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L’industria della carta punta sull’economia circolare. Ma il…

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L’industria della carta punta sull’economia circolare. Ma il futuro è incerto

È l’industria che, più di tutti, può definirsi un pilastro della (declamata) economia circolare, visto che ogni anno ricicla 4,8 milioni di tonnellate di carta proveniente dalle raccolte differenziate per farne imballaggi e tovaglioli. Eppure l’industria italiana della carta (7 miliardi di fatturato 2015, 19.500 addetti), che pure ha aumentato la produzione dell’1% nei primi sette mesi del 2016, resta frenata da due zavorre storiche e sempre più pesanti: la mancanza di impianti per smaltire i residui di lavorazione della carta da macero (il cosiddetto pulper) e gli alti costi energetici.

Due zavorre che, unite al rallentamento dell’economia mondiale, preoccupano gli operatori riuniti da ieri alla 23esima edizione del Miac, la mostra internazionale dell’industria cartaria (160 espositori di macchine e componenti, per il 30% provenienti dall’estero, e circa cinquemila buyer attesi) sostenuta da Assocarta e da Confindustria Toscana Nord, che si tiene al polo fieristico di Lucca. Cioè nel distretto cartario più importante in Europa (4,3 miliardi di fatturato 2015, di cui 1 miliardo all’export), specializzato nella carta per uso igienico e domestico e in grado di riciclare 1,2 milioni di tonnellate di carta all’anno, che sta già sentendo sul collo il vento di burrasca.

«Abbiamo davanti un futuro molto incerto – ha detto aprendo la manifestazione Cristina Galeotti, imprenditore cartario e vicepresidente di Confindustria Toscana Nord – perché alla debolezza del mercato interno si è aggiunto un rallentamento della crescita mondiale. Il settore cartario è riuscito a rimanere competitivo e a creare valore in contesto economico non facile e con criticità di settore ancora oggi irrisolte che comportano aggravi di costo, ma ora rischia grosso».

I NUMERI
Fonte: Confindustria Toscana Nord, Assocarta, Miac 2016

L’indice è puntato sullo scarto di pulper. «Sono molti anni che lavoriamo a progetti di recupero energetico e di materia – ha aggiunto Galeotti – che non è mai stato possibile portare avanti per le ostilità locali. E pensare che molti nostri competitor oltrefrontiera bruciano questi scarti per produrre energia, senza costi di smaltimento e con abbattimento dei costi energetici».

Una situazione, quella italiana, che non è più sostenibile, hanno spiegato gli industriali cartari al sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, intervenuto all’inaugurazione. «La difficoltà a realizzare impianti per il recupero dei rifiuti dell’industria cartaria, e in particolare quelli provenienti dal riciclaggio, è un perdurante limite al tasso di “circolarità”», ha sottolineato il presidente di Assocarta, Girolamo Marchi. «In Germania e in Svezia gli impianti di recupero energetico sono a valle dell’impianto che utilizza la carta da riciclare», ha aggiunto. E se dal sottosegretario Giacomelli è arrivata l’assicurazione che il Governo farà di tutto per rimuovere i limiti alla circolarità, per gli industriali cartari ancora non basta. «Siamo un settore energivoro e per continuare a produrre questo materiale eccellente abbiamo bisogno delle stesse condizioni dei nostri concorrenti in Francia e in Germania – ha aggiunto Marchi - e dunque dell’applicazione della disciplina comunitaria approvata nel 2014». Quel regime (il cosiddetto art. 39) che il ministro Carlo Calenda ha assicurato nelle settimane scorse, e che Giacomelli ha ribadito ieri, ma che gli industriali cartari ora vogliono veder applicato.

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