Economia

Prato, Pistoia e Lucca pronte alla sfida 4.0

  • Abbonati
  • Accedi
la questione industriale

Prato, Pistoia e Lucca pronte alla sfida 4.0

Tornare a investire, digitalizzare le imprese, stringere i rapporti con le università per costruire un’industria più moderna e competitiva. Per la prima assemblea post-fusione, gli industriali di Prato, Pistoia e Lucca ora uniti in Confindustria Toscana Nord hanno scelto di guardare avanti, senza lamentele e senza recriminazioni.

E perché fosse chiaro che c’è assoluto bisogno di innovare hanno scelto di confrontarsi in un luogo-simbolo della modernità e del cambiamento come il museo Pecci di Prato, inaugurato domenica scorsa dopo un investimento pubblico di 14,5 milioni e nove anni di lavori che hanno trasformato il vecchio edificio di Italo Gamberini datato 1988 nella nuova “astronave dorata” firmata dall’olandese Maurice Nio.

PRODUZIONE ED EXPORT NELLE TRE PROVINCE
Andamento della produzione industriale e dell'export del settore manifatturiero. Variazioni %. (Fonte: Confindustria Toscana Nord)

«Come questo spazio destinato ad accogliere l’arte contemporanea si è reinventato, così devono fare le imprese», è il messaggio lanciato da Andrea Cavicchi, presidente di Confindustria Toscana Nord, di fronte agli ospiti dell’assemblea dedicata al “manifatturiero verso il modello 4.0” tra cui Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria e Luca Paolazzi, direttore del centro studi Confindustria.

Cavicchi ha spronato innanzitutto le aziende: «Dopo aver visto l’attenzione all’industria mostrata dal Governo nella legge di Stabilità – ha sottolineato – dobbiamo tornare a investire, dobbiamo digitalizzare le nostre imprese, sfruttare gli incentivi e le misure statali e stringere nuove relazioni con le università». L’obiettivo del cambiamento si lega alle nuove tecnologie 4.0, e dovrà «coinvolgere anche le piccole e medie imprese: se questo avverrà – ha precisato Cavicchi – potremo rendere più efficiente la produzione e la sfida del reshoring e della tutela del made in Italy sarà possibile».

«Vogliamo contribuire al cambiamento del Paese partendo dal cambiamento di casa nostra», ha aggiunto il presidente Boccia, ricordando quanto Prato rappresenti «un pezzo di storia» della sua formazione, perché è qui che si sono svolti i Forum della Piccola industria (di cui Boccia è stato presidente) ed è stato questo «il luogo di dibattito e di confronto in cui si sono create le condizioni dell’attuale Confindustria». «Siamo consapevoli che i destini delle imprese sono legati ai destini del Paese», ha aggiunto Boccia insistendo sulla necessità di recuperare produttività, intervenire sulla questione fiscale, aprire un tavolo con le banche per individuare parametri qualitativi di valutazione aziendale.

Sulla legge di bilancio presentata dal Governo, il presidente di Confindustria ha ribadito che «non risolve le criticità di un Paese ma può orientarne la crescita». Quella crescita che Luca Paolazzi ha ricordato essere prevista dal Centro studi Confindustria allo 0,7% quest’anno e allo 0,5% nel 2017, e che la rivoluzione 4.0 potrebbe accelerare visto che «sulla digitalizzazione nei vari settori in Italia siamo ancora molto indietro». E qui si inserisce il ruolo del Governo, con i finanziamenti stanziati per l’industria 4.0 che «daranno la possibilità di connettere le macchine tra di loro ma anche i soggetti» secondo il sottosegretario Luca Lotti: «È l’opportunità di costruire filiere digitali – ha spiegato Lotti – che ha come presupposto la banda larga, con gli oltre sei miliardi di investimenti per portare entro il 2020 il 100% delle aziende italiane ad avere collegamenti a 30 Mbit al secondo». Le condizioni di contesto, secondo Cavicchi, saranno fondamentali anche sul fronte istituzionale. «Noi ci siamo uniti dando vita a Confindustria Toscana Nord, la più importante associazione industriale a livello toscano, e abbiamo dato il buon esempio. Ora tocca agli altri: sul territorio di Prato, Pistoia e Lucca ci sono ancora troppi Comuni, troppe Camere di commercio, troppe Prefetture, troppe associazioni artigiane»

© Riproduzione riservata