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Dossier | N. 22 articoliWorkshop The European House 2017

Borse, ancora Toro nei prossimi mesi. Super euro non spaventa l'economia

A meno di cigni neri o mutamenti clamorosi nella psicologia degli investitori, la strada dei mercati finanziari per i prossimi mesi appare sgombra da rischi significativi e gli indici dovrebbero dunque riuscire a far registrare nuovi rialzi o quantomeno difendere le posizioni acquisite. E’ quanto emerge dal sondaggio di agosto condotto da Assiom Forex fra i suoi associati in collaborazione con Radiocor Plus.

Nel complesso, il numero di quanti vedono i mercati stabili o in rialzo nel prossimo semestre è pari all’83%, dato praticamente invariato rispetto al mese precedente (84%) ma in miglioramento per quanto riguarda la fascia di ottimisti, salita di 4 punti percentuali. Non preoccupa troppo nemmeno la corsa del super-euro, in rialzo di circa il 13% da inizio anno, una progressione che ha suscitato qualche apprensione anche a livello Bce in quanto impedisce un deciso rafforzamento dell’inflazione.

«In assenza di perturbazioni rilevanti registrate sui mercati nel mese di agosto – ha commentato il presidente di Assiom Forex Luigi Belluti - aumenta l’ottimismo degli operatori finanziari relativamente all’andamento della Borsa per i prossimi sei mesi. Probabilmente, analizzata l’ultima stagione degli utili societari, ci si è convinti che la perdurante mancanza di chiarezza su una data di avvio del processo di tapering da parte delle principali banche centrali non faccia che fornire continuo carburante alle quotazioni dei titoli azionari».

Il 43% vede rialzi in borsa, per il 40% indici stabili
In base a questa analisi, il 43% dei professionisti Assiom Forex che hanno preso parte al sondaggio attende nuovi rialzi nel corso dei prossimi mesi, che per il 42% saranno compresi fra i 3 e i 10 punti percentuali mentre per un ulteriore 1% saranno superiori al 10%. A luglio questa componente di ottimisti era al 39%. Per il 40% degli operatori (ex 45%) invece i mercati rimarranno stabili, una definizione che include variazioni massime del 3% sia al rialzo che al ribasso mentre per il 17% (in rialzo di 1 punto rispetto a un mese fa) sono possibili ribassi compresi fra il 3 e il 10 per cento. Nessun operatore ritiene invece possibili ribassi di entità maggiore.

Per il 40% degli operatori euro frenerà corsa nei prossimi mesi
Dopo i forti rialzi delle ultime settimane che lo hanno portato a toccare quota 1,20 sul dollaro, l’euro dovrebbe rallentare il passo di marcia nei prossimi mesi. Secondo il 40% degli operatori che hanno preso parte al sondaggio, l’euro dovrebbe infatti rimanere stabile rispetto al dollaro mentre il 31% attende un ridimensionamento della divisa unica a fronte di un 29% che invece non esclude nuovi balzi.

Il super-euro per ora non minaccia la ripresa italiana
Non sembra infine destare grande preoccupazione nell’ottica del rafforzamento della ripresa italiana la corsa dell’euro che nell’opinione della maggioranza degli aderenti al sondaggio, il 55% esattamente, dovrebbe essere vicina al termine. Il mercato dei cambi, si ragiona, troverà presto un nuovo equilibrio e per ora l’impatto prodotto dal rafforzamento dell’euro sulle nostre esportazioni è stato limitato. La vede diversamente il rimanente 45% di operatori secondo cui il super-euro rappresenta una minaccia per l’economia italiana e se il trend di apprezzamento dovesse continuare rischierebbe di impattare le nostre esportazioni e frenare una ripresa che sta prendendo piede.

Molto dipenderà ovviamente da quanto decideranno in autunno le due principali banche centrali del mondo. Se negli Stati Uniti la politica dei tassi zero è ormai stata abbandonata da tempo e anzi il costo del denaro è già stato riportato all’1,25%, nondimeno permangono dubbi su quando il costo del denaro verrà riportato ai livelli della media storica e il lavoro di Janet Yellen non è certamente reso più facile dall’alone di completa incertezza che continua ad avvolgere contenuti e tempistica di attuazione della politica economica del presidente Donald Trump. In Europa la Bce è invece alle prese con il difficile compito di comunicare ai mercati nel modo meno traumatico possibile un possibile cambio di “stance” (sempre che l’inflazione lo conceda) senza provocare le reazioni parossistiche che si registrarono alla fine del 2013 quando la Fed annunciò la sua intenzione di avviare il tapering.

Spread: il 53% vede un differenziale stabile fra 150 e 175 punti
Il differenziale fra Btp a 10 anni e bund di analoga durata dovrebbe rimanere fermo sui valori attuali nel corso dei prossimi mesi. Nello specifico una permanenza dello spread all’interno dell’attuale fase di oscillazione è vista dal 53% degli operatori mentre per il 21% è possibile una discesa fra i 100 e i 150 punti con un ulteriore manipolo di ultra-ottimisti che ipotizza un ritorno storico sotto la soglia dei 100 punti. Sul fronte opposto, il 17% ritiene probabile una risalita fra i 175 e i 200 punti e un ulteriore 7% non esclude uno sforamento di quota 200 punti.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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