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Il design italiano corre in Israele: opportunità nel contract e…

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Il design italiano corre in Israele: opportunità nel contract e nell’hotellerie

(Reuters)
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L’intero Paese conta meno abitanti della sola Londra. Eppure Israele, con i sui 8,6 milioni di cittadini, rappresenta per le aziende italiane dell’arredamento un mercato di sbocco molto interessante per i prossimi anni. Pochi numeri bastano a testimoniarlo: secondo il Rapporto FederlegnoArredo (Fla) pubblicato lo scorso giugno, Israele è tra gli otto Paesi che, lo scorso anno, hanno registrato la crescita più dinamica di esportazioni, con un 9,8% per l’intera filiera del legno-arredo e una percentuale analoga per il solo settore arredamento.

Crescita che si è ulteriormente rafforzata nel primo trimestre di quest’anno, con vendite per 45,2 milioni di euro, il 16,7% in più dello stesso periodo 2016.

UN MERCATO IN CRESCITA
Valore delle esportazioni di arredo italiano in Israele. Gennaio-marzo 2017 in milioni di euro (Fonte: Centro studi FederlegnoArredo)

L’Italia, con una quota di mercato del 17,6%, è il secondo fornitore di mobili per questo Paese, alle spalle della Cina, e le premesse perché il trend positivo continui ci sono tutte, spiegano gli analisti del Centro studi di Fla.

A cominciare dai dati macroeconomici, visto che nel 2016 il Pil israeliano è aumentato del 4% (dati Fmi), trainato in particolare dal rafforzamento dei consumi, dall’incremento della produzione energetica e da nuove misure a sostegno del settore abitativo. Tutti fattori che contribuiranno nel medio termine ad attrarre investimenti anche nel settore immobiliare, con buone opportunità per il design made in Italy soprattutto nel contract alberghiero e in particolare, spiegano da Fla, nel segmento dei cosiddetti “boutique hotel”, piccoli alberghi di lusso, caratterizzati da una forte personalizzazione degli ambienti.

Senza contare lo storico legame che da sempre lega i principali marchi del made in Italy a designer e architetti israeliani, molti dei quali hanno studi anche in Europa e Stati Uniti.

«È un Paese piccolo ma molto dinamico e determinato – conferma Roberto Gavazzi, amministratore delegato del gruppo Boffi De Padova, presente su questo mercato da oltre 15 anni, che recentemente ha ristrutturato il monomarca di Tel Aviv per introdurvi anche i prodotti De Padova –. C’è una clientela internazionale, sofisticata e con buona disponibilità di reddito, che conosce e apprezza i prodotti del design italiano. Inoltre, c’è un coraggio progettuale difficile da trovare altrove: nel residenziale come nell’hotellerie o nella ristorazione. C’è un fermento incessante». Basti pensare che, nonostante i piccoli numeri in termini demografici, Israele rappresenta comunque tra il 2 e il 4% del fatturato del gruppo. E la sola Tel Aviv è la quinta città per vendite, dopo Londra, New York, Milano e Parigi.

Dello stesso avviso Dario Presotto, presidente di Modulnova, azienda friulana dell’arredo che ha da poco aperto uno showroom proprio a Tel Aviv, nel distretto di Herzeliya Pituah, considerato una fucina di ingegno e creatività, sede di molte imprese e di start up innovative. «È una città ricca e gli abitanti, tra cui molti giovani, amano il design italiano e lo stile e il mood del nostro marchio», spiega Presotto, che si attende da questo mercato una crescita importante nel medio periodo, anche per rafforzare l’obiettivo di accrescere la quota export dall’attuale 35% al 50% del fatturato.

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