Edizione Srl, la holding della famiglia Benetton che tramite Sintonia è azionista di riferimento di Atlantia (30,3%), «farà tutto ciò che è in suo potere per favorire l’accertamento della verità e delle responsabilità dell’accaduto». La famiglia di Ponzano Veneto per la prima volta esce allo scoperto dopo il tragico crollo del ponte Morandi a Genova. E interviene con una nota rivolta all’opinione pubblica ma soprattutto ai parenti delle vittime del disastro del viadotto Morandi a Genova. «A nome dei suoi azionisti e del suo management», si legge nel comunicato, Edizione Srl esprime «profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e la propria vicinanza ai feriti e a tutti coloro che sono stati coinvolti nel tragico crollo».
Parole non formali, benchè doverose, che forse servono anche a sopire le polemiche sulla scarsa sensibilità mostrata dalla controllata Atlantia (che a sua volta controlla Autostrade per l’Italia) rispetto all’assenza di riferimenti alle persone coinvolte nel disastro, almeno nelle prime note diffuse a valle del crollo. Realistico d’altra parte che i Benetton abbiano voluto così ribadire anche la sintonia con il management di Atlantia e la fiducia nell’operato del gruppo. Non a caso, Edizione si dice «certa» della «determinata volontà di collaborazione» con istituzioni e autorità da parte di Autostrade per l’Italia e della sua capogruppo Atlantia «che, negli ultimi 10 anni, hanno investito oltre 10 miliardi di euro nell’ampliamento e ammodernamento della rete autostradale italiana».
Gli imprenditori veneti fanno insomma muro rispetto alla bufera e rimandano al mittente le accuse di scarsa attenzione agli investimenti sulla rete autostradale. A maggior ragione dopo che il tono della polemica politica si è alzato violentemente nelle ultime ore, sfociando in accuse da parte del vicepremier Di Maio di presunti finanziamenti (smentiti) al governo Renzi. «Non mi sento umanamente di incontrare i vertici di Edizione Srl - ha detto ieri il vicepremier Di Maio a Radio 24 - Molti soldi potevano essere investiti in sicurezza, mentre sono andati in dividendi. I Benetton li incontreremo virtualmente nella fase di contraddittorio quando gli ritireremo la licenza».
Il tema dell’ipotetica revoca della concessione da parte del Governo, e delle eventuali contromosse da prendere, sarà al centro di un Cda straordinario convocato da Atlantia per il 22 agosto. Possibile che, anche alla luce delle dichiarazioni di ieri di Matteo Salvini, Atlantia sia punita con una pesante sanzione o con una revoca parziale della concessione, e non totale, strada questa che comporterebbe penali per lo Stato comprese tra i 15 e 20 miliardi.
Insomma, si vedrà. Certo è che l’intera vicenda mette sotto pressione la famiglia Benetton, la cui galassia in termini di ricavi fa perno per il 50% sul settore infrastrutturale proprio attraverso la partecipazione in Atlantia: 5,7 miliardi i ricavi generati dal business di autostrade (5mila km in gestione in 15 Paesi) e aeroporti (i 2 i Roma e 3 della Costa Azzurra) sui 12,1 miliardi totali della holding, che detiene circa 1,9 miliardi in cassa. Il disastro di Genova avviene peraltro mentre il gruppo Atlantia, assieme a Hochtief (Acs) ha lanciato un’offerta pubblica congiunta per acquisire il proprio concorrente Abertis, con l’obiettivo di diventare il più grande operatore privato al mondo nel settore delle infrastrutture.
Nel corso degli anni, i Benetton hanno diversificato le attività espandendosi dalle infrastrutture di trasporto (attraverso la partecipazione in Atlantia acquistata nel 2000) alle infrastrutture digitali (Cellnex), dalla ristorazione (Autogrill) alla manifattura, con il marchio storico Benetton. Edizione ha anche quote in Generali (3,05%) e Mediobanca (2,1%), mentre è fuori dall’editoria: negli anni ha dismesso completamente le partecipazioni detenute in Rcs, nel Sole 24Ore e in Caltagirone editore.
© Riproduzione riservata