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Il turismo scopre mete emergenti

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Il turismo scopre mete emergenti

Turisti bevono un drink nella  Blue Lagoon Geothermal Spa a Grindavik, Islanda (Reuters)
Turisti bevono un drink nella Blue Lagoon Geothermal Spa a Grindavik, Islanda (Reuters)

Qatar, Islanda, Filippine: segnatevi questi nomi. Non saranno pesi massimi da 50 milioni di visitatori stranieri all’anno, ma sono le culle emergenti del turismo mondiale. O per lo meno, sono i Paesi che stanno investendo di più nel settore. Partiamo dal piccolo ma ricco Paese mediorientale. L’anno scorso Doha ha aumentato gli investimenti nel turismo di oltre il 20 per cento. La Qatar tourism authority ha appena fatto sapere di aver stanziato fondi per 45 miliardi di dollari da qui al 2030, comprensi i 2,3 miliardi per i Mondiali di calcio del 2022 e i 6,9 miliardi per le infrastrutture dei trasporti che si renderanno necessarie per gestire i flussi della Coppa del mondo.

Nonostante la pesante sanzione incassata da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto, che hanno chiuso le frontiere con il Qatar accusandolo di fomentare il terrorismo, per quest’anno il Paese prevede turisti in crescita: +8% secondo le stime del World travel and tourism council.

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Investimenti nel turismo dei principali Paesi. Dati in %

Eppure, nonostante il suo 20% di incremento degli investimenti, Doha non si aggiudica la palma di Paese che nel 2016 ha destinato più fondi al turismo. In cima alla classifica dei top spender si piazza il Bahrein, con un incremento degli stanziamenti anno su anno del 23,4 per cento. Il secondo posto del Qatar, però, è un argento che vale oro, se si considera che da qui ai prossimi anni - proprio in virtù dello stanziamento di cui sopra - Doha vedrà una crescita continua degli investimenti, oltre il 9% l’anno. Un gigante del turismo mondiale come la Francia, tanto per avere un termine di paragone, da qui al 2027 vedrà aumentare i fondi destinati al turismo solo del 2,7% all’anno.

In Europa a brillare è la stella della piccola Islanda: soltanto 335mila abitanti e oltre 1,96 milioni di turisti stranieri l’anno scorso, affascinati dai suoi ghiacci e dai suoi vulcani. E la quota dei visitatori interessati all’anello islandese quest’anno è destinata a salire addirittura del 10 per cento. Gli investimenti dell’isola nel turismo sono aumentati del 18,1%: il settore oggi, se si considera anche tutto l’indotto, rappresenta un terzo del Pil islandese (33,4%) e dà lavoro a 62.500 persone, praticamente un abitante su cinque.

In Asia le “tigri” più aggressive sono le Filippine e il Vietnam: Manila ha visto crescere gli investimenti nel turismo del 16,9% l’anno scorso, mentre il secondo li ha aumentati del 10,6 per cento. Entrambi i Paesi sono ormai entrati nel radar del turismo internazionale che conta, grazie a un flusso di visitatori stranieri che supera abbondantemente i 6 milioni all’anno. In Vietnam, per esempio, i turisti generano un indotto di oltre 8 miliardi di dollari l’anno: più o meno la stessa cifra incassata da un Paese come la Croazia, anche se siamo ancora lontani dai livelli della Thailandia, ormai tra le mete classiche del turismo internazionale, che ogni anno porta nelle casse del Paese quasi 54 miliardi di dollari.

Anche in Israele gli investimenti turistici sono in crescita: +10,7% nel 2016, per un settore che però continua a valere meno del 2% del Pil. Percentuali pressoché analoghe si riscontrano in Montenegro, da tempo entrato nel mirino dei capitali d’investimento arabi. La scommessa montenegrina non è un fuoco di paglia: da qui ai prossimi dieci anni gli esperti prevedono tassi d’investimento medi annui nel turismo - e prevalentemente in quello di lusso - di quasi il 7%, una delle percentuali più alte al mondo.

Tra le sorprese più interessanti di questa top ten realizzata da Wttc c’è anche l’Austria, diretta concorrente dell’Italia nel turismo alpino, che l’anno scorso ha visto crescere gli investimenti nel settore dell’11,4% e ha accolto quasi 30 milioni di turisti stranieri.

E il nostro Paese? A fronte di presenze straniere intorno ai 54,4 milioni all’anno, l’Italia ha aumentato i capitali destinati al settore di un misero 1,8% e a tassi simili continuerà a investire anche nei prossimi dieci anni. Di questo passo, sarà difficile alzare il contributo del turismo al Pil nazionale, che oggi, indotto incluso, vale l’11% del totale.

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