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Vola l’export di frutta secca italiana

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Vola l’export di frutta secca italiana

(Marka)
(Marka)

Migliorano i conti dell'interscambio con l'estero di frutta e ortaggi. Le ultime elaborazioni di Fruitimprese su dati Istat indicano tra gennaio e agosto un aumento dell'export del 4,8% rispetto allo stesso periodo 2015, per un valore di oltre 2,9 miliardi, e una sostanziale stabilità dell'import (-0,4%) a 2,4 miliardi. E nei primi otto mesi dell'anno la migliore performance sul fronte export l'ha esibita la frutta secca, che con un balzo del 18,3% ha sfiorato i 278 milioni.

Certo, un importo tutto sommato contenuto in termini assoluti; la quota più rilevante delle esportazioni è sempre garantita infatti dalla frutta fresca, che nonostante il leggero calo (-0,7%) tra gennaio e agosto ha sfiorato quota 1,5 miliardi. Ma il comparto della frutta secca e disidratata, di cui l'Italia resta forte importatore - per oltre 711 milioni nei primi otto mesi (+0,4%) - è in crescita anche sul mercato interno, dove le vendite sono di segno «più», sia in quantità, che in valore. Nell'anno terminante giugno 2016, infatti, sono aumentate a 52.460 tonnellate (+4,4%), per un importo di 625 milioni (+9,4%).

I dati Iri Infoscan Census, evidenziati da Nucis Italia, l'associazione delle principali aziende del settore, lasciano dunque intravedere un trend molto positivo E anche se il consumo medio pro-capite in Italia si ferma per ora a 1,5 chili l'anno - un livello inferiore alla media europea e soprattutto a quello di Regno Unito, Germania, Francia e Stati Uniti - la frutta secca ha ancora potenziali margini di crescita. Come dimostra il rinnovato interesse all'impianto di nuove superfici a noci in Emilia Romagna e Veneto, e nocciole in Piemonte, Toscana, Puglia e Sicilia.

Una spinta accelerata quest'anno anche da prezzi remunerativi per gli agricoltori. «Il 2016 - spiega Riccardo Calcagni, presidente del gruppo Frutta secca di Fruitimprese (l'associazione che raggruppa 300 imprese d'import-export ortofrutticolo) - per il secondo anno di seguito registra un raccolto in crescita. Ciò nonostante le quotazioni restano su buoni livelli grazie soprattutto alla minore produzione della Turchia, primo player mondiale, ma anche di alcuni paesi dell'Est europeo, di Spagna e Stati Uniti. La produzione mondiale quest'anno sfiorerà un milione di tonnellate e senza surplus ci saranno spazi di mercato per tutti».

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