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Barometro della manifattura

05 gennaio 2015

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Impresa & Territori IndustriaLa chimica resiste e investe

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La chimica resiste e investe

I chimici resistono nonostante tutto. Nonostante la burocrazia. Nonostante i costi dell'energia. Nonostante il peso regolatorio. Anche sulla chimica la crisi lascerà i suoi segni, come spiegano da Federchimica. Pur essendoci molte imprese in difficoltà, tuttavia, non c'è una situazione di diffusa crisi strutturale e la chimica è tra i settori che hanno resistito meglio alla grave e prolungata recessione. Prendendo il periodo 2007-2012 il calo del valore aggiunto (si vedano i grafici a fianco) è stato del 7,2%, molto più contenuto della media manifatturiera che è stata del 14,6%. Questo ha consentito una maggiore difesa dei livelli occupazionali: il settore ha perso il 10% dei posti di lavoro, contro il 16% dell'intera manifattura.

Ma quello che conta di più è che la chimica esce dalla crisi come uno dei settori che possono dare un contributo alto alla crescita del paese: secondo il rapporto GreenItaly 2014, curato dalla fondazione Symbola, investe la quota maggiore dell'industria in tecnologie e prodotti a favore della sostenibilità ambientale, ha livelli di socialità elevati nel rapporto di lavoro, come emerge, per esempio, dagli indici di sicurezza.

Pur andando meglio del resto dell'industria, dalla chimica non ci si possono aspettare risultati significativamente diversi dalla media della manifattura perché la chimica, producendo un bene intermedio, non ha un andamento autonomo, ma strettamente legato al resto dell'industria. Il 2014, grazie alle buone performance del primo semestre che compensa quelle deludenti del secondo, si chiuderà con il segno più: il rialzo sarà dello 0,8%, dopo 3 anni di contrazione. Gli spunti di crescita sono frammentari e arrivano soprattutto dall'export, mentre il mercato interno è stabile. Si sta però parlando di livelli molto più bassi del passato, come lasciano capire da Federchimica. L'export è in moderata crescita e nei primi 10 mesi ha fatto registrare una crescita dell'1,4%. Il mercato europeo cresce, ma nel corso dell'anno ha perso slancio, mentre le esportazioni extra-Ue sono in calo, in media. L'andamento è comunque disomogeneo: gli Stati Uniti crescono del 7%, la Turchia del 6%, ma la Cina perde il 5% e il Brasile il 6%. Nella chimica fine e specialistica l'Italia si contraddistingue ancora una volta come miglior paese europeo con una crescita del 3,7%.

Guardando avanti, al 2015, i chimici non si lasciano prendere da facili slanci nelle previsioni. Del resto il secondo semestre del 2014, negativo per l'economia italiana ed europea, ha vanificato i buoni spunti di inizio anno. Comunque, per il 2015, tenendo conto dell'incerta evoluzione macroeconomica, la produzione chimica in Italia crescerà dell'1,4%. Si rafforzerà l'export (+3,2%) che però sarà condizionato da un contesto europeo non ancora brillante, mentre dopo anni di domanda interna piatta o in calo, ci sarà un risveglio del mercato nazionale dove è prevista una crescita dell'1,3%.

Se in Italia la chimica soffre, ma resiste meglio alla crisi degli altri settori, allargando l'obiettivo all'Europa non si incontra un quadro confortante. Uno studio del Cefic (confederazione europea delle industrie chimiche) e di Oxford economics, ha evidenziato una perdita di competitività nel periodo 2008-2012: l'export europeo rispetto a quello mondiale è cresciuto di 4 punti percentuali in meno. Non solo negli ultimi 20 anni l'Europa ha perso quote di mercato e ha visto l'entrata in scena dei paesi emergenti, ma questo fenomeno si è intensificato dopo la crisi del 2008. Questo quadro fa comprendere, dicono da Federchimica, che anche a livello europeo, settori sostenibili in termini economici, non possono più continuare a sostenere gli svantaggi competitivi che arrivano in particolare dal costo dell'energia che è più alto anche rispetto al Nord America e da un contesto normativo che non gioca a favore delle imprese.

Questo quadro europeo poco confortante preoccupa molto gli imprenditori italiani perché per l'Italia la ripresa sarà legata soprattutto all'Europa. Un graduale miglioramento dovrebbe essere reso possibile dal cambio più favorevole, dalla riattivazione del credito, dalla stabilizzazione dell'occupazione e da una politica fiscale meno penalizzante, accompagnata dai progressi delle riforme.

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