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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2014 alle ore 07:11.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2014 alle ore 07:40.

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Subito una tariffa elettrica piatta e costante, spazzando via l'attuale struttura progressiva del prezzo che ci fa pagare il singolo kilowattora di più (anche molto di più) quando i consumi crescono . E conviene intanto accelerare l'arrivo del nuovo contatore elettronico 2.0 (lo sta studiando l'Enel) capace di consigliarci l'uso più efficiente dei nostri elettrodomestici, dialogando costantemente con la rete per contribuire anche così a calibrare al meglio il sistema elettrico nazionale.

Sono due delle proposte forti che l'organizzazione ambientalista Amici della Terra formulerà martedì prossimo in un convegno a Roma rimarcando, ancora una volta, la convergenza con le proposte che vengono da molte organizzazioni imprenditoriali. Parola d'ordine: efficienza energetica. Da declinare, si augura l'organizzazione ambientalista in un dossier, in una maniera assai diversa rispetto al passato. Troppi indicatori - denuncia - sono ora legati in maniera rudimentale al semplice risparmio di energia. Il nuovo parametro “standard”, obbligatorio e certificato, deve essere - si propone - quello, più complesso ma sicuramente assai più efficiente, della riduzione dell'intensità energetica, che misura il rapporto tra l'unità di ricchezza o di produzione e la quantità di energia necessaria per realizzarla.

Nuovi parametri
Solo applicando questo parametro - insistono gli artefici del dossier - è possibile valutare correttamente ciò che si è fatto finora, scoprendo uno scenario un po' diverso da quello comunemente tracciato. E così diventa ancor più chiaro quel che in verità già si sapeva: è vero che stiamo rispettando, con anticipo, i parametri europei legati al protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni e sul ricorso alle rinnovabili. Ma è anche vero che a fronte degli extra-costi in bolletta causati da un'incentivazione poco accorta delle rinnovabili fotovoltaiche e eoliche una parte preponderante di questo risultato è dovuto semplicemente al calo della produzione e dei consumi dovuto alla crisi economica. Vero è - si specifica nel dossier - che ”il 10% delle riduzioni di emissioni clima alterante rispetto al 1990 è dovuta alla crescita delle rinnovabili elettriche e che complessivamente l'aumento del consumo di fonti rinnovabili ha consentito il 16,7% delle riduzioni di gas serra”. Ma “considerato il peso delle componenti non energetiche della riduzione delle emissioni, pari al 6%, si può affermare che nel periodo 2008-2012 circa 77% della riduzione di emissioni climalteranti sia dovuto al calo dei consumi”.

Stop nascosto
Che significa? Significa che se la crisi dovesse augura abilmente allentare la sua morsa, e se i consumi dovessero dunque ripartire, l'aumento delle emissioni potrebbe tornare fuori controllo. Anche a causa - sottolineano gli Amici della Terra -di un efficienza energetica che poteva e potrebbe crescere di più. ”Dal 2004 2007 si è avuto un forte miglioramento” che ha contribuito direttamente a ridurre il trend dei consumi. Ma tra il 2007 e il 2011 a determinare la discesa delle emissioni è stato integralmente il crollo di molte attività industriali, mentre ”l'efficienza energetica si è mantenuta livello raggiunto nel 2007”. I risultati sono stati discreti nei processi industriali, con gli imprenditori che hanno continuato per quanto possibile a fare la loro parte. Qualche miglioramento c'è stato nei trasporti. Ma nel terziario i progressi sono stati scarsi. Mentre il settore residenziale che rappresenta - confermano anche gli Amici della Terra - la maglia nera nei mancati guadagni di efficienza che si sarebbero potuti ottenere, nonostante i risultati dovuti ai vari strumenti di incentivazione fiscale concessi alle famiglie. Ora - si ammonisce nel dossier - serve ”un nuovo obiettivo per coniugare efficienza energetica e competitività”.

Accuse e proposte
Ed ecco che per il settore residenziale, ma non solo, si propone di accelerare la demolizione della vecchia tariffa progressiva, che impedisce di sfruttare in pieno i benefici che garantiscono ad esempio gli impianti di climatizzazione a pompa di calore ad alta efficienza. O la stessa diffusione della mobilità elettrica. “In Italia - commenta Tommaso Franci, curatore del rapporto - si scontano due volte gli errori compiuti con l'incentivazione delle rinnovabili elettriche, che oggi pesa per oltre il 20% sul prezzo dell'elettricità. Quindi, non solo si è privilegiato lo strumento più costoso per la riduzione dei gas serra lasciando poche briciole agli interventi per l'efficienza energetica, ma si è anche disincentivata la diffusione degli usi efficienti del vettore elettrico già fortemente penalizzata dalla struttura progressiva della tariffa elettrica”. L'idea della tariffa “piatta” sembra convincere, per la verità, anche l'Authority per l'energia, che nel luglio scorso ha lanciato una tariffa sperimentale ”piatta” proprio per l'utenza domestica. Ma la sua attivazione non è semplicissima, e forse non è adeguatamente propagandata. Bisogna fare di più, insistono gli autori del dossier. E questa è solo una delle mosse necessarie. Perché con un insieme di scelte coerenti i risultati possono essere consistenti, con un salto di efficienza delle nostre abitazioni superiore al 25% . “Effettuando interventi di riqualificazione energetica sul 4,5% all'anno degli edifici costruiti prima del 1991 è possibile raggiungere - si legge nel rapporto che sarà presentato martedì - un risparmio di circa 8,7 megatep (milioni di tonnellate di petrolio equivalenti) rispetto ai consumi del 2010 (31,67 Mtep)”.

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