Salutato dall’azienda, dalle parti sociali e dalla Confindustria locale come un modello innovativo di contratto di secondo livello per il settore design, e per il territorio marchigiano, l’accordo integrativo 2016-2018 siglato nel marzo dell’anno scorso alla iGuzzini Illuminazione prevedeva innanzitutto un aumento salariale base di 1.800 euro in tre anni: 500 per il 2016, 600 per il 2017 e 700 per il 2018. Ma i buoni risultati raggiunti l’anno scorso (+3,7% di fatturato e +36,8% di Ebitda) hanno consentito al gruppo marchigiano di portare a 650 euro l’aumento medio nel 2016, a cui si aggiunge il nuovo programma di welfare aziendale avviato nei mesi scorsi.
L’accordo (che vale per i 790 dipendenti delle sedi di Recanati, Milano e Roma, ma il gruppo ne conta 1.300 in tutto il mondo) è reso possibile e si sta dimostrando efficace grazie all’introduzione, ormai qualche anno fa, del sistema produttivo World Class Manufacturing (Wcm), uno standard mondiale di efficientamento organizzativo che ha per obiettivo l’eliminazione di sprechi e perdite. Un modello «zero scarti, zero difetti, zero magazzini e zero infortuni» che gioca un ruolo determinante nel calcolo delle premialità destinate ai lavoratori in base ai risultati raggiunti.
Il sistema premiale stabilito nel contratto, spiega infatti l’ad del gruppo, Andrea Sasso, è legato a tre fattori: l’aumento di fatturato, la riduzione dell’assenteismo (-19,4% nel 2016 e -10% nei primi sei mesi del 2017) e il risultato dell’Audit del Wcm. Tutti risultati sopra gli obiettivi nel 2016 e la tendenza prosegue nell’anno in corso.
Oltre al meccanismo premiale, il contratto integrativo 2016-2018 prevede anche un’implementazione del sistema di welfare aziendale, con la possibilità di destinare parte dell’aumento (in media 650 euro, di cui 500 di aumento base e 150 di somma variabile media) al Fondo aziendale dedicato. Ebbene: per il primo anno, ben l’80% dei lavoratori interessati al progetto (al momento soltanto operai e impiegati) hanno deciso di aderire alla piattaforma welfare.
«Una quota di adesioni già di per sé sorprendente – osserva Angelo Camilletti, direttore Risorse umane dell’azienda–, ma lo è anche la cifra media destinata: noi come azienda abbiamo versato la parte eccedente (in media 150 euro, ndr), mentre i lavoratori potevano decidere quanto impiegare del loro aumento, e la somma media versata è stata di 500 euro». Segno che il percorso formativo tra i lavoratori è servito a far capire il valore del progetto di welfare, aggiunge Camilletti, che consente di utilizzare la somma che ciascuno mette a disposizione per ottenere servizi». Sei le aree di intervento: assistenza sanitaria integrativa; previdenza complementare; istruzione (tasse scolastiche e vacanze studio dei figli); servizi di assistenza alla persona (compresa quella agli anziani); servizi con finalità di benessere e intrattenimento (ad esempio, l’acquisto di libri); buoni acquisto (ad esempio, per il carburante).
Dato che i servizi di welfare non hanno imposizione fiscale, la somma impiegata nella piattaforma è usufruita nella totalità, mentre in caso di riscossione è tassata al 35%. Tra le opzioni, infatti, c’è quella di farsi liquidare il premio (entro il primo trimestre dell’anno successivo) oppure di farlo confluire nel fondo previdenziale.
Il piano welfare avviato con l’integrativo 2016-2018 ha introdotto inoltre altre agevolazioni: ad esempio convenzioni con istituti di credito, di telecomunicazioni, studi ottici e supermercati; ma anche una palestra aziendale a prezzi ridotti e altre strutture ricreative.
Per l’anno in corso, i numeri potrebbero anche aumentare: «Lo sapremo soltanto da marzo del prossimo anno - spiega l’ad Sasso, visto che noi a febbraio comunicheremo il premio di ciascuno, e poi i dipendenti decideranno come impiegarlo». Ma la sensazione è che la quota di adesione alla piattaforma welfare possa avvicinarsi al 100% di operai e impiegati, a cui si aggiungeranno i quadri dell’azienda, che hanno già deciso di attivare la piattaforma.
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