Indesit (oggi gruppo Whirlpool) è da 30 anni sempre al primo posto, nessun sorpasso si registra nella top 15 dei big manifatturieri marchigiani e solo tra le Pmi sotto i 20 milioni di fatturato si leggono chiari segnali di dinamismo. È una fotografia quasi granitica quella scattata dalla Fondazione Merloni nell’annuale Classifica delle imprese, giunta quest’anno alla trentesima edizione, e che sarà presentata oggi pomeriggio ad Ancona.
L’unica novità di rilievo è legata alla distanza, che si è notevolmente ridotta, tra le performance dei primi tre player regionali. Indesit Company resta leader, nonostante il sensibile calo delle vendite registrato lo scorso anno (1.477 milioni, -10,4% sul 2014), a fronte di un recupero di redditività con l’acquisizione Whirpool.
Poco dietro c’è Ariston Thermo Group (1.433 milioni di ricavi, +6,8%), l’azienda con il maggior tasso di internazionalizzazione delle Marche grazie ai suoi 20 siti produttivi e 18 centri di ricerca esteri, che spingono l’export (85% del fatturato); si tratta anche dell’unica fra le grandi imprese di elettrodomestici con vendite al 2015 superiori ai livelli pre-crisi del 2007 (+20%). Al terzo posto Tod’s, che nel 2015 ha superato la soglia del miliardo di fatturato (1.036 milioni, +7,4% rispetto al 2014), la migliore società per utile d’esercizio in valore assoluto (+92 milioni). Seguono Acraf (533 milioni), azienda della chimica che la Fondazione Merloni identifica come una delle «poche imprese marchigiane che verrebbero classificate nei settori ad alta tecnologia» e Biesse (519 milioni, al primo posto per crescita delle vendite (+21% rispetto al 2014), trend confermato anche dalla prima semestrale 2016.
«Il 2015 non è stato un anno anomalo, per cui è normale che non abbia generato cambiamenti tra le maggiori aziende – spiega Donato Iacobucci, docente di Economia applicata alla Politecnica delle Marche e coordinatore della Fondazione Merloni – ma se il trend dovesse essere confermato, già nel 2016 Ariston Thermo Group potrebbe salire in testa alla classifica».
Le 370 imprese prese in esame sono un campione molto rappresentativo del sistema industriale marchigiano: valgono circa il 20% dell’occupazione manifatturiera, quasi il 30% del valore aggiunto e circa il 50% dell’export regionale. Il quadro che offrono è di sostanziale ripresa. Il 60% delle società ha aumentato le vendite e fra queste la metà ha una crescita superiore al 10%; i segni negativi riguardano situazioni di crisi o ristrutturazione che si erano già manifestate negli anni precedenti e che non sembrano avviate a una inversione di rotta.
«Il segmento che cresce di più è quello delle piccole imprese con meno di 20 milioni di fatturato – fa notare Iacobucci – ed è un segnale positivo, perché si tratta di aziende che hanno sofferto la crisi ma che, a prescindere dal settore e dalla dimensione, hanno saputo riorganizzarsi e potenziarsi».La Fondazione Merloni accende un faro anche sul 2016, indicando un rallentamento per i comparti della moda, stazionarietà per gli elettrodomestici e crescita per meccanica e mobile.
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