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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2013 alle ore 10:00.

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L'innovazione tecnologica è una linfa che circola sotterranea nel fitto tessuto imprenditoriale della meccanica modenese. Un sistema circolatorio profondo che non ha un grande cuore pulsante, stile Kilometro Rosso a Bergamo, ma diversi gangli minori in rete.

Tra laboratori di ricerca aziendali, un club dell'innovazione privato come Crit, il polo Intermech dell'Università di Modena e Reggio Emilia (il centro interdipartimentale per la ricerca applicata e i servizi alla meccanica avanzata e alla motoristica, fulcro del tecnopolo meccanico della Rete alta tecnologia regionale) e una fondazione, Democenter-Sipe, che ha il ruolo fondamentale di tenere viva la circolazione di informazioni dentro la rete, di diffondere le best practices tecnologiche e di spalancare le porte tra ateneo, istituzioni, imprese e finanziatori.
«Nasciamo vent'anni fa come società consortile tra associazioni di categoria, una sessantina di imprese del territorio, istituzioni e fondazioni bancarie per attivare innovazione tecnologica e dimostrazioni di tecnologia per sensibilizzare le aziende, come dice il nostro nome, principalmente a servizio della meccanica avanzata e alla motoristica, nostro settore di riferimento, sebbene ci occupiamo anche di biomedicale e Ict», spiega Enzo Madrigali, direttore di quella che da un anno è diventata una Fondazione proprio per la volontà di potenziare il ruolo di trait d'union tra l'università (Democenter ha sede nel campus di Ingegneria Enzo Ferrari di Modena) e il tessuto produttivo locale. «In tre anni – fa i conti il direttore – abbiamo iniettato sul territorio una ventina di milioni di euro per l'innovazione, di cui otto sono andati alla meccanica, sostenendo 21 progetti hi-mech cui hanno partecipato 61 imprese e 66 ricercatori. Per il triennio 2012-2014 pensiamo di arrivare a 36 milioni di risorse per la ricerca, fondi che noi andiamo ad acquisire anche scrivendo progetti su bandi regionali, nazionali ed europei. Abbiamo calcolato che per ogni euro che il pubblico ci mette a disposizione (350mila euro l'anno di contributi versati dalla Camera di commercio di Modena, ndr) ne restituiamo 34 al territorio».

La mission di Democenter è trovare le risposte migliori alle esigenze degli imprenditori, facendo marketing della ricerca, analisi e sviluppo di idee innovative, benchmarking e trasferimento tecnologico, andando a caccia di tecnologie e finanziamenti, divulgando competenze, facendo alta formazione e promozione: l'elenco delle attività è lunghissimo ed è affidato a una squadra di 12 professionisti interni (ingegneri, fisici, biotecnologi, chimici, economisti) affiancati da altri 13 collaboratori esterni e da diversi giovani universitari. «Visitiamo quasi 900 imprese del territorio ogni anno – continua Madrigali – per raccogliere istanze e idee su cui agganciamo competenze universitarie, consulenziali, imprenditoriali fungendo da amplificatori di innovazione e ricerca, anche grazie a collaborazioni con parchi come l'Area science di Trieste o il Matech Point di Padova». In attesa che si completino, entro fine anno, i lavori nel campus di ingegneria per una nuova palazzina che diventerà il portale del tecnopolo modenese della rete Aster, con la creazione di un incubatore Ict per le start-up e di nuovi laboratori, Democenter sta coordinando due distretti tecnologici nella meccanica sotto la spinta dell'omonimo bando regionale, che hanno dato vita a 12 reti di imprese e all'inserimento di 36 ricercatori universitari. «Ci occupiamo anche di aiutare la nascita di spin off e start up, addestrando chi arriva da noi con buone idee ma poche competenze. Ma guardiamo anche oltre – aggiunge il direttore – cercando di costruire assieme alle aziende il futuro di dopodomani». Il riferimento è all'ultimo progetto Crossday, che il prossimo 18 aprile metterà attorno a un tavolo in Electrolux ricercatori di Modena, Ancona, Verona assieme a imprese come Walvoil, Bellco, Landi Renzo per costruire assieme la competitività di medio-lungo periodo.

«Qui non servono nuovi laboratori di ricerca, ne abbiamo di eccellenti dentro le imprese, che grazie all'accreditamento della rete Alta tecnologia sono aperti anche a terzi. Serve mettere a sistema i vari interlocutori ed è il nostro ruolo», conclude Madrigali. Tra i laboratori privati accreditati c'è il Tr Lab di Tellure Rota, piccola azienda familiare di Formigine (22 milioni di fatturato, 150 dipendenti) ma prima in Italia nella produzione di ruote e supporti. «Siamo troppo piccoli per fare buona ricerca da soli – spiega l'ad Elena Lancellotti, figlia del fondatore Roberto di una Pmi che comunque investe il 4% l'anno in R&S – ma grazie a Democenter stiamo scommettendo sulla ricerca collaborativa, anche se è più facile a dirsi che a farsi. Siamo partner del progetto sul bando Distretti 1 per il robot mobile e grazie alla contaminazione con le altre aziende in rete e l'università abbiamo acquisito in fretta know-how di meccatronica e sensoristica». Senza Democenter neppure Hpe Coxa avrebbe realizzato prima il laboratorio di ricerca sul motore monocilindrico assieme a Ferrari e ora due progetti hi-tech su oleodinamica e strumenti di modellazione, attingendo ai fondi del bando Distretti 2 e alle competenze di Intermech. L'azienda-gioiello modenese di ingegneria meccanica per automotive, motorsport, aerospaziale e trattoristica (clienti come Ferrari, Maserati, Ducati, Cnh) ha condiviso con altre Pmi e l'ateneo i suoi laboratori e i suoi addetti (120, di cui metà ingegneri, una trentina assunti negli ultimi mesi e altri 6 ricercatori che saranno inseriti grazie ai due progetti) al fine di studiare nuove tecniche per migliorare prestazioni ed ecosostenibilità dei motori.

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