Le Marche sono una regione avviata a mettersi alle spalle la crisi, «fatto salvo l’impatto del terremoto, le cui dimensioni saranno più chiare una volta conclusa la fase acuta». Ne è convinto Bruno Bucciarelli, presidente di Confindustria Marche, che guarda con soddisfazione ai diversi segni più dei primi nove mesi dell'anno: crescita dei fatturati esteri (+5,2% a quota 8,9 miliardi); crescita tendenziale per produzione e vendite, rispettivamente intorno all’1% e all’1,5%, secondo l’indagine congiunturale del centro studi di Confindustria Marche; crescita dei dipendenti, quasi 468 mila, 5 mila in più rispetto allo scorso anno, anche se le aziende marchigiane hanno assunto complessivamente 114mila addetti, il 6,5% in meno rispetto allo stesso periodo 2015 e con il 77,1% dei neo assunti con un contratto a termine.
A questi dati si aggiunge una maggiore propensione all’investimento e «senza un maggiore indebitamento», sottolineata da Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede di Ancona di Banca d’Italia: l’economia regionale sembra poter svoltare. Tra i settori, meccanica (+1,8% della produzione a fine settembre) e soprattutto arredamento (+2,4% della produzione, +4,8% delle vendite in Italia e +3,7% di quelle all'estero nel solo terzo trimestre) sono i comparti trainanti, mentre il calzaturiero frena soprattutto all'estero (+0,2% nel terzo trimestre). «Produciamo il bello e il ben fatto per una clientela che può spendere – osserva Bucciarelli -, ma il settore del lusso sta risentendo della crisi e poi stiamo perdendo continuamente quote di mercato in Russia, penalizzati da sanzioni, crollo del rublo e presso del petrolio». L’auspicio è che i rapporti con Mosca, «possano tornare alla normalità, favoriti da nuovi equilibri tra le grandi potenze economiche».
Due i nodi ancora scoperti. Il primo riguarda le piccole imprese (sono quasi 30 mila sotto i 20 addetti, ndr.), che registrano – secondo Trend Marche - un incremento del fatturato dimezzato rispetto alla fine del 2015, quando la crescita era stata del 6,4%. «A pagare il rallentamento – spiega Ilario Favaretto, dell’università di Urbino - sono state soprattutto le imprese conto terzi, che hanno visto il fatturato diminuire dello 0,8%, mentre le imprese artigiane e le piccole imprese continuano ad avere grandi difficoltà a portare i loro prodotti sui mercati internazionali».
Il secondo, di riflesso, riguarda l’occupazione: nei primi 9 mesi dell’anno, calano gli occupati (624.793 rispetto a 633.764) e il tasso di disoccupazione rimane praticamente lo stesso dell'anno precedente, al 9,9%. Ancora troppo alto, concordano industriali e sindacati.
«Fatto salvo il terremoto – ripete Bucciarelli – sono comunque ottimista per il 2017, anno in cui dobbiamo spingere su due asset: il primo è l’internazionalizzazione, che deve crescere perché il mercato interno sarà ancora debole, e il secondo è la valorizzazione dei nostri distretti, vere e proprie filiere a chilometri zero, all'interno delle quali produciamo tutto il necessario per i nostri prodotti grazie a una manodopera altamente specializzata, anche attraverso l’intervento di start up innovative, che sono la nuova ricchezza di questa regione». Sull’export, la strada è già tracciata e non riguarda solo i principali brand marchigiani: stop alla Russia come monomercato di sbocco, l’Ue va considerata oramai come un mercato interno, maggiore presenza negli Stati Uniti e accelerazione in Cina.
Da parte sua, la Regione Marche si accinge ad accompagnare questa fase di espansione attivando risorse per circa 50 milioni (12 milioni dei quali per potenziare il sistema regionale delle garanzie al credito e 9 milioni per il rilancio delle aree in crisi, ndr), attraverso bandi di prossima uscita, destinati al rilancio degli investimenti sia nel manifatturiero che nel commercio e a far crescere la propensione delle aziende all’internazionalizzazione. L’assessore regionale alle Attività produttive, Manuela Bora, parla di un’economia regionale «vitale, pur nelle difficoltà» e spiega che «attraverso bandi mirati, si vuole dare un’iniezione di liquidità al sistema, che consenta alle nostre Pmi di competere sia sul mercato interno che a livello internazionale».
Da Palazzo Raffaello guardano con attenzione anche ai temi dell’innovazione e della ricerca, rendendo disponibili 20 milioni: «La nostra regione – sottolinea Bora - è la prima in Italia e tra le prime in Europa ad aver attivato una sinergia tra i fondi strutturali e il programma Horizon, con particolare riferimento allo SME Instrument».
Sono i segnali di una spinta decisa verso la fabbrica 4.0 e sostegno della nascita «di piattaforme tecnologiche che siano in grado di ridurre il divario tra le Marche e ogni angolo del mondo».
Un’accelerazione sull'utilizzo dei fondi europei “positiva” per la Cisl, che però ritiene «più urgente – spiega il segretario regionale, Stefano Mastrovincenzo - un effettivo investimento di risorse sulle politiche attive del lavoro, in particolare verso i giovani e i lavoratori di una certa età licenziati nelle ristrutturazioni, favorendo sinergie tra centri per l'impiego e strutture del privato sociale».
© Riproduzione riservata