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Se anche l’integrativo prevede il congedo per le donne vittime di…

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il 25 la giornata mondiale

Se anche l’integrativo prevede il congedo per le donne vittime di violenza di genere

(Marka)
(Marka)

All’Ikea c’è un congedo di sei mesi per i collaboratori e le collaboratrici vittime di episodi di stalking e maltrattamenti familiari: una tutela che è stata inserita nell’ultimo contratto integrativo e vuole garantire la maggior protezione possibile per tutti coloro che, uomini o donne, sono vittime di violenza.

Nell’integrativo della Comifar (società di distribuzione farmaceutica) si legge che «fermo restando quanto previsto dall’articolo 24 del D.Lgs n. 80/2015, alle vittime inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, debitamente certificati dai servizi sociali del comune di residenza o dai centri antiviolenza o dalle case rifugio, che presentino idonea documentazione, sarà concessa la conservazione del posto di lavoro per un ulteriore anno oltre a quanto già previsto dall’articolo 157 vigente ccnl tds».

All’Arval, la società di noleggio auto a lungo termine del gruppo Bnp Paribas, l’integrativo ha stabilito che «la lavoratrice dell’azienda inserita nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, debitamente certificati dai servizi sociali del comune di residenza o dai centri antiviolenza o dalle case rifugio, ha il diritto di astenersi dal lavoro per motivi connessi al suddetto percorso di protezione per un periodo massimo di 4 mesi».

Durante questo congedo di cui la lavoratrice potrà fruire su base oraria o giornaliera nell’arco di 3 anni, viene mantenuta l'intera retribuzione di fatto. Inoltre la lavoratrice ha diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in tempo parziale, verticale o orizzontale, compatibilmente con le esigenze aziendali. In termini simili le parti si esprimono anche nell’accordo di secondo livello di Findomestic.

Sono solo alcuni dei casi virtuosi che possiamo citare. E forse non bastano per trarre considerazioni di ordine generale. Ma aiutano a capire che il dibattito sulla violenza sulle donne (il 25 novembre ricorre la giornata mondiale contro la violenza sulle donne) è arrivato anche sui tavoli negoziali dove i sindacati incontrano le aziende che, preso atto dell’emergenza sociale che sta dilagando, provano a individuare un modo per affrontarlo.

Vuoi perché oggi sono molte di più le donne che trovano il coraggio di denunciare, vuoi perché c’è più sensibilità sul tema, vuoi perché i media ne parlano e c’è molta più consapevolezza, o vuoi anche perché c’è una deriva nella violenza contro le donne e troppe storie che le vedono violate nel loro corpo e nella loro mente quando non addirittura uccise.

Già, uccise. Sono 116 le donne uccise nei primi dieci mesi del 2016, più di una ogni tre giorni, appena il 3,3% in meno rispetto alle 120 dello stesso periodo dell'anno scorso. Sono i dati di un report dell’Eures, l’Istituto di ricerche economiche e sociali, secondo cui quest’anno il 53,4% dei femminicidi si è registrato al nord e il 75,9% in ambito familiare. Senza che nemmeno la presenza di figli, magari piccoli, possa rappresentare un freno. Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali, ricorda che «come denunciato dal presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna sono 1.600 gli orfani, dal 2000 ad oggi: sono necessari, quindi, specifici percorsi di supporto alle famiglie affidatarie, spesso nonni o zii, che devono essere sostenuti per poter affrontare un dramma di quel tipo e garantire la protezione di questi minori».

Questi numeri fanno rabbrividire. Come questi altri dell’Istat secondo cui sono 3 milioni e 466mila in Italia le donne che hanno subito stalking da parte di qualcuno nell’arco della propria vita, il 16,1% del totale delle donne tra i 16 e i 70 anni. Di queste, 2 milioni e 151mila sono le vittime di comportamenti persecutori da parte dell’ex partner. Nel corso dei 12 mesi analizzati dall’Istat (nel 2014), le vittime da parte di ex partner sono state 147mila, 478mila quelle che lo hanno subito da altre persone.

«La violenza sulle donne è inaccettabile e bisogna agire per promuovere un cambio concreto nella società. Come donna e madre, ancor prima che come manager, sono particolarmente sensibile a questo tema», dice Belén Frau, amministratore delegato di Ikea Italia. «Ritengo necessario e utile attuare una cultura del rispetto, della sensibilizzazione e dell’informazione», continua la manager. Testimonianze come questa c’è da augurarsi che non siano solo segnali intermittenti ma che si moltiplichino perché il tema, che si abbia il coraggio di ammetterlo o no, riguarda la nostra società.

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