In previsione di prezzi più interessanti per il petrolio, ma soprattutto per via dei tempi decennali imposti dalla burocrazia al settore dell’energia, torna a muoversi l’interesse per i giacimenti di metano e di greggio nascosti sotto i nostri piedi. La Shell ha aperto l’iter per cercare giacimenti nel sottosuolo tra Campania e Basilicata; negli ultimi mesi la commissione Via del ministero dell’Ambiente ha espresso parere positivo a otto istanze di ricerca di giacimenti, cui sono seguiti i decreti di approvazione del ministro Gian Luca Galletti.
Un altro progetto (per giacimenti nel sottosuolo di Copparo, nella Bassa ferrarese) è stato archiviato per disinteresse della compagnia che l’aveva proposto; sono in corso le valutazioni di diversi altri progetti. Si stanno raccogliendo i pareri e le osservazioni della cittadinanza e delle associazioni per le perforazioni di pozzi esplorativi che intendono esaminare se vi sono riserve tra Crema e Orzinuovi in Lombardia e nel mare davanti a Sibari in Calabria.
Un altro progetto di ricerca di giacimenti, infine, è stato bocciato — senza se e senza ma — nei giorni scorsi dalla commissione Via.
Quest’ultimo progetto, stoppato dall’Ambiente, merita qualche riga di dettaglio. Per diversi motivi. Per il nome della compagnia che l’aveva proposto, il colosso multinazionale dei servizi energetici Schlumberger. Per il luogo: il Canale di Sicilia tra la costa di Ragusa e l’isola di Malta. Merita attenzione per uno dei motivi del no ambientale, l’uso della tecnologia di rilevazione airgun tanto odiata da alcune associazioni ambientaliste.
L’area che interessava la Schlumberger è di 2.190 chilometri quadri a decine di chilometri al largo di Santa Croce Camerina e Portopalo di Capo Passero. Il progetto prevedeva che una nave andasse avanti e indietro in alto mare tracciando con i rilevatori una fitta rete di rotte parallele (5.982 chilometri di linee) in modo da capire con un’ecografia che cosa c’è nelle rocce profonde. Secondo la commissione Via, il progetto è troppo intenso e troppo vasto per una zona di mare molto interessante per la biodiversità marina, per la pesca e per il passaggio di balene e delfini. Soddisfatti per lo stop al progetto Greenpeace e Legambiente Sicilia.
Sulla terraferma si trovano invece i tre progetti che la Shell ha mandato nelle scorse settimane al ministero dell’Ambiente per l’avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale (Via). La principale istanza di permesso per la ricerca di idrocarburi si chiama Monte Cavallo, si trova sulla dorsale di montagne che dividono il Vallo di Diano (Salerno) dalla val d’Agri (Potenza), e ripercorre un progetto simile di una dozzina d’anni fa poi interrotto. Interessati fra gli altri i Comuni di Atena Lucana, Brienza, Marsico, Padula, Polla, Sala Consilina, Tramutola. Interamente in Basilicata, tra la val d’Agri e Potenza, le altre due aree di ricerca, denominate Pignola e La Cerasa. La Shell vuole analizzare il sottosuolo disponendo sul terreno piccoli sensori che, come gli stetoscopi dei medici, ascoltano i rumori dal ventre della Terra. Mercoledì i sindaci della zona si sono riuniti per preparare battaglia.
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