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Bando post-Expo, tempi stretti per le offerte e rischio di gara deserta

I tempi sono stretti e l'eredità di Expo 2015 viaggia sul filo di una serie di scadenze che lasciano pochi margini. La cordata di imprenditori o la rete di imprese che si farà avanti per acquisire le aree diventerà il nuovo proprietario non prima di dicembre 2016, con possibilità di proroga – quasi certa – di un anno. Dalla chiusura dei battenti dell'Esposizione universale, a ottobre 2015, fino a quella data bisognerà gestire «la fase transitoria in modo non traumatico», sottolineano i vertici di Arexpo che insieme al «promissario acquirente» avranno titolarità sul sito espositivo.

Sul crono-programma corre lo spauracchio di un post-Expo che non dia l'idea di abbandono e, fino all'acquisizione, saranno i vertici di Arexpo a dover rispondere del destino dell'area. Prima di tutto, però, bisogna portare a casa il futuro aggiudicatario e ci sono solo tre mesi di tempo per mettere d'accordo gli operatori che entro il 15 di novembre potranno costituire una rete di imprese ed elaborare un proposta progettuale oltre all'offerta economica. Dal 1° settembre al 30 ottobre gli interessati potranno presentare quesiti tecnici e le risposte verranno pubblicate sul sito internet di Arexpo in forma anonima. I concorrenti dovranno inoltre partecipare a un sopralluogo entro il 30 settembre. La commissione (che dovrà essere nominata dai soci di Arexpo una volta pervenute tutte le buste) avrà appena 15 giorni per valutare le eventuali offerte che dovranno essere corredate di una fideiussione per 3 milioni. Il contratto preliminare è previsto entro il 31 dicembre 2014.

«Siamo qui per il piano A, non per il piano B», sottolinea il presidente di Arexpo, Luciano Pilotti a chi gli chiede cosa farà la società se non dovesse pervenire alcuna offerta. Il bando di gara unico per un'area così complessa, i tempi stretti, le incertezze legate a eventuali ritardi attuativi e il difficile contesto di mercato per il settore immobiliare potrebbero frenare anche gli investitori più attenti. «A quel punto – aggiunge Pilotti – potremmo riconsiderare il nostro ruolo e rivedere la mission societaria». In altre parole, la stessa società Arexpo potrebbe trovarsi costretta a diventare in prima persona il developer incaricato di raccogliere l'eredità di Expo 2015, accompagnando la riqualificazione con nuove gare su lotti più piccoli e pianificando la conversione dell'area.

Sull'ipotesi, però, pendono le scadenze del bilancio: entro aprile 2017 Arexpo deve restituire il finanziamento alle banche per almeno 160 milioni di euro. A questa cifra si sommano altri 50 milioni di euro da dare a Expo Spa (e altri 25 dovrebbe versarli l'eventuale acquirente dell'area) come contributo per le infrastrutture, oltre a tutti gli altri costi di gestione, di imposte e oneri finanziari. Il pool di istituti di credito (Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio, Veneto Banca, Credito Bergamasco, Banca Popolare di Milano, Banca Imi) con i quali è stato sottoscritto un contratto con rilascio di apposita garanzia ipotecaria sulle aree, aveva chiesto la garanzia (rispettata da Arexpo) di andare a gara entro fine 2014. Se, però, non si dovesse individuare lo sviluppatore entro la primavera del 2015 «bisognerà rinegoziare termini nuovi con le banche», ammette Pilotti. Le scadenze sui pagamenti, senza promissario acquirente, salterebbero: «In caso di gara deserta – dice il presidente di Arexpo – bisognerà rivedere la macchina organizzativa con il supporto delle banche». Tra le ipotesi, anche quella di mutare la struttura societaria, con gli stessi soci. E a quel punto le banche stesse potrebbero scegliere di esercitare l'ipoteca o scendere in campo come promotori della fase di riqualificazione.

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