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Bergamo riparte con Industria 4.0

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la questione industriale

Bergamo riparte con Industria 4.0

Vincenzo Boccia (secondo da sinistra) durante l’assemblea di Coinfindustria Bergamo
Vincenzo Boccia (secondo da sinistra) durante l’assemblea di Coinfindustria Bergamo

Bergamo si lascia alle spalle gli anni della crisi. La produzione industriale ritorna al massimo storico e i bilanci del 2015 delle aziende segnalano un recupero di tutti gli indicatori. Il sistema manifatturiero locale ora è pronto per evolversi, dando una risposta alle nuove esigenze del territorio: dagli investimenti in innovazione alla formazione, fino alla nuova frontiera delle tecnologie digitali, senza dimenticare la necessità di attrezzarsi di fronte all’evoluzione del mercato del lavoro.

È la strada indicata dal presidente di Confindustria Bergamo, Ercole Galizzi, che ha salutato ieri l’assemblea degli associati, l’ultima del suo mandato. «Bergamo è un modello - ha rilanciato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia - soprattutto in una fase delicata come questa, nella quale è necessario passare dagli interessi delle imprese alle esigenze delle imprese. La questione industriale è prioritaria e strategica per il paese, a breve porremo al sindacato la nostra idea di questione industriale». E sui rapporti interni a Confindustria ha precisato che con il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, «c’è una visione assolutamente complementare sul ruolo dell’associazione».

I numeri più recenti confermano che Bergamo è pronta a ripartire. È il momento di impostare un cambio di passo, anche perché il quadro congiunturale è tutt’altro che confortante. Le nubi sono rappresentate dalle incertezze nel quadro internazionale, delineate ieri da Paolo Magri, direttore di Ispi. Galizzi ha ammonito: «Quattro anni fa l’economia bergamasca aveva quasi riagganciato i valori del 2008, poi ci fu una violenta frenata causata da una politica economica restrittiva, prima dell’Ue e poi dell’Italia».

L'ECONOMIA BERGAMASCA

Le imprese bergamasche, in questi anni hanno comunque provveduto a patrimonializzarsi (il patrimonio netto globale è salito di 3,8 miliardi, a quota 14 miliardi), e sono pronte a sfruttare le opportunità offerte dal nuovo piano nazionale Industria 4.0, mettendo mano al portafoglio. «Nei sette anni di crisi - ha spiegato Galizzi - le immobilizzazioni materiali sono diminuite del 15%, mentre le immateriali sono cresciute di 10 punti». Un trend che nel giudizio del presidente è «indicatore di innovazione, finalizzata a implementare il percorso dell’industria bergamasca verso la fabbrica intelligente». Un percorso che, come ha sintetizzato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, «sarà tecnologicamente neutro, con obiettivi facilmente valutabili, con un meccanismo orizzontale di incentivi automatici». E per quanto riguarda l’avvio degli hub dell’innovazione, l’obiettivo è fare massa critica («come ha sollecitato ieri lo stesso sindaco di Bergamo, Giorgio Gori) evitando sovrapposizioni: «A ogni competence center - ha precisato il ministro, invitando a tralasciare inutili lotte di campanile - sarà assegnata una competenza settoriale specifica».

Confindustria Bergamo, che si appresta a presentare il progetto per la nuova sede, guarda anche ad altre direttrici di sviluppo, come il rilancio delle filiere (metalmeccanico e gomma su tutti), una maggiore managerializzazione delle imprese, la valorizzazione dell’economia circolare. Restano imprescindibili le priorità infrastrutturali (collegamento ferroviario di Orio e scalo merci da rilocalizzare) e sulla formazione: nonostante le performance in controtendenza dell’ateneo bergamasco, secondo l’Ocse, ha spiegato Galizzi, «il numero di laureati e il livello di istruzione sono inadeguati. Bergamo evolve - ha concluso il presidente - se saprà rimuovere le resistenze al cambiamento e ridare speranza ai giovani. Il cambiamento del paradigma tecnologico e la crescita delle opportunità offerte dai nuovi prodotti necessita di cambiamenti e adattamenti delle persone prima che delle imprese».

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