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Almaviva, Bellanova: accordo su Napoli, Roma vota no

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intesa transitoria

Almaviva, Bellanova: accordo su Napoli, Roma vota no

La manifestazione dei lavoratori di 'Almaviva' davanti al Ministero dello Sviluppo Economico il 19 dicembre (Ansa)
La manifestazione dei lavoratori di 'Almaviva' davanti al Ministero dello Sviluppo Economico il 19 dicembre (Ansa)

Colpo di scena nella vertenza Almaviva Contact, il gigante dei call center del Gruppo Almaviva per il quale ieri, a tarda serata, azienda e sindacati avevano accettato la proposta di mediazione del Governo. Le Rsu di Roma non firmano. E ora per i 1.666 lavoratori di quella sede si apre inevitabilmente il baratro del licenziamento. Le lettere dell'azienda potrebbero partire già oggi.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il viceministro Teresa Bellanova ieri avevano convocato le parti per trovare la quadra, in extremis, per evitare i licenziamenti (2.511) e la chiusura delle sedi di Roma e Napoli. C'era tempo fino alla mezzanotte per trovare l'intesa, a conclusione dei 75 giorni canonici di procedura.

A ottobre infatti Almaviva Contact aveva avviato la procedura di riduzione del personale, solo a pochi mesi da un precedente accordo, raggiunto a maggio, per scongiurare il licenziamento di 3mila persone a seguito di un'altra procedura aperta a marzo.
La prima procedura era nell'aria, evocata più volte dagli addetti ai lavori che analizzano il contesto dei call center come portato di un cocktail micidiale che ha, quantomeno, profondamente stordito un settore in cui lavorano 80mila persone. Delocalizzazioni, abbassamento dei costi e gare al massimo ribasso hanno piano piano minato le fondamenta di un settore in cui Almaviva Contact, per numeri, è leader con i suoi 10mila dipendenti fra inbound e outbound.

A qualche mese di distanza dall'accordo di maggio, quindi, arriva la seconda procedura per Almaviva Contact, motivata con l'aggravarsi della situazione dei conti dell'azienda e, comunque, da scaramucce con le controparti (sindacati in primis, ma anche istituzioni) sull'applicazione dell'accordo.
Ieri in tarda serata l'accordo raggiunto al Mise: tre mesi in più di tempo, fino al 31 marzo 2017, per trovare un'intesa su produttività e riduzione dei costi. Intanto congelamento degli esuberi e garanzia, da parte del Governo, della rete di protezione degli ammortizzatori sociali.
Anche i tre leader dei sindacati confederali, Camusso, Furlan e Barbagallo, erano stati convocati al Mise, a significare che il Governo ha voluto portare la trattativa al più alto livello.

Nella notte il tweet del viceministro Bellanova: “Raggiunta intesa transitoria per evitare i licenziamenti. Rsu Napoli firmano e lavoriamo per intesa duratura. Roma scelgono di no”. Il leader della Uil Carmelo Barbagallo, uscendo dal Mise in serata, aveva commentato dicendo: “Abbiamo evitato che esplodesse la bomba. Ora lavoriamo per disinnescarla”. La bomba però, nonostante tutto, alla fine è deflagrata comunque.

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