le sorti di un settore che, in tutta Europa, deve far fronte ai gravi problemi di redditività creati dalla politica monetaria ultraespansiva della Bce e ai suoi effetti nefasti sulla profittabilità degli istituti di credito. Non c’è da stupirsi quindi se, a fronte di un calo dell’indice settoriale europeo del 20% da inizio anno, quello italiano mostri una frenata ben peggiore (-35%) che equivale, in termini di capitalizzazione persa, circa 37 miliardi di euro.

Sul mercato dei cambi, per tornare alla cronaca, l’euro si conferma soltre quota 1,13 dollari (qui il grafico del cambio di giornata) mentre su quello dei titoli di Stato prevale una certa avversione al rischio (qui i tassi dei principali titolo governativi) che si riflette sulla risalita dello spread Italia-Germania (qui il grafico del differenziale). Il Tesoro intanto ha assegnato tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot a un anno a fronte di una domanda che ha raggiunto gli 11,12 miliardi, con un tasso in discesa al nuovo minimo storico. Il rendimento è sceso a -0,14% da -0,081% dell'asta di aprile. In aumento la domanda con un rapporto di copertura passato da 1,55 a 1,72.

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