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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 08:15.

Coordinamento e collaborazione le chiavi dell'attività del Tecnopolo, decollata con uno stanziamento inziale di sei milioni di euro e con una ventina di giovani ricercatori impiegati nei due centri di Ravenna e Faenza, più il contributo di esperienza e conoscenza che Università e Cnr forniscono sui singoli progetti.
«Sui tre macro-filoni di studio – prosegue Rebucci – non possiamo ancora parlare di veri e propri risultati, caso mai di prototipi. Il Tecnopolo di Ravenna si occupa del finanziamento e dello sviluppo della ricerca in collaborazuione con le imprese. Le aziende, successivamente, si faranno carico di industrializzare i risultati. Il livello di sperimentazione è tuttavia molto avanzato.
Per esempio, nello studio dei nuovi materiali, in particolare per il settore ceramico, la sperimetazione ha portato a una collaborazione con gli enti che lavorano con la Nasa, l'agenzia spaziale americana. In questo campo l'attività si è focalizata su quelle ceramiche in grado di resistere ad altissime temperature, mentenendo alte performance prestazionali».
Questi nuovi materiali ceramici potranno trovare applicazione anche nei settori meccanico e automobilistico, per la realizzazione di testate di motori o componenti di impianti frenanti.
Per quanto riguarda la nautica, oltre allo studio dei flussi di fluidodinamica delle carene e delle imbarcazioni (si veda l'articolo in pagina), sono allo studio materiali in grado di essere riciclati una volta che l'imbarcazione – specie quelle da diporto – va in demolizione. Un processo che deve partire già dalla fase progettuale del natante e che necessità di nuovi programmi di ingegnerizzazione.
Dal mare arriva anche un altro importante filone di ricerca, quello energetico. In particolare per l'impiego di un particolare tipo di alga che vegeta nelle acque dell'Adriatico e che può essere utilizzata per creare biomasse, biodiesel e biogas.
«Il gruppo di lavoro – spiega ancora Alberto Rebucci – ha avviato una collaborazione con un istituto di Francoforte. Da quando la Germania ha annunciato il disimpegno nel nucleare, sono stati avviati studi con la finalità di migliorare l'applicazione di energia da fonti rinnovabili. Di questo programma fa parte anche l'impiego dell'idrogeno, uno dei capitoli dell'attività energia del Tecnopolo».
La collaborazione "in rete", come sottolinea Rebucci, oggi è fondamentale se si vuole accedere ai finanziamenti che l'Unione europea ha messo a disposizione per i programmi di ricerca e innovazione industriale. L'Italia è agli ultimi posti nella classifica Ue per gli investimenti in innovazione. Senza la partecipazione attiva ai network europei difficilmente la ricerca di base potrebbe muovere passi avanti.
IL RATING DEL SOLE
IL GIUDIZIO
-Il punteggio
Attraverso una griglia di 8 variabili ciascun distretto della ricerca è definito nei suoi punti di forza e di debolezza: nel caso del Tecnopolo ravennate spiccano l'internazionallizzazione, la capacità di fare rete e i rapporti con il mondo scientifico.
PUNTI DI FORZA
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE
L'attività del tecnopolo ravennate si è inserita in una rete di collaborazione con enti in Germania, Stati Uniti e Francia
ALTA
-2
CAPACITÀ DI FARE RETE
I programmi di ricerca sono interconnessi con le caratteristiche economiche del territorio e al servizio delle Pmi
BUONA
-3
RAPPORTI CON IL MONDO SCIENTIFICO
Bene la collaborazione con Università di Bologna e Cnr, che consente di poter contare su esperienze qualificate
DISCRETI
-PUNTI DI DEBOLEZZA
1
RAPPORTO IMPRESE-RICERCA
Ancora bassa la collaborazione con il mondo produttivo per la definizione di programmi e progetti
BASSO
-2
GRADO DI APERTURA
Far parte di un network regionale a matrice pubblica non agevola la collaborazione con la componente privata
SCARSO
-3
CAPACITÀ DI ACCEDERE AI FONDI
Al momento sono di matrice pubblica e poco dimensionati per una programmazione di medio-lungo periodo
INSUFFICIENTE
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