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Commercio globale, l’export italiano rischia fino a 30 miliardi di…

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Commercio globale, l’export italiano rischia fino a 30 miliardi di euro

Reuters
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Il 2017 si prospetta un anno difficile, per il libero scambio. E l’elezione del protezionista Trump alla presidenza degli Stati Uniti, che non ne vuole più sapere del trattato transoceanico Ttip, è solo uno degli ostacoli, lungo le strade del commercio mondiale: ci sono le trattative per la Brexit; c’è l’impasse con la Cina, alla quale a dicembre né gli Stati Uniti né l’Unione europea concederanno lo status di economia di mercato; ci sono le sanzioni alla Russia; infine, c’è il possibile rallentamento del processo di apertura dell’Iran.

Sul combinato disposto di tutti questi segnali di stop sullo scacchiere mondiale è già stato detto molto. Ma quanto costerà, alla nostra Italia? Secondo gli esperti, il prezzo potrebbe essere elevato: tra Usa, Cina, Iran, Russia e Gran Bretagna, il nostro export nel 2017 rischia di perdere fino a 30 miliardi di euro in un anno. «L’equivalente di due manovre finanziarie - chiosa il professor Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano - ragion per cui è fondamentale che l’Italia dedichi il 2017 alla ricerca di nuove mete commerciali, per esempio in Asia e in Africa».

EXPORT

Per la verità, le stime non sono univoche e l’ipotesi dei 30 miliardi appartiene allo scenario più pessimistico. Lo stesso professor Noci preferisce parlare di una forchetta «tra i 15 e i 30 miliardi», pari al 4-8% nel nostro export mondiale. Ludovic Subran, Chief economist di Euler Hermes, la società di assicurazione del credito del gruppo Allianz, è più cauto: secondo i suoi calcoli, il prezzo che l’Italia pagherà sull’altare del protezionismo è di 4 miliardi di euro. «E siccome avevamo previsto che nel 2017 l’export italiano nel mondo avrebbe guadagnato 20 miliardi - assicura Subran - il risultato finale per il made in Italy rivisto in base ai contraccolpi sarà comunque positivo per 15,6 miliardi di euro».

Anche le previsioni di Ettore Pastore, partner della società di consulenza americana At Kearney, hanno un lieto fine: se la Brexit e la mancata concessione alla Cina dello status di economia di mercato avranno un impatto negativo sulla bilancia del commercio estero italiano, «la forte crescita attesa per le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti grazie soprattutto all’apprezzamento del dollaro saprà più che compensare le perdite provocate dagli altri fattori». Insomma: a fronte di perdite complessive intorno a 1,5 miliardi, gli Usa faranno crescere il nostro export 2017 tra i 4 e i 5 miliardi di euro (rispetto ai 36 attuali) e dunque il saldo per il Made in Italy sarà positivo.

Sia Noci del Politecnico che Subran di Euler Hermes attribuiscono all’uscita della Gran Bretagna dalla Ue un impatto contenuto, ancorché negativo, sulla bilancia commerciale Made in Italy. Dove invece divergono è sull’impatto cinese: «Non garantire a Pechino lo status di economia di mercato - sostiene Subran - potrebbe innescare le ritorsioni della Cina, che porterebbero a un calo dell’export Italiano di un miliardo di euro in un anno». Meno pessimista il prorettore del Politecnico: «Lo stato attuale dei rapporti tra Italia e Cina è estremamente positivo - ribatte Noci - e se anche l’impatto della mancata concessione del Mes potrà essere consistente, oggi sono molte le opportunità che gli italiani possono cogliere in Cina come Italia, e non come Europa». A cominciare dall’attrazione degli investimenti cinesi.

In Iran il nostro Paese è tra i meglio posizionati, ma gli esperti concordano che un eventuale rallentamento del suo processo di apertura innescato dall’elezione di Trump non costituirà un macigno sulla nostra bilancia commerciale, per il semplice fatto che pur in rapida crescita, il nostro export verso Teheran vale solo 1,2 miliardi di euro.

Più complesso infine il caso della Russia. La sua ripresa è sotto gli occhi: «Il rublo si sta stabilizzando - sostiene Pastore di At Kearney, l’inflazione è in calo, il petrolio è in ripresa e le importazioni crescono, senza contare che in questo caso l’effetto Trump potrebbe essere positivo». L’export italiano verso Mosca dunque è in ripresa, dopo il tonfo degli ultimi anni? «Prevediamo un ritorno alla crescita delle vendite italiane in Russia per il 2017, con 700 milioni di export aggiuntivo - sostiene Subran - il problema è che i macchinari italiani continueranno a essere gravati dalle sanzioni e quindi perderanno 1,6 miliardi di euro di export. Il risultato per la Russia, dunque, sarà negativo per 900 milioni».

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