Come a gennaio di due anni fa, i trasportatori che lavorano per conto dell’Ilva di Taranto minacciano di fermarsi e di bloccare le portinerie dello stabilimento siderurgico impedendo il transito delle merci. Se nel 2015 il motivo erano i mancati pagamenti dei lavori fatti prima che l’Ilva venisse assoggettata all’amministrazione straordinaria, stavolta è il no del giudice delegato (Caterina Macchi del Tribunale di Milano) alla prededuzione verso la categoria che potrebbe far scattare la protesta.
Oggi i trasportatori si riuniranno e decideranno «sulla base – spiega Wladimiro Pulpo, rappresentante dei trasportatori di Confindustria Taranto – di quello che ci diranno i commissari dell’Ilva nelle prossime ore. Non vogliamo arrivare allo scontro, nè che il siderurgico sia messo in ginocchio, ma non vogliamo nemmeno che i nostri soldi sfumino mettendo a terra le imprese. Se saremo costretti alla protesta, non faremo 40 giorni come l’altra volta e con una serie di attenuazioni per far passare, di volta in volta, i materiali che servivano alla fabbrica. No – sottolinea Pulpo – stavolta saremo più decisi e determinati».
Al Tribunale di Milano, il giudice Macchi ha chiuso lo stato passivo dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Si sono definite le oltre 17mila posizioni creditorie avanzate tra dipendenti, banche, imprese e fornitori. L’esposizione debitoria complessiva dell’azienda sfiora i 4 miliardi. È ancora presto per cominciare i pagamenti perchè quella fatta dal giudice costituisce solo una prima cristallizzazione delle istanze. Adesso i commissari dovranno esaminare le istanze presentate tardivamente e vedere anche gli eventuali ricorsi.
I trasportatori fidavano nell’ottenimento della prededuzione, ovvero in quella particolare «corsia preferenziale» che permette d’essere pagati prima rispetto alla massa dei creditori. Dalla loro avevano il fatto che due anni fa l’Ilva aveva già versato un 30% a titolo di acconto sui crediti maturati, l’assenso dei commissari a riconoscere la prededuzione e l’inserimento, dicono, dei trasportatori nelle categorie ammesse a questo beneficio da una delle tante leggi per l’Ilva. In realtà, spiegano fonti vicine all’azienda, questa citazione specifica dei trasportatori nella legge non c’è ma esiste solo in un atto parlamentare nato in quei giorni sull’onda della protesta.
I commissari hanno sì dato il loro assenso alla prededuzione per i trasportatori ma il giudice, commentano le fonti, stavolta ha ritenuto di discostarsi dal parere dell’amministrazione straordinaria ed ha stabilito, come già fatto per altri casi in passato, che la prededuzione vale solo tre categorie: i lavori dell’Autorizzazione integrale ambientale, ambiente e sicurezza e le attività strettamente funzionali al ciclo produttivo.
L’Ilva intanto si è già mossa attraverso una serie di contatti, anche con Confindustria Taranto, per cercare di raffreddare la protesta. Anche perchè un blocco delle merci in questo momento significherebbe solo conseguenze per la produzione e mancata fatturazione per l’azienda. Quali strade possibili allora? Un ricorso al Tribunale dei trasportatori, che potrebbero far valere il sì alla prededuzione espresso dai commissari al giudice Macchi, e lo sblocco dei pagamenti per le fatture correnti sulle quali ci sarebbero dei ritardi. Come crediti da riscuotere, tutto l’indotto di Taranto avanza circa 150 milioni di euro. La fetta dei trasporti equivale a 25 milioni di euro.
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