Economia

Bancari in piazza per contratto: è polemica su stipendi dei top manager

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Lo sciopero delle banche

Bancari in piazza per contratto: è polemica su stipendi dei top manager

(Ansa)
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Piazza della Scala a Milano invasa dalle bandiere colorate dei bancari: scioperano in difesa del loro contratto. Indosso una maglietta con su scritto «io non sono “un banchiere”». Sono in migliaia (secondo la Fiba Cisl 7mila, ma il numero sembra sovrastimato) nonostante il clima della giornata che non invita a scendere in piazza.

Hanno attraversato la città, in ordine, partendo dalla sede milanese di Abi in via Olona. Parlando alla gente e cercando di spiegare le loro ragioni: non vogliamo difendere privilegi, ma vogliamo difendere il contratto e il lavoro dicono i delegati dei sindacati dal furgone che funge da palco. Nel centro storico della citta' gli sportelli bancari sono tutti chiusi: i direttori delle filiali avvertono che a causa dello sciopero i servizi non sono garantiti. Davanti agli sportelli però non c’è nessuno, se si escludono i pochi che ritirano il contante agli Atm. Ed è forse questo il segnale più evidente di come siano cambiate le abitudini della clientela che ricorre sempre meno ai servizi dello sportello. E che rende alcuni costi di struttura sempre più insostenibili.

Le stime dei sindacati parlano di un'adesione allo sciopero superiore al 90%. In serata Abi comunicherà i dati delle aziende. Sul palco di Milano, dopo i delegati sono saliti Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi e Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Dal palco sono partite frecciate pesantissime all'associazione bancaria.

Il primo a lanciarle è lo stesso Sileoni: «Abbiamo la sensazione che l'Abi non esista. Unicredit per esempio sta spingendo per avere il proprio contratto aziendale di gruppo». Sul caso Unicredit interviene anche la Camusso per la quale «uno dei grandi problemi dei lavoratori italiani è l'uguaglianza dei diritti collettivi e la frantumazione aziendale non è la risposta. È segno però che la rappresentanza delle controparti ha grande difficoltà».

Dalla perdita di peso politico dell'Abi le frecciate si spostano alle retribuzioni dei banchieri. Camusso dal palco ha ripetuto che gli amministratori delegati guadagnano in media 3,7 milioni di euro annui, dato che per Abi non corrisponde all'evidenza dei fatti. Sulla base delle più recenti rilevazioni di Banca d'Italia rielaborate da Abi lo stipendio medio del personale più rilevante è pari a 245.400 euro, cifra che sale a 703mila euro per gli amministratori delegati. A proposito dello sciopero i banchieri ribadiscono che «le prospettive del settore restano legate alle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative in cui si trovano ad operare le banche in Italia. Questo scenario impone come obiettivo principale la stabilità del settore». Il mondo del credito ha bisogno di «un nuovo modo di “fare banca” intervenendo – in termini di razionalizzazione e semplificazione – sulle strutture centrali, i processi produttivi, organizzativi, distributivi e le dinamiche dei costi per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti dei principali concorrenti europei».

Questa situazione fa sì che «ulteriori aumenti del costo del lavoro, specie con inflazione e tassi prossimi allo zero, non sono sostenibili per il settore». L'Abi sottolinea comunque la volontà di arrivare a breve a un contratto, ma anche che la tempistica rimane invariata. Dal 31 marzo il contratto, già disdettato, verrà disapplicato se il confronto non avrà portato al rinnovo.

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