La fatica di fare impresa in un’Italia che s’oppone in ogni modo contro il benessere può essere rappresentata da una vicenda minima accaduta un paio d’anni fa in val d’Agri. La compagnia petrolifera Eni aveva individuato un terreno adatto per perforare il pozzo Pergola a Marsico Nuovo. Non era stata fatta alcuna trivellazione. Terreno che non conosceva nemmeno il morso della zappa.
L’Eni concordò con il Comune di analizzare il terreno incolto prima di perforare il pozzo Pergola. È un modo per scattare una “fotografia in bianco” dell’ambiente e capire, poi, quale l’effetto dell’intervento umano. Per vedere il prima e dopo. Come nelle pubblicità delle diete e delle lozioni per capelli.
Ebbene, nel terreno mai toccato da mano umana le analisi scoprirono quantità impressionanti di ferro, manganese e idrocarburi ben oltre il limite di legge (clicca qui per leggere lo studio), poiché senza rispettare la legge degli uomini la natura produce idrocarburi in gran quantità.
Politici di rilevanza locale alzarono un putiferio d’accuse contro l’inquinamento del terreno sotto il pozzo inesistente: inquinatori, avvelenate il territorio, lo scempio. Non aveva alcuna importanza il fatto che le analisi riguardassero la natura più incontaminata (meglio, la natura contaminata da sé stessa).
Lo scenario si è ripetuto un paio di mesi fa quando l’Arpa Basilicata ha analizzato l’acqua del lago del Pertusillo (clicca qui per leggere lo studio).
L’acqua del lago è ottima e prelibata, dissero le analisi; la torbidità innocua è conferita da una fioritura di alghe dinoficee. Il fango accumulato sul fondo non contiene sostanze tossiche; appaiono tracce impercettibili dei soliti idrocarburi vegetali portati nel lago dal fiume Agri. Zero idrocarburi da giacimenti.
Di nuovo politici di rilevanza locale alzarono un putiferio d’accuse: inquinatori, avvelenate il territorio, lo scempio. Non aveva alcuna importanza il risultato delle analisi. Le acque purissime tinteggiate dalle alghe dinoficee innocue si tradussero in: i pozzi petroliferi intossicano l’acqua bevuta da lucani e pugliesi.
Se a Marsico Nuovo le qualità altissime di ferro, manganese e idrocarburi erano contaminazioni create dalla natura incurante dei limiti di legge, sarà facile dimostrare che invece a Viggiano ferro, manganese e idrocarburi sono stati prodotti dall’uomo. Dall’Eni.
Anche in questo caso, però, l’inquinamento più tossico viene dai politici di rilevanza locale che usano la paura per non perdere il consenso.
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