«La produzione cresce e a fine anno potrebbe essere confermato il dato di crescita del 2,5%, riscontrato per i primi 5 mesi. All’interno di questo dato, il peso delle esportazioni è molto rilevante. C’è una domanda interna stabile, mentre la crescita delle esportazioni sfiora la doppia cifra». Il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti, racconta così il giro di boa di metà anno dell’industria chimica. Un giro molto positivo, soprattutto se guardiamo ai mercati esteri, ma che ha chiesto molti sforzi, soprattutto in passato. «La capacità di esportare delle nostre imprese dipende dalla domanda mondiale, che è in aumento.
C’è infatti un miglioramento dell’economia mondiale e le nostre imprese stanno raccogliendo i frutti dei loro sforzi. Sono stati effettuati infatti importanti investimenti in ricerca e innovazione e in strutture sia produttive sia commerciali, per poter essere tra i protagonisti nei mercati esteri di elezione, ovvero, dove l’impresa ha deciso di essere presente», dice Lamberti.
Se il termometro della chimica segna la miglior temperatura post-crisi, per la manifattura si può prevedere un buon 2017. Producendo un bene intermedio che finisce nei più disparati settori, dal packaging fino ad arrivare ai telefonini, passando per le calzature, la moda e l’edilizia, la chimica rappresenta uno degli indicatori più affidabili della situazione congiunturale dell’economia. Il panel di Federchimica dice che nella prima parte del 2017 (gennaio-maggio)la produzione cresce del 2,5%, sostanzialmente in linea con la media europea (2,8%). Allungando lo sguardo fino al 2018, si continua a parlare di crescita, anche se a ritmi più contenuti (+1,4%). Le esportazioni ritrovano slancio (+9,5% in valore nel primo quadrimestre), grazie al miglioramento generale della domanda internazionale. Dal 2010, ossia da quando la crisi del debito pubblico ha scatenato il crollo del mercato interno, l’export di chimica italiana si conferma migliore di tutti i principali produttori europei a eccezione della Spagna.
Ma lo slancio del settore si deve anche al buon andamento del mercato interno dove è tornato un clima di fiducia. A indicarlo è il cambiamento dell’approccio degli imprenditori. Ci sono stati gli anni, passati, dei magazzini vuoti, degli stock ridotti all’osso e degli ordini frammentati. In parte era per la scarsa liquidità, in parte perché nei momenti di ciclo basso nessuno riempie i magazzini. La massima cautela ha lasciato spazio alla fiducia e nella prima parte del 2017 si è tornati a un clima di normalità.
In questa fase di ripresa, però, «molte aziende stanno programmando importanti investimenti», spiega Lamberti. Qui, però, gli imprenditori si trovano a dover fronteggiare fattori di debolezza del sistema paese che sono scoraggianti. «Le iniziative e lo slancio delle nostre imprese rischiano di essere frustrati dalle incertezze e dai ritardi dovuti a una pubblica amministrazione che non è sempre al servizio delle imprese - continua Lamberti -. Nel mercato globale infatti la concorrenza non è solo tra imprese ma anche tra sistemi paese. Dobbiamo essere tutti consapevoli che questi vincoli minano la competitività e frenano il cambiamento». «Le politiche di semplificazione potrebbero avere un effetto propulsivo enorme sull’economia del nostro paese. Le imprese chimiche hanno fatto, fanno e vogliono poter continuare a svolgere il loro compito di infrastruttura tecnologica del paese e per il paese, come dimostrano i dati citati. Ci sono imprenditori e manager dai forti convincimenti, che ogni giorno lavorano in modo indefesso ed ottengono, nonostante il sistema paese, importanti risultati. Domandiamoci, per una volta, cosa potrebbe essere la chimica in particolare, ma l’industria più in generale se si procedesse, ad esempio, con una semplificazione normativa».
Dal sistema paese arrivano però anche alcuni segnali positivi come «la candidatura di Milano a sede dell’Ema: una grande opportunità per dimostrare che pubblico e privato possono operare uniti - osserva Lamberti -. L’obiettivo è certamente ambizioso, ma l’impegno del Governo e di tutte le istituzioni, oltre a quello del presidente Boccia e della dottoressa Bracco per parte industriale, sono un ottimo viatico per il conseguimento di un risultato che sarebbe di grandissimo rilievo per tutta la chimica farmaceutica».
Tornando all’industria, la domanda quantitativamente, ma anche qualitativamente migliorata, non riguarda tutti i settori. Ci sono alcune eccezioni perché quando si parla delle costruzioni si osserva ancora un trend molto debole soprattutto sul fronte interno. Rimane ancora l’ombra dei costi delle materie prime che sono in generale rialzo e scontano situazioni di shortage e impennate dei prezzi in alcune filiere. Nel 2017 i prezzi dei prodotti petrolchimici di base stanno crescendo rispetto ai minimi toccati nel 2016, in linea con l’andamento del costo del petrolio. Negli ultimi mesi c’è stato un ribasso, ma non sono in vista “crolli” visto che il prezzo delpetrolio si attesterà in media intorno a 50 dollari al barile.
Va notato che alcune filiere, come quella delle vernici e degli adesivi stanno subendo situazioni di shortage di importanti materie prime con fortissimi aumenti di costo, con punte fino al 50%. Questo si spiega innanzitutto col fatto che dopo la crisi 2008-2014 l’offerta europea ha subito razionalizzazioni finalizzate a ripristinare la marginalità su livelli accettabili. Inoltre requisiti ambientali più stringenti in Cina hanno portato alla chiusura di alcune produzioni locali in una fase in cui la domanda asiatica ha ritrovato vivacità e in cui ci sono, in Europa, alcune situazioni di forza maggiore.
I dati mostrano che i due temi che avranno le maggiori implicazioni in futuro saranno la globalizzazione e industria 4.0. Su questo secondo tema gli incentivi pubblici hanno un ruolo molto importante ma la chimica ha dalla sua parte un punto di partenza molto elevato. «L’applicazione delle tecnologie di industria 4.0 potrà essere una vera rivoluzione e generare benefici in termini di produttività - osserva Lamberti - se sarà accompagnata da cambiamenti significativi dal punto di vista organizzativo. L’internet of things e la capacità di far dialogare tra loro persone, oggetti e macchine metterà a disposizione molte informazioni che potranno rilanciare la crescita e far guadagnare competitività. In senso stretto ne beneficiano la produzione ma anche tutta la logistica e la distribuzione».
Ma non solo. L’impatto è molto più vasto perché industria 4.0 sta cambiando il modo di lavorare dove prevalgono team multidisciplinari e modelli partecipativi e si richiede molta flessibilità. Senza dimenticare anche l’impatto positivo su sostenibilità ambientale e salute e sicurezza su cui la chimica è impegnata in prima linea.
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