Economia

Ilva-Procura, scontro infinito a Taranto

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LA CRISI DELLA SIDERURGIA

Ilva-Procura, scontro infinito a Taranto

Taranto - La Procura di Taranto alza il livello dello scontro col Governo e con l’Ilva e, nonostante un decreto legge che permette all’azienda di continuare l’attività pur con l’altoforno 2 sequestrato senza facoltà d’uso, cerca di bloccare comunque l’impianto.

Ieri 19 lavoratori presenti sull’altoforno - 16 Ilva e 3 dell’impresa d’appalto Semat - sono stati denunciati dai carabinieri per il reato di “violazione dei sigilli” dell’autorità giudiziaria. I Carabinieri sono stati inviati dalla stessa Procura - pm Antonella De Luca - col compito di accertare e identificare quanti erano al lavoro all’altoforno. Che per la Procura non può funzionare il gip Martino Rosati sospeso il giudizio sulla richiesta di dissequestro fatta dall’azienda in base al decreto e rimesso gli atti alla Corte Costituzionale. Secondo il gip, infatti, il decreto legge numero 92 varato dal Governo il 4 luglio per evitare, due giorni dopo, lo spegnimento dell’impianto, è incostituzionale. Per il giudice Rosati, il provvedimento permette all’Ilva di continuare, ed anche aggravare, un reato (l’altoforno è stato sequestrato a giugno dopo un incidente mortale: un lavoratore di 35 anni, Alessandro Morricella, gravemente ustionato) solo perchè ritenuta azienda di interesse strategico nazionale. Avendo quindi rimesso la vicenda alla Consulta, la magistratura di Taranto sostiene che l’altoforno 2 non debba funzionare, mentre parere opposto sostiene l’Ilva.

«La società - si legge in una nota aziendale - ribadisce di aver operato nel pieno rispetto della legalità in ottemperanza alle previsioni del decreto legge 92/15. I dipendenti identificati hanno eseguito le previsioni di un decreto legge normato su presupposti di urgenza». E l’Ilva ha consultato anche Sabino Cassese, presidente emerito della Consulta, per il quale «si può affermare con sicurezza che il decreto legge sul quale sia stato sollevato il cosiddetto dubbio di costituzionalità, nella fase antecedente la sua conversione e alla conclusione del giudizio di costituzionalità, è pienamente efficace ed è dotato di efficacia autonomia esecutiva. Va quindi rispettato come legge - scrive Cassese - da tutte le autorità della Repubblica». Parole molto chiare quelle di Cassese. Ma intanto per l’Ilva di Taranto scoppia una nuova estate “bollente” dopo quella del 2013, quando proprio in questi giorni gli impianti dell’area a caldo furono sequestrati con l’accusa di disastro ambientale.

Ieri l’arrivo dei Carabinieri in fabbrica ha provocato molta tensione. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno incontrato l’azienda e poi, con una nota, chiesto all’Ilva «di adoperarsi immediatamente al fine di assicurare oltre a quanto previsto dalle norme di legge e di contratto, ponendo in essere ogni eventuale tutela giudiziaria, immediata e futura, nei confronti dei lavoratori interessati». I sindacati ritengono che «i lavoratori siano privi di qualsiasi responsabilità diretta e, per quanto tali, non debbano essere coinvolti da provvedimento alcuno anche e soprattutto in termini di sicurezza e salvaguardia impiantistica».

«Ilva garantirà la tutela legale dei propri dipendenti fornendo loro la più ampia assistenza» risponde sul punto l’azienda, affermando inoltre che «al momento resta garantita la continuità produttiva». E ieri sera i sindacati sono andati in Prefettura per un ulteriore punto di situazione. Al prefetto Umberto Guidato, infatti, i sindacati hanno spedito copia del verbale dell’incontro di qualche ora prima con l’azienda. Dal quale è emerso che in relazione «al tema della sicurezza degli impianti» e alla «tutela lavorativa e giuridica del personale addetto», i sindacati sono «nell’impossibilità di fornire una chiara indicazione allo stesso personale per i turni seguenti». Inoltre, si legge ancora nel verbale, azienda e sindacati dichiarano «la propria impossibilità a concertare una linea di comunicazione e di comportamento che garantisca, ove mancasse, la presenza minima atta a fornire le condizioni di sicurezza dell’impianto e degli stessi lavoratori».

Durissima la reazione di Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl: «O l’Ilva fornisce piena garanzia sulla sicurezza degli impianti del siderurgico o la fabbrica la fermiamo noi. Non è possibile stare in una situazione di massima confusione e incertezza». Infine per Bentivogli «non spetta ai lavoratori garantire l’attuazione delle prescrizioni o degli ordini dell’autorità giudiziaria. È allucinante che i lavoratori siano identificati come responsabili».