A Ca’ Farsetti, sede del Comune, il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, hanno firmato il protocollo d’intesa “Riqualificazione ambientale del SIN”, per il completamento dei 3,5 chilometri di marginamenti delle macroisole del sito di Porto Marghera. Prende così corpo la collaborazione tra il Comune di Venezia e il ministero; con il Protocollo di oggi arriverannoi 72 milioni necessari per il completare i marginamenti, tappa essenziale per passare poi alle bonifiche. E’ stato approvato anche il “GeoPortale in Comune”, per la messa in rete dei dati ambientali a livello nazionale. Un commissario governativo avrà il compito di spendere subito e bene i soldi, in modo da completare l’opera nel minor tempo possibile, senza lasciarsi fermare dalla burocrazia.
«Ringrazio il ministro e tutta la struttura – dichiara il sindaco Brugnaro – per il rapporto che si è instaurato nel corso dell’ultimo anno: abbiamo svolto insieme un lavoro meticoloso, costante e continuo. Il Protocollo su Porto Marghera viene da lontano: Venezia ha bisogno di ripartire dal lavoro, rilanciando Porto Marghera. Quello che abbiamo fatto è stato lavorare sull’impatto operativo: come previsto dal 'Patto per Venezia', con il Protocollo di oggi arriveranno i 72 milioni necessari per il completare i marginamenti. Salvaguardia ambientale e bonifiche ci permettono di attrarre investitori, mettendoci nelle condizioni di garantire tempi e costi certi per costruire posti di lavoro sostenibili».
Il primo cittadino ha segnatao al ministro la questione della cosiddetta “Buffer Zone”, la zona tampone per la protezione del sito che l’Unesco ha chiesto di rivedere: «Il Comune di Venezia propone di includere diversi ambiti territoriali, dalla costa adriatica della Laguna di Venezia e del Delta del Po, al Bacino scolante della Laguna di Venezia, fino alle Dolomiti, che sono a loro volta sito Unesco. Solo puntando a un progetto ecologicamente sostenibile a livello più ampio, che superi dunque i confini della Città Metropolitana, si potranno ottenere veramente risultati».
Dal sindacato arriva un appello alla concretezza: «Abbiamo appreso con favore dell’intesa sottoscritta oggi, auspichiamo però che ora dalle parole si possa passare ai fatti, in quanto e sino ad oggi abbiamo riempito gli armadi solo di intese che poi non hanno trovato applicazione - è la posizione di Massimo Meneghetti, Femca Cisl -. Bene anche la proposta che indica la possibile nomina di un Commissario per accelerare i processi, soluzione che però non può però viaggiare da sola. La governance per la spesa dei primi 72 milioni di euro deve trovare gambe nel gruppo di lavoro per il
rilancio e la riqualificazione industriale di Porto Marghera e deve coinvolgere anche le parti sociali. È necessario monitare attentamente come tali risorse andranno spese per evitare un altra vicenda Mose».
Allo stesso modo, prosegue, «crediamo sia necessario spingere tutti assieme perchè i 178 milioni di euro mancanti arrivino quanto prima. Il tema delle bonifiche non può restare un miraggio e deve passare anche attraverso l’applicazione delle procedure convenute con l’accordo di programma del 16 aprile 2012. Infine è opportuno ottenere il riconoscimento quale “area di crisi complessa” e area far decollare velocemente la nuova agenzia per lo sviluppo locale, e il Comune deve sciogliere velocemente l’incognita dei 107 ettari di Eni e farsene carico attraverso l'acquisizione da parte della nuova società Marghera Eco Industries. Soluzioni queste che prefigurano uno scenario obbligato: messa in sicurezza, bonifiche e riqualificazione industriale di Porto Marghera devono viaggiare congiuntamente se vogliamo uscire da questa fase di impasse e consegnare, nell’occasione del centenario, una rinnovata prospettiva a questa realtà».
Proprio oggi dalla Regione - ha fatto sapere il presidente veneto Luca Zaia - è stata trasmessa al ministero dello Sviluppo economico la proposta di riconoscimento come area di crisi complessa per l’intero territorio del comune di Venezia. Significherebbe far rientrare la laguna fra quei territori in cui la recessione economica e la perdita occupazionale assumono, per la loro gravità, rilevanza a livello nazionale. Il riconoscimento spetta allo stesso Mise.
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