Parte il 20 luglio il confronto tra sindacati metalmeccanici e Am Investco Italy, la nuova società di Arcelor Mittal e Marcegaglia che ha acquisito l’Ilva dall’amministrazione straordinaria al termine della gara lanciata dai commissari. Mittal, insieme al commissario Ilva, Enrico Laghi, ha già incontrato i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm al Mise, dopodichè ha visto sia il ministro Carlo Calenda che il vice Teresa Bellanova.
Secondo quanto riferisce la Fim Cisl, «Mittal ha rassicurato i sindacati della sua volontà di considerare il confronto come essenziale ed ha confermato l’obiettivo di portare il gruppo Ilva al successo industriale che merita nel rispetto della sostenibilità ambientale e di un miglior rapporto con la comunità tarantina».
Rispetto ad un mese fa, quando Am Investco presentò un piano che prevedeva, nel 2018, 9.407 occupati nel gruppo a fronte degli attuali 14mila, e poi, a fine piano nel 2024, 8.480 unità, Mittal ha fatto un passo avanti. Si è infatti impegnato a tenere l’occupazione a 10mila addetti per tutto il periodo di piano. Lo ha ribadito anche in sede di firma di contratto avvenuta in due step nei giorni scorsi. E se ai 10mila che Am Investco Italy rioccuperà si aggiunge la copertura massima di cassa integrazione per 4mila di cui l’Ilva già dispone, i numeri confermano il dato attuale dei 14mila, anche se è evidente che i sindacati, nel confronto che partirà il 20, punteranno a migliorare l’impatto occupazionale. Lo anticipano le sigle metalmeccaniche di Taranto, scrivendo che «la cessione non può prescindere da quelli che per noi, la città e i lavoratori, sono i punti fondamentali». E cioè, si specifica, «non si potrà prescindere da un piano ambientale che renda lo stabilimento eco-compatibile nel pieno rispetto dell’Aia perché si possa rendere minimo l’impatto sanitario rispetto agli anni passati» e dal fatto «che le opere previste nel piano siano realizzate nei tempi più brevi possibile». «A questo - aggiungono Fim, Fiom e Uilm Taranto - è strettamente collegato il piano occupazionale. Una città che ha già duramente pagato la presenza della fabbrica negli anni, non può ora subire un ulteriore beffa perdendo occupazione».
Sul fronte giudiziario, intanto, gli avvocati dell’Ilva studiano il ricorso in Corte di Cassazione dopo che la Corte d’Assise di Taranto ha negato il patteggiamento all’Ilva in amministrazione straordinaria e a Riva Forni Elettrici, sostenendo che le pene sono «sommamente inadeguate rispetto alla estrema gravità dei fatti oggetto di contestazione», ovvero l’avvelenamento delle sostanze alimentari.
Per i legali Ilva, il provvedimento della Corte potrebbe essere viziato da «abnormità» perchè se il reato di avvelenamento non rientra tra quelli della legge 231 del 2001 (responsabilità delle imprese), è tuttavia imputato a persone fisiche e non può risponderne l’azienda. Intanto, si aggiunge, lo stop al patteggiamento non influirà sulla cessione. Per due motivi sostanziali. Il primo è che il patteggiamento riguarda l’Ilva in amministrazione straordinaria e non i nuovi gestori che ne sono fuori, tesi ribadita anche da fonti vicine ad Arcelor Mittal. Il secondo è che Am Investco Italy subentra inizialmente con un contratto di fitto di due anni. Verserà un canone di 180 milioni annui con pagamenti trimestrali da ritenersi anticipo del prezzo di acquisto pari a 1,8 miliardi. Inoltre, il fitto potrà risolversi anche prima dei due anni se nel frattempo ci sarà stato il dissequestro degli impianti consentendo così all’investitore di divenirne proprietario.
Infine, per ora è rientrato il blocco dei trasportatori dopo che il giudice delegato all’amministrazione straordinaria Ilva, Caterina Macchi, ha negato loro la prededuzione dei vecchi crediti. A breve dovrebbe esserci un incontro tra commissari e trasportatori. Questi ultimi hanno avanzato un pacchetto di richieste comprensivo di transazione sugli arretrati e di ripresa della regolarità sui pagamenti correnti. Non escluso, infine, un nuovo intervento in sede legislativa per riaffermare il diritto dei trasportatori alla prededuzione, rispetto al quale i commissari avevano dato il loro assenso al giudice, il cui provvedimento sarà ora impugnato al Tribunale dalla categoria.
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