Due fotografie. La prima in bianco e nero e sotto la scritta 2000: quattro giovani in jeans e maglietta sorridono all’obiettivo seduti su dei puff sotto un'immagine artistica di due modelle. Nella foto accanto, a colori, i sorrisi sono gli stessi quattordici anni dopo, probabilmente a una festa a giudicare dal cocktail che fa capolino fra le mani di uno dei protagonisti. Sono i compagni di viaggio degli ultimi 16 anni: Alberto Grignolo, oggi chief operating officer; Massimiliano Benedetti, che siede nel consiglio di amministrazione di Yoox Corporation; Gabriele Tazzari, direttore della ricerca e sviluppo. «Ho sempre creduto che la squadra fosse fondamentale. Lo spirito con cui è nata la società e con cui è cresciuta è quello della condivisione. Sono state distribuite a oltre 200 dipendenti circa 250 milioni di euro di azioni». Marchetti ha la stessa luce nello sguardo di sedici anni fa quando, tornato in Italia dopo esperienze di lavoro all’estero, ha deciso di dar vita all’idea di Yoox: «Ho avuto l’idea nel 1999 tornando da New York in Italia. L’idea era di una semplicità folle: combinare un po’ delle mie passioni con il futuro del mondo. Una volta tornato in questo Paese dovevo fare leva su una delle eccellenze dell'Italia e ho scelto la moda. Ho unito questo mio interesse alla passione per il retail. In un'altra vita ero di certo un bottegaio e ho di sicuro venduto qualcosa a Leonardo Da Vinci» si racconta Marchetti al Sole 24 Ore e prosegue: «il treno di internet era già partito ed era abbastanza chiaro che si fosse di fronte alla nuova rivoluzione industriale. Ho solo unito queste cose: moda, grande vantaggio competitivo dell'Italia, e internet».
Yoox potrebbe essere la tipica storia della Silicon Valley. C’è l’ex studente modello con l’idea giusta per internet, l’amico di vecchia data che lo incoraggia, il venture capital che gli dà fiducia e i primi capitali, la Borsa che lo sostiene nella crescita. Dove è allora la notizia? Nel fatto che sia una storia tutta italiana. Classe 1969, Federico Marchetti vanta una laurea alla Bocconi, Mba alla Columbia University di New York. Un percorso internazionale, questo, che si è riflesso nella genesi e nello sviluppo di Yoox, raro esempio di startup italiana nata sulle ali del venture capital, il polmone finanziario della Silicon Valley a cui devono la nascita colossi come Apple e Amazon. Nel caso di Yoox, un venture capital «made in Italy», quello di Elserino Piol. «Yoox - racconta Marchetti evidenziando il ruolo strategico di Piol - è nata nel 2000 con un finanziamento di 25 milioni di euro: dal 100% iniziale, la mia quota si è via via diluita fino all'attuale 5,48%». Nove anni dopo, la quotazione in Borsa: 4,3 euro per azione per una capitalizzazione totale di 216,7 milioni. Da allora l'azienda è cresciuta e con questa il valore del titolo: Yoox valeva nell’aprile 2015 2 miliardi di euro, un livello che ha permesso a Marchetti di allearsi con Richemont scambiando solo azioni. Proprio come fanno i colossi della Silicon Valley. Si potrebbe riassumere così l'astro della società italiana, diventata nel giro di 16 anni un player globale.
Ma torniamo agli albori. Dopo un’esperienza nel mondo corporate, Marchetti lavora come consulente per alcuni imprenditori e designer dell'industria della moda, per poi dedicarsi alla nuova avventura imprenditoriale in prima persona. «Prima di Yoox avevo provato a fare altro, ma o si rivelavano cose non in linea con le mie passioni o non erano in linea con il futuro del mondo. Come ad esempio i fast food di alta qualità. Ho sempre amato gli ossimori» spiega Marchetti, aggiungendo poi: «Yoox è internazionale fin dal primo giorno con spedizioni in tutta Europa. Non dimenticherò mai la reazione di un giornalista olandese al lancio della società. Ci chiese: “Ma siete pazzi? Aprire in un momento in cui il mondo si è chiuso a riccio sulla new economy”. Probabilmente lo eravamo, ma non ho mai pensato per un attimo che la cosa non potesse funzionare».
A soli tre mesi dall’avvio, nell’ottobre 2000, Yoox.com (dove Y e X stanno a indicare che si rivolge sia a uomini sia a donne) ha raggiunto milioni di pagine visitate ed è completamente a regime nelle consegne dei prodotti acquistati, un migliaio di ordini solo tra luglio e agosto. La società aveva messo in vendita su internet i modelli di fine stagione di capi di abbigliamento e accessori firmati di prestigiosi marchi di moda a prezzi accessibili. Nasceva così, appoggiandosi a una rete di grossisti, buyer e distributori che operano da oltre trent'anni nel settore. Solo l'anno successivo Yoox contava 30 dipendenti, era finanziata dalle società di venture capital Kiwi e Net Partner, oltre che da privati tra cui alcune case di moda, e stimava di raggiungere un fatturato di 10 miliardi di lire e il break even l'anno successivo. Fra gli aneddoti degli albori, Marchetti ne ricorda uno in particolare: «Alla fine del 2000, dopo qualche mese dal lancio, abbiamo ricevuto su yoox.com un ordine di scarpe da donna, e qualcuno si è accorto che proveniva da un convento in Umbria. A quanto pare, come il Papa, le suore amano indossare calzature alla moda – e non erano scarpe senza tacco. Quando abbiamo capito da chi era stato fatto l'ordine, abbiamo chiamato il convento e abbiamo comunicato alle suore che le avremmo omaggiate delle scarpe. Le suore ci dissero che avrebbero pregato per noi. Chissà forse questo spiega il nostro successo».
Nel 2002 la società, che conta il 44% del giro d’affari in Italia e il 25% nell’area anglosassone, ha raggiunto il pareggio e un fatturato lordo di 12 milioni di euro grazie anche al buon andamento delle operazioni negli Usa, da poco avviate. Tre anni dopo, il fatturato raggiunge i 53 milioni di euro, in crescita del 47% rispetto al 2004, e la società conta 2,5 milioni di visitatori al mese e 620mila capi venduti.
Nel 2009 Marchetti festeggia i 40 anni con la quotazione in Borsa della sua Yoox. Segni particolari del gruppo: prevalenza femminile fra i dipendenti (60%) e età media attorno ai 30 anni. Nell'azionariato di Yoox ci sono i quattro fondi di venture capital che ne hanno permesso la nascita e lo sviluppo: Kiwi I, Kiwi II, Nestor e Balderton Capital, che nel complesso controllano il 55% circa del capitale pre quotazione. Il management e il fondatore Marchetti al 15% ciascuno, mentre un altro 15%, invece, è in mano ad altri investitori che hanno creduto nel progetto dalla prima ora. «Abbiamo ricevuto molte offerte in passato, ma abbiamo preferito la quotazione perché ci consente di raccogliere i capitali necessari per un'ulteriore crescita della società senza perdere l'indipendenza. E poi sinceramente mi sento un imprenditore e difficilmente in questa fase avrei accettato di entrare in un gruppo industriale più grande e di avere un padrone» dichiarava allora Marchetti al Sole 24 Ore, aggiungendo: «Siamo nati nel marzo 2000 dopo lo scoppio della bolla delle società internet, abbiamo passato il periodo seguito alle torre gemelle e abbiamo continuato a crescere nonostante la recessione dell'ultimo anno. Diciamo che non ci fa paura essere fra i primi a tentare la quotazione» dopo un periodo di blackout per le Ipo a Piazza Affari a causa della crisi finanziaria. Ma perché Yoox è andata in Borsa? «Siamo già un’azienda globale, considerato che il 70% del fatturato viene realizzato al di fuori dell'Italia. Intendiamo però continuare la nostra espansione all'estero in nuovi mercati fuori dal nostro perimetro attuale, come ad esempio Cina o Russia. Inoltre intendiamo proseguire con l'apertura degli online store monomarca, come quello di emporioarmani.com che abbiamo lanciato nel 2007. Per far questo sarà necessario investire sempre di più in tecnologia e consolidare la nostra piattaforma». Aprire il capitale per continuare nella direzione dell'espansione internazionale, quindi. Il 3 dicembre di quell'anno il debutto a Piazza Affari con un balzo del titolo dell'8% nel primo giorno di quotazione.
La nascita di Yoox Net-a Porter
Nell’ottobre del 2013 sul Sole 24 Ore apparivano le prime indiscrezioni su trattative in corso fra il gruppo fondato da Marchetti e il colosso del lusso Richemont per una fusione tra Yoox Net-a Porter. Risultava, peraltro, che non fosse la prima volta che il dossier era stato preso in esame. Ci vorranno, però, altri due anni perché l'operazione si concretizzi.
A fine marzo del 2015 arriva finalmente la conferma ufficiale: «Sono in corso discussioni con Compagnie Financiere Richemont per una possibile business combination tra Yoox e Net-A-Porter». Questa semplice frase è stata sufficiente per mettere le ali al titolo Yoox in Borsa fino a fargli guadagnare il 9,96% a 23,18 euro. La conferma del gruppo italiano arrivava a seguito delle indiscrezioni pubblicate la domenica da Sunday Times, secondo il quale il gruppo italiano intende acquistare Net-A-Porter valorizzandola circa 1,85 miliardi di euro.
Il giorno seguente, la chiusura dell'accordo. «Per me è un altro sogno imprenditoriale. Quindici anni fa ho fondato Yoox da zero in Italia e poi l'ho quotata in Borsa nel 2009. Ora inizia un'avventura tutta nuova» commentava Marchetti, che aveva davanti un gruppo da costruire, ma con solide basi: da una parte la sua Yoox con un margine operativo lordo adjusted da 50,1 milioni di euro su ricavi da 524,3 milioni di euro nel 2014 e dall'altra la britannica Net-A-Porter con 747,9 milioni di euro nell'esercizio pro forma al dicembre dello stesso anno e un margine operativo lordo adjusted da 55,8 milioni di euro. Questi i numeri delle due società che si uniranno per dar vita ad un gruppo da 1,272 miliardi di euro di ricavinetti pro forma e un Ebitda adjusted pro forma da 105,9 milioni di euro circa.
L’idea di un'aggregazione non era affatto estemporanea, come si è detto. Con «Natalie (Massenet, la fondatrice di Nap, ndr) parlammo la prima volta di una possibile fusione tra le due aziende già nel 2009 e oggi diventa realtà» racconta Marchetti, che precisa: «Meglio insieme che su base stand alone, con una migliore piattaforma per molti brand. Questa è una delle chiavi delle sinergie per le quali abbiamo deciso di unire le due compagnie». Le attese sono per sinergie annue a regime per circa 85 milioni di euro a livello di Ebitda e minori investimenti, a partire dal 2018 e per sinergie nette positive a conto economico già a partire dall'esercizio 2016.
Sulla strategia industriale, poi, Marchetti sottolineava la complementarietà dei due business, entrambi presenti sia nella vendita online in-season sia in quelle off-season. A queste due linee di attività si affianca poi quella dedicata ai monomarca. «Non c’è alcuna strategia in atto per la realizzazione di negozi fisici - ha continuato Marchetti -. Amplieremo piuttosto il cross channel per creare un legame più stretto tra i negozi fisici dei singoli brand e quello dei negozi online che gestiamo». Sul fronte del business editoriale, poi, Marchetti osservava: «Yoox non si sarebbe mai imbarcata da sola a costruire da zero una divisione editoriale. Ora nella società combinata ha più senso anche questo business perché è un servizio a valore aggiunto per tutti i brand che rappresentiamo. Ci aggreghiamo a una società complementare a noi anche in questo senso». Infine, per quel che riguarda il cambio di strategia di Richemont, storicamente non propensa a joint venture e partnership, Marchetti sottolineava: «Penso che l'operazione rappresenti un atto di fiducia verso il nostro management e quello di Net-A-Porter. L’intesa poi di limitare il diritto di voto al 25%, la rappresentanza a due soli consiglieri e di nominare me come amministratore delegato dimostra come ci sia la volontà di garantire anche al nuovo gruppo l'indipendenza, che ha sempre contraddistinto Yoox. Richemont, inoltre, rimanendo azionista del gruppo beneficerà delle sinergie e della crescita futura».
Sull’espansione internazionale della nuova realtà, Marchetti guarda avanti oltre nuovi orizzonti: «Gli Stati Uniti sono e saranno il nostro primo mercato. Il mercato cinese è ancora piccolo, ma sta andando molto bene, continuando a registrare performance eccellenti».
Yoox Net-a-Porter debutta in Borsa
Parterre delle grandi occasioni, la mattina del 5 ottobre 2015 a Piazza Affari per il debutto di Ynap. Oscar Farinetti, Andrea Guerra, Renzo Rosso, Lapo Elkann e Laudomia Pucci, fra gli altri, a festeggiare il fondatore della società italiana Federico Marchetti, ora a capo di un gruppo internazionale, e il suo team. Positiva anche la risposta degli investitori, con il titolo che ha chiuso la seduta con un progresso del 6,74% a 29,95 euro per azione, per una capitalizzazione complessiva di 3,8 miliardi. «Sono molto emozionato e soddisfatto anche per la presenza di tutti i nostri collaboratori. È il coronamento di un percorso iniziato anni fa. La nostra operazione è una grande sfida ma con basi solidissime» commentava in quell’occasione Marchetti.
Marchetti inoltre sottolineava: «Questa fusione sembra uno scherzo del destino, entrambe le aziende sono nate nel 2000 con un obiettivo chiaro: diventare leader. È una fusione tra due leader alla pari che si basa sul principio di complementarietà anche se le due aziende avevano intrapreso strade diverse. Yoox.com nasce in un magazzino da un imprenditore italiano che aveva un sogno: fare il partner retail di fiducia per i principali brand della moda. Abbiamo intrapreso un percorso di monomarca, mentre Net-A Porter, un brand destinato a durare nel tempo, si focalizzava sempre più sui contenuti». La scelta di approdare alla Borsa di Milano «è strategica. Sono ritornato dagli Usa in Italia e ho fatto una start-up nel mio Paese conscio di tutti i problemi ma con in testa il fatto che abbiamo un vantaggio a livello competitivo per la moda e devo dire che ho fatto bene».
Yoox Net-a-Porter oggi
Il 2016 è l’anno di un nuovo socio nel capitale del gruppo. Arriva, infatti, un'iniezione di capitali freschi in Ynap per una nuova fase di espansione attraverso un aumento di capitale riservato da 100 milioni di euro interamente sottoscritto da Alabbar Enterprises, società controllata da Mohamed Alabbar, con una partecipazione del 4% in Ynap. Alabbar è fondatore e presidente di Emaar Properties, società che controlla Emaar Malls Group, principale proprietario e operatore di centri commerciali e business retail a Dubai. «Sono entusiasta dell'ingresso di Alabbar Enterprises come investitore strategico del gruppo. L’esperienza di Mohamed Alabbar e le competenze del suo team maturate nel settore retail di lusso avranno un ruolo significativo nel rafforzare e favorire l'ulteriore espansione di Ynap» ha commentato Johann Rupert, presidente di Richemont.
Nel luglio 2016 il gruppo ha presentato il piano strategico del quinquennio successivo con l'obiettivo di più che raddoppiare ricavi e numero di clienti entro il 2020. La previsione è di una crescita dei ricavi netti tra il 17% e il 20% all’anno a tassi di cambio costanti nel prossimo quinquennio 2015-2020, superiore alla media del settore (+15%). Il giro d'affari del gruppo nel 2020 dovrebbe raggiungere i 3,7-4 miliardi di euro. La quota di mercato passerà dall'attuale 10 all’11-12 per cento. In netto aumento anche il margine operativo lordo, dall'8% del 015 a un range tra l'11% e il 13% del 2020 grazie anche alle sinergie derivanti dall'integrazione. «Tra cinque anni, finito il piano di integrazione tra Yoox e Net-A-Porter, mi potrò godere i frutti con i collaboratori, i clienti e i clienti finali. Ora ho una responsabilità enorme su 4 mila dipendenti, 2,5 milioni di clienti attivi e un migliaio di brand e sto crescendo anch'io con la realtà imprenditoriale che guido» commenta Marchetti.
Il 2017 si è chiuso con ricavi a 2,1 miliardi di euro, con una crescita organica
del 16,9% (+11,8% reported), con un contributo positivo delle tre linee di business. Il gruppo ha chiuso l’esercizio scorso con 842,2 milioni di visite, rispetto a 715,5 milioni nel 2016; 9,5 milioni di ordini, rispetto a 8,4 milioni nel 2016; 3,1 milioni di clienti attivi, rispetto a 2,9 milioni nel 2016. Questi i numeri con cui si presenta al “nuovo” azionista Richemont, che delisterà la società da Piazza Affari.
«Ynap continuerà ad essere gestita come società distinta, garantendo così la neutralità ed attrattività della propria piattaforma per tutti i marchi del lusso. La sede rimarrà in Italia» ha dichiarato all’annuncio dell’Opa Federico Marchetti, che fa yoga tutte le mattine e da sempre trova nell’acqua un elemento di ispirazione: «Le idee migliori arrivano quando nuoto o mentre sono sotto la doccia». E a quanto pare il metodo funziona.
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