Economia

Colosseo chiuso, un decreto contro gli scioperi ai musei

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dopo la chiusura del colosseo per assemblea

Colosseo chiuso, un decreto contro gli scioperi ai musei

ROMA - I cancelli chiusi: questo hanno trovato le migliaia di turisti e appassionati d’arte che ieri mattina contavano di visitare la Roma archeologica. Colosseo, Terme di Diocleziano, i Fori, gli scavi di Ostia antica: tutto chiuso dalle 8,30 alle 11,30 per assemblea sindacale. Riunione regolarmente autorizzata, ma che ha rimandato in giro per il mondo le immagini - già viste da ultimo a Pompei in luglio - di una lunga fila di 3mila persone tenute fuori dai monumenti dall’inaspettata serrata.

Una scena che non ha riguardato solo la capitale, ma anche altre città. A Firenze, per esempio, si sono registrati ritardi nell’accesso a Palazzo Pitti. A dimostrazione che il malessere sindacale non è locale, ma origina da cause nazionali: l’organizzazione del ministero dei Beni culturali, investito da una recente riforma, la mancanza di turn over, le rivendicazioni retributive con contratti nazionali bloccati da anni. Tutte ragioni che avranno anche il loro fondamento, ma difficile da apprezzare da chi, soprattutto straniero, ha dovuto rinunciare o aspettare ore prima di entrare al Colosseo.

«La misura è colma. Ora basta». Non ha usato mezzi termini il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, per commentare la situazione. «Il buonsenso nell’applicare regole e nell’esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese». Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio con un tweet: «Non lasceremo la cultura in mano a questi sindacati».

Dalle parole ai fatti. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che con un solo e stringato articolo inserisce i musei e i luoghi d’arte nell’alveo della legge sui servizi pubblici essenziali, la 146 del 1990. Il testo, su cui c’è stato l’imprimatur del Quirinale, prevede che le future assemblee sindacali debbano essere autorizzate dal Garante per gli scioperi e che in caso di mancato accordo il soprintendente possa procedere alla precettazione. Finora, invece, la richiesta di assemblea era recapitata al soprintendente, che si limitava a una presa d’atto, salvo chiedere ai sindacati di spostare la riunione se cadeva in concomitanza con un evento particolare.

Non si tratta - hanno commentato Renzi e Franceschini al termine del Consiglio di ministri - di un attacco al legittimo diritto di assemblea e sciopero. «E nessuno mette in dubbio - ha continuato il ministro dei Beni culturali - che la riunione di ieri fosse regolarmente autorizzata. Ci siamo, però, resi conto che le vecchie regole non funzionavano, perché finivano per produrre un danno ai turisti e all’immagine del Paese. Ci siamo mossi perché questo non si ripeta».

Anche il Garante degli scioperi, Roberto Alesse, aveva avuto modo di intervenire sull’argomento una volta saputo della chiusura dei monumenti. In una nota diffusa in mattinata aveva sottolineato come il fatto «porti, ancora una volta, alla ribalta l’urgenza di ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali».

La novità varata dal Consiglio dei ministri è stata apprezzata da più parti. «L’attività sindacale è giusta - ha commentato la presidente della Camera, Laura Boldrini - ma le proteste non devono causare un danno alla cultura del Paese». Vanno, dunque, previsti «preavvisi e fasce di garanzia». D’accordo anche il sindaco della capitale, Ignazio Marino, che ha parlato di «uno schiaffo in faccia alle persone e di uno sfregio al Paese intollerabile». Secondo Francesco Prosperetti, soprintendente al Colosseo e all’area archeologica della capitale, l’intervento del Governo permetterà «di articolare le nostre relazioni industriali, se così si possono chiamare, in maniera del tutto nuova».

Anche dal fronte sindacale c’è stata una qualche apertura. Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ha ammesso che «è sbagliato prendere in ostaggio i turisti». Pure per Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, «dobbiamo stare attenti a non trasformare le nostre ragioni in un problema per cittadini e turisti». Ma così come Furlan ha subito aggiunto che «il problema non si risolve con un decreto legge, ma sedendosi intorno a un tavolo e aprendo un confronto», Barbagallo ha parlato di «attacchi pretestuosi» nei confronti dei lavoratori.

Ancora più dura Susanna Camusso, leader della Cgil: «È uno strano Paese quello in cui non si può fare un’assemblea sindacale. Inoltre, essere servizio essenziale non significa che non si abbia la possibilità di fare assemblee o scioperi».

E a proposito di scioperi, Claudio Meloni, coordinatore nazionale Cgil per il settore dei Beni culturali, ha ventilato l’ipotesi di un’astensione nazionale. «Le procedure sono già state avviate». Ora, però, si dovranno fare i conti con le nuove regole.

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