Economia

Calenda: «Un bonus integrale per la ricerca»

  • Abbonati
  • Accedi
L’ITALIA CHE INNOVA

Calenda: «Un bonus integrale per la ricerca»

Il ministro Calenda - Agf
Il ministro Calenda - Agf

Ci sono un “bonus” ricerca finalmente integrale e banda ultralarga diffusa nei distretti nella strategia del governo per spingere l’innovazione industriale. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, in una videointervista trasmessa durante l’appuntamento di Oderzo, delinea un percorso in cui, dopo la presentazione del piano su Industria 4.0 («entro il 5 agosto»), arriverà una legge di stabilità fortemente orientata al rilancio degli investimenti produttivi, a partire da quelli in ricerca.

Calenda non si nasconde dietro la facile retorica della quarta rivoluzione industriale e riconosce che per l’Italia la difficoltà sarà creare un modello proprio di Industria 4.0, ben diverso dagli esempi di altri grandi economie. «Bisognerà lavorare sui fattori orizzontali, evitando l’approccio, ad esempio quello tedesco, di filiere guidate da grandi imprese. L’Italia ha una storia diversa dove le Pmi si organizzano in reti o distretti e dovremo tenerne conto».

Il ministro insiste sul concetto di «fattori abilitanti» dell’Industria 4.0, ad esempio la banda ultralarga: «Sto rivedendo il piano del governo per una rimappatura che tenga in maggiore considerazione i distretti industriali, che devono essere inclusi nelle aree a cosiddetto fallimento di mercato. Il fiber to factory è una leva cruciale di competitività». A questo lavoro, prosegue, si sposerà nel campo della ricerca l’individuazione di alcune eccellenze, nei Politecnici, per costruire degli innovation hub (pochi) in cui concentrare le risorse. «Allestita questa rete, sarà poi il mercato a decidere quali saranno i settori su cui investire».

Se questa è la cornice delle politiche per l’innovazione, le singole misure di supporto arriveranno a partire dalla prossima legge di stabilità, che dovrà essere - ribadisce Calenda - la grande occasione per rilanciare gli investimenti produttivi. «Ci sono già spazi per sfruttare la leva fiscale e altri dovremo essere bravi a ricavarceli. Oggi a livello europeo la grande battaglia è sul supporto alle imprese per gli investimenti. Penso che gli investimenti con effetti sulla competitività siano da escludere dal Patto di stabilità per un arco temporale, immagino ad esempio tre anni. Un ulteriore spazio significativo possiamo recuperarlo se cancelliamo incentivi non funzionanti, in alcuni casi anche perché le risorse non vengono spese, concentrandoci sulle misure più efficaci come i superammortamenti, la “nuova Sabatini” in versione allargata, il credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo che va trasformato da incrementale in strutturale (calcolato sul volume totale della spesa, ndr)».

Ma il rilancio degli investimenti, a cominciare da quelli per l’innovazione, richiede anche imprese messe in condizione di accedere con maggiore fluidità al credito e con maggiore efficacia ai mercati internazionali. Il primo obiettivo, secondo Calenda, richiede un Fondo di garanzia che premi «di più gli investimenti rispetto al circolante e copra con percentuali più elevate le classi di rischio intermedie, quelle con situazioni di difficoltà. Non ha senso coprire nella stessa misura imprese che hanno già possibilità di accesso al credito, significa solo fare un favore alle banche».

Un lavoro ancora più articolato, se possibile, è richiesto per portare sui mercati esteri imprese che hanno ottime potenzialità per esportare ma stentano a farlo. «Lavoreremo con l’Ice per aiutare le imprese a costruire piani di internazionalizzazione dedicati» dice Calenda, confermando il focus delle iniziative promozionali sul Nord America, dove si incentiverà sempre di più l’ingresso di prodotti made in Italy nella grande distribuzione. «Nel frattempo - conclude il ministro - quest’anno bisognerà assolutamente portare a compimento l’“Exim bank” che lavorerà su tutti gli aspetti finanziari dell’internazionalizzione».

© Riproduzione riservata