Strumenti finanziari a supporto delle Pmi, energia, infrastrutture e Ict: sono i settori su cui l’Italia vuole accendere un faro nella collaborazione economica fra le sue imprese e quelle dei Balcani occidentali. E proprio a questi quattro temi l’Italia dedicherà un Business Forum mercoledì a Trieste, nella cornice del quarto Vertice dei Balcani occidentali di cui fanno parte i sei Paesi dell’area in via di adesione alla Ue - cioè Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Montenegro e Serbia - e sei membri dell’Unione europea: Austria, Croazia, Francia, Germania, Slovenia e appunto l’Italia, che presiede l’incontro.
Il vertice vero e proprio si articolerà in tre sessioni di lavoro più politiche (capi di governo, ministri degli esteri e ministri dello sviluppo economico). Più operativo sarà invece il Business Forum, che sarà curato dall’Ice e da Confindustria - sotto l’egida di Mae e Mise - e al quale parteciperanno i rappresentanti dei principali organismi finanziari internazionali e regionali: come la Bei, la Bers, l’European investment fund e il Western Balkans investment framework, l’iniziativa lanciata nel 2009 dalla Commissione Ue e che a oggi ha garantito soprattutto alle Pmi l’erogazione di prestiti per 493 milioni, consentendo di mobilitare nella regione investimenti per quasi 14 miliardi di dollari.
Al Business Forum di Trieste hanno aderito oltre 160 imprese, per oltre mille incontri B2b che si terranno a chiusura dei quattro seminari tematici. Del resto, per l’Italia alcuni di questi Paesi balcanici rappresentano già partner commerciali importanti. Con la Serbia, per esempio, abbiamo un interscambio di oltre 3,3 miliardi di euro e rappresentiamo il suo secondo mercato di riferimento, dopo la Germania. Con l’Albania superiamo i 2 miliardi di interscambio annui, e in questo caso - a differenza di Belgrado - la bilancia pende in attivo dalla nostra parte.
«L’area dei Balcani - conferma Michele Scannavini, presidente dell’Ice , che interverrà al Forum italiano insieme, tra gli altri, al ministro degli Esteri Alfano e a quello dello Sviluppo economico Calenda - vive un periodo di forte dinamicità economica con grande interesse per i prodotti Made in Italy e una crescente capacità di attrarre investimenti esteri dall’Europa. Per cogliere le opportunità commerciali e di investimento l’Ice, nell’ambito dell’attività prevista per il 2017, ha aumentato del 30% gli stanziamenti promozionali rispetto al 2016. Un impegno teso a supportare la continua crescita delle nostre esportazioni, che solo tra gennaio e marzo din quest’anno hanno messo a segno un balzo del 7,7%».
«L’ottica con cui dobbiamo guardare a questi 6 paesi - aggiunge Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione - è quella regionale. Si tratta di un’area dove siamo ai primi posti in termini di interscambio e che ben si adatta agli investimenti delle nostre piccole e medie imprese. Dobbiamo, tuttavia, essere più presenti nella realizzazione dei grandi progetti strategici per lo sviluppo dei singoli paesi. La nostra presenza imprenditoriale è significativa e diversificata. Necessita di un accompagnamento strutturato che trova nelle rappresentanze internazionali, che operano sotto il cappello di Confindustria Est Europa, dei punti di riferimento non solo importanti per le imprese italiane, ma anche riconosciuti dai rappresentanti di business e dai governi locali».
Montenegro, Serbia, Albania e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia sono candidati ufficiali per l’adesione alla Ue, mentre Bosnia-Erzegovina e Kosovo sono potenziali candidati. Ragion per cui non è mancato l’impegno economico di Bruxelles per supportare lo sviluppo economico dell’area e facilitare l’ingresso delle imprese europee. Negli ultimi dieci anni, per esempio, la Bei ha finanziato progetti per 28 miliardi di euro, mentre la Bers ha stanziato fondi per un totale di 2 miliardi.
Bruxelles rappresenta anche la principale fonte di investimento nella regione per quanto riguarda il settore dell’energia. Tra i principali strumenti utilizzati c’è il Regional energy efficiency programme, che soltanto a febbraio ha stanziato 30 milioni di euro per l’efficientamento energetico degli edifici e per progetti sull’energia idroelettrica.
Prioritari, per i Balcani, sono gli investimenti nelle reti infrastrutturali, a cominciare dai Corridoi transeuropei che interessano la regione: il 5, il 7, l’8, il 9 e il 10. Porti e aeroporti vanno ammodernati, così come è necessario un ampliamento dell’edilizia residenziale. Tutti terreni fertili per le nostre imprese: secondo le stime dell’Ance, nel corso degli ultimi anni la presenza italiana nell’area si è rafforzata e, dall’Albania e dalla Bosnia, si è allargata anche ai mercati del Montenegro e della Serbia, con lavori per un importo complessivo di 324 milioni di euro (+700% rispetto al 2007).
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