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Contratto di sviluppo di Taranto: già speso il 20% delle risorse

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sviluppo locale

Contratto di sviluppo di Taranto: già speso il 20% delle risorse

Avanza il Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo. L’ha voluto il Governo nel 2015 per rilanciare l’area di Taranto segnata dalla crisi dell’Ilva, è stato inserito in una legge, la numero 20 del 2015, e affidato alla gestione di Palazzo Chigi con il coinvolgimento di ministeri ed enti locali.
Sui 33 interventi che costituiscono la base del Contratto istituzionale di sviluppo, a marzo scorso è stata consuntivata una spesa di 182,414 milioni di euro, pari al 20,7% del totale Cis che ammonta a 882,231 milioni di euro.

Tutte risorse, queste, non nuove ma già assegnate e deliberate per l’area di Taranto negli anni passati e spese solo in minima parte. E così, sia per sbloccare e avviare i cantieri, sia per evitare il disimpegno dei fondi, il Cis ha raccolto l’insieme delle risorse e le ha riprogrammate. Obiettivo, realizzare una serie di interventi pubblici nel campo delle infrastrutture, del porto, della bonifica ambientale e della riqualificazione urbana. Il dato degli oltre 182 milioni di euro spesi lo si legge nel bilancio dello stesso Cis, oggetto di un punto della situazione a Taranto da parte del ministro per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che ne segue il coordinamento e l’attuazione (ruolo già svolto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio).
In particolare, i 182 milioni spesi risultano così divisi: 155,247 per le infrastrutture portuali e i trasporti, pari al 17% del 20,7% utilizzato; 15,064 milioni per sanità e ambiente, pari all’1,7%; rigenerazione urbana, edilizia scolastica e beni culturali, 12,283 milioni, pari all’1,4%; riqualificazione e adeguamento impianti produttivi dell’Arsenale della Marina Militare di Taranto, 19.285 mila euro.

Gli oltre 882 milioni del plafond sono invece ripartiti così: 416,443 milioni per le infrastrutture portuali e dei trasporti (il 47,6% dell’intero Contratto istituzionale di sviluppo); 319,250 milioni per sanità e ambiente (36,2%); rigenerazione urbana, edilizia scolastica e beni culturali, 109,143 milioni (12,4%); riqualificazione dell’Arsenale di Taranto, 37,193 milioni (4,2%).
Su 33 interventi, otto sono quelli conclusi per 15,308 milioni, pari al 2% dell’intero Cis: riguardano le scuole del rione Tamburi di Taranto bonificate e messe a norma. E otto sono anche gli interventi in esecuzione per 439,290 milioni, pari al 50% del Cis: ammodernamento molo polisettoriale del porto (collaudati i primi 600 metri giorni fa e ai primi di giugno lavori finiti per altri 600 metri), piastra logistica del porto, dragaggi dei fondali portuali, collegamento tra porto e rete ferroviaria nazionale e bonifica e risanamento ambientale del primo seno del Mar Piccolo. In affidamento, poi, un intervento per 25,500 milioni. Infine completano il quadro gli interventi in progettazione (sono sei per 297,073 milioni, il 34%) e quelli in programmazione (sono dieci per 105,058 milioni, il 12%).

Fra quelli in progettazione, rientrano la messa in sicurezza di terreni e falda dell’area industriale di Statte, la caratterizzazione delle aree di rischio non pavimentate del cimitero di Taranto-San Brunone, attiguo all’Ilva, la costruzione della diga foranea nell’area del porto e la costruzione del nuovo ospedale San Cataldo a Taranto, nonchè la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi nella discarica Cemerad di Statte. Per la Cemerad, nei giorni scorsi sono stati rimossi i primi 86 fusti radioattivi da parte della società pubblica Sogin che gli ha trasferiti alla società controllata Nucleco di Roma. Complessivamente sono circa 16.500 i fusti presenti nel sito Cemerad, sono qui stoccati da molti anni, e di questi 3.480 contengono materiale radioattivo. La bonifica dell’area, come annunciato già da Sogin, si concluderà a dicembre 2018.

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