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Il distretto dell’arredo di Pesaro ritrova la crescita

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Il distretto dell’arredo di Pesaro ritrova la crescita

(Agf)
(Agf)

Recupera terreno, dopo una discesa ben più ripida della media italiana degli ultimi anni, e lancia segnali positivi per il futuro, la situazione imprenditoriale del settore mobile e legno nelle Marche, e in particolare del Pesarese. Un distretto chiave per la manifattura regionale che parla infatti di fatturati in crescita, ripresa dell’export, ritorno al credito e propensione agli investimenti.
Una propensione che, per le industrie top del comparto non può dirsi “ritrovata”, ma scelta costante anche nei tempi più bui.

«Siamo riusciti ad affrontare la crisi in maniera proattiva - spiega Fabiana Scavolini, ad dell’azienda di famiglia – riportando una chiusura del fatturato di gruppo nel 2015 a +5% e un +8% a fine maggio 2016. Anche con il mercato in difficoltà, abbiamo investito per avere una macchina efficiente». Nuove linee produttive, Scavolini Bagni dal 2012 e la sua nuova fabbrica, nel medesimo anno la licenza Diesel, due magazzini automatizzati, il mantenimento del rapporto qualità-prezzo e le continue campagne pubblicitarie, hanno premiato la competitività internazionale del gruppo. Che ai mercati esteri è sempre stato aperto, con i primi negozi oltreconfine a metà anni ’80, la controllata Scavolini Usa nel 2010 e nel 2014 la società di rappresentanza in Cina.

«Inoltre, la nostra scelta di essere fortemente patrimonializzati – prosegue l’ad – ci ha consentito di farlo con le nostre forze, senza accesso al credito esterno. Grazie a risorse interne, frutto di oculate direttrici passate che hanno ben pagato in tempo di crisi e che a tutt’oggi ci confermano solidi».

Medesimo rilievo da parte di Stefano Porcellini, direttore generale di Biesse, azienda della meccanica legata alla filiera del mobile. «Attenzione all’efficienza finanziaria, lavorando con le banche senza generare debito – dice –. Investimenti in uomini e sedi, tra cui almeno un centinaio di commerciali presi in forze da metà 2013. E un’innovazione di prodotto e di processo, che non guarda solo alla macchina, ma anche al software e ai servizi per un contratto total care. Questi tre semplici punti sono stati alla base della nostra ricetta», chiarisce riportando una robusta redditività e l’azzeramento del debito, con una crescita del 25% rispetto ai livelli pre-crisi e un primo trimestre 2016 a segnare un record del portafogli ordini da 163 milioni di euro e un capitale investito netto di 154,3 milioni in più sul pari periodo 2015.

Chiosa bene il Presidente Confindustria Pesaro Urbino, Gianfranco Tonti, che come direttore Ifi Spa cita una crescita aziendale del 10% e un +15% nell’export: «Certo non al ritmo voluto, ma nelle aziende del distretto prosegue dal 2014 il recupero di quanto perduto nei tempi di recessione dal comparto. Un settore di certo sostenuto da iniziative come l’Accordo quadro, stretto in marzo da Confindustria Marche e FederlegnoArredo con la Regione Marche, che ha spinto molte imprese del territorio a cogliere questa opportunità e investire ad esempio sui prototipi».

Nell’ottica di ribadire nettamente la propria volontà di non lasciare il territorio, nonostante la chiusura della filiale pesarese, è stata proprio Banca d’Italia a riunire in una recente tavola rotonda il racconto di queste eccellenze regionali, sottolineando l’importanza di un comparto che nel 2013 contava nelle Marche circa 1.130 imprese e 14.800 addetti, il 60% a Pesaro-Urbino. Nonostante un’incidenza di uscite dal mercato per fallimento particolarmente elevata (sebbene in calo, ancora 200 procedure di insolvency ratio ogni 10.000 imprese nel 2015), con gradi di indebitamento cospicui soprattutto per le piccole aziende - e dunque un’elevata eterogeneità delle performance individuali - circa un 20% delle aziende del settore hanno ad oggi portato i propri fatturati di oltre un 10% al di sopra dei livelli pre-crisi.

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